di Piero Nussio, segnalato da Sandro Russo
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E’ di pochi giorni fa la pubblicazione su questo sito di due articoli sulle creazioni della mente: La trama sottile di cui sono fatti i sogni (1) e La trama dei sogni (2). Proposta di un concorso internazionale… .
Nella formulazione originaria venivano citati un romanzo (Cristalli sognanti, del 1950 di Theodor Sturgeon) e alcuni film, tra cui Solaris di Andrei Tarkovsky (1972) e Il Pianeta Proibito (The forbidden Planet, Fred McLeod Wilcox, USA – 1972) – leggi e vedi qui: La porta del Cinema (2)
Sono stato contento di ritrovare i due film (insieme a un terzo) in un articolo (giratomi da un amico), di Piero Nussio, su una rivista di Psicanalisi.
Piero Nussio (fisico, esperto di cinema; non psicoanalista) da Tarquinia con una lunga residenza a Roma, è stato un grande amico di una stagione – svariati anni orsono – in cui abbiamo frequentato insieme il gruppo cinefilo “Visioni” negli umidi scantinati del cinema Detour a Via Urbana (anche sede originaria della Scuola di Cinema “Sentieri Selvaggi”). Amico di cinema e del blog correlato, di pizzeria e anche assiduo frequentatore dei mitici Lanuvio Days di cinema al casale. Da qualche tempo anche lui in pensione; visto con molto minor frequenza anche nella sua residenza attuale, a Tarquinia, appunto.
Sui quaderni della SIPsA (1) Piero Nussio presenta una monografia su come il cinema ha rappresentato l’inconscio, articolata in tre film, Solaris, appunto, Il Pianeta Probito e Zelig (1983) di Woody Allen. Come dire, chiama in modo diverso – rappresentazione dell’inconscio vs. creazioni della mente – la materia di cui ho scritto anch’io, attingendo allo stesso immaginario (si è amici anche per un comune sentire, no?).
Presento qui il suo scritto frazionato in tre parti. Le conclusioni discenderanno (quasi spontanee, dagli esempi portati) alla fine del terzo articolo.
Il cinema racconta l’inconscio
di Piero Nussio
Il ritratto più vivido dell’inconscio nel cinema è quello dell’oceano sempre mobile di Solaris, come immaginato dallo scrittore polacco Stanisław Lem (1961) e reso visivamente dal regista russo Andrei Tarkovsky (1972): un lontano pianeta extra-solare ricoperto da un misterioso oceano gelatinoso e dalla natura imperscrutabile. I terrestri, nel racconto, vi sono approdati e vi hanno realizzato una base scientifica da cui studiano ed esplorano il luogo, alla ricerca di zone, caratteristiche e, se possibile, abitanti. Ma è duro, per loro, resistere ai malvagi influssi che il pianeta sembra suscitare in tutte le loro menti.
Non è però la lontananza da casa, o la nostalgia degli affetti più cari, a disturbare l’esistenza di questi esploratori: ognuno di loro sta sperimentando l’inaspettata presenza dei propri peggiori incubi, che si sono materializzati sotto forme umane fra le stanze e i laboratori della base di ricerca (la stazione spaziale in orbita intorno al pianeta – ndr).
Ognuno degli scienziati, ciascuno importante e rispettato nel proprio campo di studio, tenta di nascondere ai colleghi questi intrusi che si aggirano per le stanze della base: sono per uno l’ex moglie, che si è suicidata molti anni prima, per un altro un mostriciattolo che dà corpo – come Mr Hyde – a tutte le pulsioni inconfessabili e ai desideri nascosti.
Gli scienziati hanno studiato il pianeta e il suo oceano per molti decenni, ma per lo più invano. Una disciplina scientifica nota come Solaristica è degenerata nel corso degli anni fino alla semplice osservazione, registrazione e categorizzazione dei complessi fenomeni che si verificano sulla superficie dell’oceano. Finora gli scienziati hanno solo compilato un’elaborata nomenclatura dei fenomeni e non hanno ancora capito cosa significhino veramente la attività che il pianeta mette in atto.
Poco prima dell’arrivo di Kelvin (lo psicologo inviato alla stazione per capire cosa non va, negli uomini della stazione spaziale – ndr), l’equipaggio ha esposto l’oceano a una sperimentazione più aggressiva, e non autorizzata, con un bombardamento di raggi X ad alta energia.
Kris Kelvin: Che cos’era?
Dr. Snaut: Non lo so. Di nuovo, non siamo riusciti a capirne molto. Chi era quella donna?
Kris Kelvin: È morta dieci anni fa.
Dr. Snaut: Quello che hai visto è la materializzazione della tua concezione di lei. Come si chiamava?
