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Ritratto del genius loci di una città nata per essere il baricentro del continente
di Marino Niola da la Repubblica del 29 marzo 2024
Uno sguardo che appartiene al passato fa di Napoli la vetrina del Sud e dei suoi problemi. Un modo più contemporaneo di leggere la realtà la vede come ombelico del Mediterraneo e capitale dell’altra Europa, quella che guarda al futuro lasciandosi alle spalle le illusioni e delusioni della modernità industriale. A questa idea risorgiva del Mediterraneo e al ruolo di città come quella partenopea è dedicata la Repubblica delle Idee che si svolgerà a Napoli dal 19 al 21 aprile.
In realtà Partenope ha sempre avuto una vocazione continentale. «Europea prima che italiana», la definiva Fernand Braudel, il più grande storico del Novecento. Che rimproverava all’Italia di sprecare il capitale costituito dalle formidabili potenzialità di questa città diversa.
Di fatto il Mare Nostrum, di cui Napoli è uno snodo culturale fondamentale, costituisce fra Sette e Ottocento lo sfondo su cui nasce l’idea moderna di Europa. Un’idea costruita soprattutto dai viaggiatori del Grand Tour, nordici e protestanti, come Goethe, come Madame de Staël, come Winckelmann che contemplando estasiati lo spettacolo dell’antichità che affiora dagli scavi di Pompei e di Ercolano trasformano il Meridione in una metafora.
Non semplicemente di uno spazio geografico ma di una regione della storia. Di una “meridionalità nel tempo” per dirla con Giacomo Leopardi.
Ma questi spiriti illuminati sanno benissimo che Europa meno Mediterraneo è uguale a zero. Un calcolo che invece per i burocrati di Bruxelles è troppo difficile. Forse perché non è riducibile ad un’operazione di cassa.
Di fatto è in quegli anni che la città del golfo diventa una pertinenza di Pompei, una forma di archeologia vivente, la metafora di un passato che non passa e che non riesce a diventare presente perché incapace di sincronizzarsi sul cambio di marcia della storia impresso dai paesi del Nord. Questa idea è alla base della nozione di sottosviluppo.
§Ed è proprio alla vigilia della rivoluzione industriale che si determina la biforcazione antropologica tra le due Europe, quella antica e quella moderna. Che, da quel momento cominciano a specchiarsi l’una nella differenza dell’altra.
E Napoli, di questa differenza diventa un’icona. Un passante dell’immaginario continentale. Anche grazie alla sua straripante capacità di produrre cultura.
Dall’archeologia che è il grande dono che la città offre al mondo, con l’aiuto del Vesuvio che distrugge e conserva. Alla musica che per tutto il Settecento la vede dominare la scena con i suoi gloriosi Conservatori. Al punto che Rousseau raccomandava ai giovani di talento di ogni Paese di andare a Napoli per imparare a tradurre in melodia la loro passione. Sono gli stessi anni in cui Wolfgang Goethe invita le città tedesche a copiare il sistema di smaltimento dei rifiuti che ha osservato a Napoli e che gli appare come un esempio di sostenibilità. Incredibile ma vero.
In effetti è proprio sulle sponde del Mediterraneo che è nata la civiltà occidentale. E anche se nel corso della storia si è allontanata dalla sua origine, è destinata a farvi ritorno.
Lo dice Leopardi in un visionario passo dello Zibaldone. Può sembrare una fantasia poetica. Ma è un rabdomantico istinto del futuro. Destinato a realizzarsi a mano a mano che il mondo transita dalla pesante materialità del ferro alla leggerezza immateriale dei cristalli liquidi. Con un’idea di sviluppo sempre più mobile, proprio come le nuove tecnologie. Capaci di rovesciare tendenze che parevano immutabili e di sovvertire le tradizionali gerarchie di peso e di potenza che hanno caratterizzato il secolo breve. Ecco perché l’investimento in cultura, in creatività potrebbe fare il miracolo di rimettere in gioco città come Napoli che di cultura, creatività e fantasia ne ha da vendere.
E che non a caso torna a primeggiare nel cinema, nella musica, nel teatro, nelle serie tv, nella ricerca, nella gastronomia. Con un incremento di soft power che produce un richiamo turistico imponente. Da capitale della generazione zeta.
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Dal 19 al 21 aprile per riportare il Mediterraneo al centro dell’Europa e dell’innovazione. Nei luoghi più suggestivi di Palazzo Reale la Repubblica si apre alla comunità dei lettori.
Tra gli ospiti, gli scrittori Scurati, Ben Jelloun, Maurizio De Giovanni, Erri De Luca. Spazio alla politica, alla giustizia, al green, alla guerra, ai femminicidi con Gino Cecchettin e l’Intelligenza artificiale secondo il Nobel Parisi. E lo spettacolo teatrale di Stefano Massini dedicato a Eugenio Scalfari a 100 anni dalla nascita
Repubblica delle Idee a Napoli
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