di Sandro Russo
Silverio ‘u Semmentare in una Ponza d’altri tempi (sullo sfondo, Gennarino a mare)
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Spesso questa settimana m’hann’ siscàte ’i rrecchie.
– Sarrà pecché… – così spesso cominciava i suoi discorsi strampalati Silverie ’u Semmentare. O anche – Arradda esse pecché…
– Verneau… (pronunciato come è scritto, non Vernó) Uhm… nunn’è ’nu cugnom’ ’i Ponza… arradda esse d’i Fforne!
E così… – Arradda esse ca m’hanne siscate i rrecchie pecché… nei baretti dove Sang’ ’i Retunne andava a raccogliere gli umori (rumori?) profondi della pancia dei ponzesi, forse avranno commentato i miei pezzi sui sogni e sul progetto del “Borgo marinaro” a Cala dell’Acqua – leggi qui e qui – specialmente il secondo – e questa sarà stata la causa del fischio di orecchie:
– Uiccànn! Chist’ è n’atu filosefe! Steveme scarze… Ce mancave sul’a Renzo Piano!
Non parliamo poi dell’articolo sull’attuabilità del progetto di Guido Del Gizzo – leggi qui – , che un po’ se la tira pure, la nomèa di filosofo, che sa tutto lui e ha la soluzione per ogni problema.
Questo è uno dei temi portanti dell’epicrisi di questa settimana.
L’altro è ’a blacca – geniale neologismo dialettale – tirato fuori dai meandri della memoria per merito di Franco De Luca – che stavolta potremmo utilizzare per alludere – mai dire chiaramente, sempre solo accennare, magari con un impercettibile movimento della testa: Tante, chi adda capì, accapisce! – a tutti i buchi neri della coscienza sociale dei ponzesi e del fornesi. Siano gli errori e le omissioni sul Comprensorio 13, sui collegamenti che hanno tenuto banco sui giornali per la settimana di Pasqua), sia sull’operato dell’attuale amministrazione (e anche di quelle passate). ’A blacca come metafora: l’importante è sapere e aver capito tutto. Poi tacere. Attendendo gli eventi.
Ma i buchi neri – negli articoli della settimana su Ponzaracconta – non hanno riguardato solo l’isola. Cosa c’è di più buio dell’animo umano quando .lo si va a indagare nei suoi recessi più profondi? Lo ha fatto Gianni Riotta in un suo articolo su la Repubblica – con le dovute citazioni di Cuore d Tenebra di Joseph Conrad e di Apocalypse Now di F.F. Coppola – e ci hanno argomentato sopra Sandro Russo e Tano Pirrone.
Nonché Enzo Di Fazio – nella sua inattesa pre-epicrisi – che sarà stata motivo di stupore per più di un lettore: E che mato’… Nun ce n’abbastava una? Addirittura ddoie! (…sempre quel fischio alle orecchie!).
Ma qualcosa deve essersi sedimentato nell’etimo ponzese, se ancora mi ricordo che l’ineffabile Sang’ ’i Retunne l’aveva ribattezzata ’a picrizia).
Un’immagine del progetto Mulinum, attuato con il crowfunding
Ma facezie a parte, ho anche apprezzato l’articolo di Enzo per aver ricordato il crowfunding (nel suo pezzo è spiegato benissimo cosa è) di cui ho un’esperienza diretta e molto positiva.
Ho partecipato al crowfunding per la pubblicazione del libro fotografico di Federica di Giovanni, Isole d’inverno (vedi qui sotto i riferimento nell’indice del sito) e addirittura per la produzione di un film (Via Selmi, 72, di Ettorre-Cacace-Di Ciocia, del 2008). Il bello, nella mia esperienza, è che quando aderisci sei convinto della bontà/utilità del progetto, tiri fuori una certa somma (non esagerata, equivalente al valore del libro o di un dvd); poi te ne scordi completamente. Qualche tempo dopo ti ricontattano per comunicarti che il progetto è andato a buon fine e ti arriva a casa il libro/il film, che a quel punto ricevi come un vero regalo.
Federica ha utilizzato il crowfunding per poter pubblicare il suo libro
Una somma di piccoli eventi tutti positivi, fondati sull’entusiasmo, sulla fiducia, sulla riconoscenza. Parole, ma dietro di esse sentimenti forti, cui ci stiamo disabituando in questi tempi sciagurati.
A parte i temi “portanti”, questa è stata una settimana di lusso sul sito – piatto ricco, mi ci ficco..! uno slogan che ricordo ancora dai miei trascorsi di accanito giocatore di poker – per spunti culturali, ma anche polemici…
Temi di attualità, letterari, scientifici e di arte varia
– La presentazione del libro di Tea Ranno alla Scuola di scrittura Genius, a Roma;
– La presentazione del libro di Gabriella Nardacci a Latina;
– Un racconto di Aniello Aprea, per la penna di Francesco De Luca;
– Delle considerazione di Bixio sulla storia del Novecento;
– Dal romanzo al film, Moravia/Bertolucci: Il Conformista;
– Renzo Piano raccontato dal figlio Carlo, scrittore;
– Presentazione a Formia di un libro sulla criminalità organizzata;
– Il genius loci a Napoli;
– Studiamo i ricordi;
– I ministri, l’immigrazione e la scuola;
– Una canzone per la domenica, di Ghali;
– Il meteo della settimana, con bellissime foto a corredo;
– Lo spettacolo del Nuovo Teatro Ponzese, dopo quattro anni di inattività.
Personaggi del mondo dello spettacolo (ritratti, anniversari):
– La conclusione della trilogia su David Bowie, di Alessandro Alfieri;
– I cento anni di Marlon Brando;
– A trent’anni dalla morte di Kurt Cobain, di Ernesto Assante.
Per chiudere, diversi annunci di morti e nascite (più le prime, in realtà e questo è un segno dei tempi, nella nostra società stagnante):
– Candido Musella se n’è andato;
– La scomparsa di Anna Lamonaca;
– Velia Mazzzella ci ha lasciato;
Dopo tante morti, la vita che ritorna:
– Fiocco rosa. È nata la piccola Maria.
Per questa settimana le epicrisi sono finite. Andate in pace (…non faremo una post-epicrisi. Forse… magari solo qualche commento)
Buona domenica!
Luisa Guarino
8 Aprile 2024 at 19:09
Non parlerò né di filosofia né di buchi neri. Semplicemente la fotografia di Silverio ‘u Semmentaro, seduto credo al tavolino del ristorante/bar di Ciro Parisi (nipote del buon Veruccio) con una bottiglia di Cynar davanti, mi ha fatto pensare a una celebre pubblicità di Carosello di decine di anni fa. In quel caso Ernesto Calindri, bravo e famoso attore di teatro e televisione, sorseggiava il suo bicchierino di Cynar seduto proprio al tavolo di un bar, tranquillamente in mezzo alla strada, nel cuore del traffico cittadino. Voleva far intendere che quel liquore estratto dal carciofo era davvero buono: l’ideale “contro il logorìo della vita moderna”. Quella di allora, s’intende. Che a Ponza per fortuna non hanno mai saputo cos’è.