Kris Kelvin: Hari
Dr. Snaut: Tutto è iniziato dopo che abbiamo iniziato a sperimentare con le radiazioni. Abbiamo colpito la superficie dell’oceano con potenti raggi X. Ma, per inciso, considera te stesso fortunato. Dopotutto, fa parte del tuo passato. E se fosse stato qualcosa che non avevi mai visto prima, ma qualcosa che avevi pensato o immaginato?
Kris Kelvin: Non capisco.
Dr. Snaut: Evidentemente l’Oceano ha risposto alle nostre forti radiazioni con qualcos’altro. Ha sondato le nostre menti ed ha estratto qualcosa come isole di memoria.
L’Oceano che ricopre il pianeta Solaris e che pian piano si concretizza come un essere vivente, dimostra la capacità inaspettata di sondare la psiche degli umani e di materializzarne i ricordi (e gli incubi) in maniera molto realistica.
Hari: Per favore, non interrompermi. Sono una donna, dopo tutto.
Dr. Sartorius: Tu non sei una donna e nemmeno un essere umano. Lo capisca, se è in grado di capire qualcosa. Non c’è Hari. È morta. Tu sei solo una riproduzione, una riproduzione meccanica. Una copia. Una matrice.
Hari: Sì. Forse. Ma io… sto diventando un essere umano. Posso sentire altrettanto profondamente quanto lei. Mi creda.
Ma c’è sempre qualcosa a dimostrare che la copia mentale operata dall’Oceano non è veritiera.
Kris Kelvin: Cerca di dormire un po’.
Hari: Non so come dormire. Non è sonno. È in qualche modo intorno a me. È come se non fosse solo dentro di me, ma molto più lontano.
La risposta dell’Oceano all’intrusione terrestre mette in mostra gli aspetti più profondi e nascosti delle personalità degli scienziati umani, senza rivelare nulla della natura stessa dell’Oceano.
Tutti gli sforzi umani per dare un senso alle attività di Solaris si rivelano inutili.
Come ha scritto Stanisław Lem nel romanzo, “La particolarità di quei fenomeni sembra suggerire che osserviamo una sorta di attività razionale, ma il significato di questa attività apparentemente razionale dell’Oceano di Solaris è al di là della portata degli esseri umani”.
La locandina del remake di Sodenbergh del 2002 (2)
Solaris
Titolo originale: Солярис, translitterazione Solyaris
Anno: 1972, Unione Sovietica
Regia: Andrej Tarkovskij
Soggetto: Stanisław Lem (romanzo)
Fotografia: Vadim Jusov
Montaggio: Ljudmila Fejginova
Effetti speciali: V. Sevost’janov, A. Klimenko
Musiche: Eduard Artem’ev
Scenografia: Michail Romadin
Interpreti: Donatas Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet, Anatolij Solonicyn
Premiato a Cannes 1972, nel 1968 la Tv sovietica ne aveva fatto uno sceneggiato, nel 2002 il regista Steven Soderbergh ne ha girato un remake con lo stesso titolo con George Clooney
Note
(1) – Società Italiana di Psicodramma Analitico (SIPsA) – https://sipsapsicodramma.org/
La Società Italiana di Psicodramma Analitico promuove la conoscenza, la ricerca e la pratica dello Psicodramma Analitico, nel rispetto della normativa italiana ed europea.
Lo Psicodramma Analitico è un dispositivo terapeutico che opera sul e attraverso il gruppo; può essere utilizzato in ambiti istituzionali e privati, con adulti, bambini e adolescenti.
La SIPsA opera in 4 città italiane Alessandria, Bari, Bologna, Roma, attraverso 6 Centri Didattici (Alboran, Apeiron, Centro Didattico di Psicoanalisi e Psicodramma Analitico di Roma, Centro Didattico di Bari, Labor, SIPsA Bologna-Rimini). I centri Didattici SIPsA operano come sedi di studio e di ricerca in ambito psicoanalitico sia per quanto concerne il setting gruppale sia per quello duale, nella convinzione che non giovi alla ricerca una rigida separazione dei due ambiti.
Dal 1990 la SIPsA è membro della C.O.I.R.A.G. e collabora alla scuola di Psicoterapia della C.O.I.R.A.G. attualmente presso le Sedi di Roma, Bari, Genova, Milano e Torino.
(2) – Solaris è un film drammatico a tema fantascientifico del 2002 diretto da Steven Soderbergh. Secondo adattamento cinematografico del celebre romanzo omonimo dello scrittore polacco Stanisław Lem. Con George Clooney e Natascha McElhone.
Il film di Soderbergh lascia quasi completamente sullo sfondo la figura dell’oceano vivente. Sono quindi assenti nel film i temi (centrali nel romanzo di Lem) dei limiti della ragione umana, e della difficoltà di comunicazione e comprensione dell’uomo verso esseri completamente differenti ma, prima ancora, verso se stesso; una scelta — quella di Soderbergh — che venne criticata dallo stesso Lem