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Con l’approdo sul sito dell’ultimo “ricordatore” in ordine di tempo, tra i tanti che come un fiume (o meglio, ’nu lav’, non ci sono fiumi a Ponza), ci hanno partecipato le loro memorie dell’infanzia isolana, qualcosa mi si è mosso dentro e mi ha spinto a fermarmici sopra.
Sul sito che (anche) per questo è nato, tutti abbiamo riversato ricordi. Franco De Luca, Antonio De Luca, prima che diventasse il Vate, Enzo Di Fazio, Tonino Esposito, Irma Zecca, Silveria Aroma, io stesso… Alcuni ottengono i risultati migliori con i luoghi e i fatti, altri eccellono nei ricordi delle persone. Non devo citarli tutti, sono tantissimi, e non do alcun giudizio di merito. È come un organo aggiunto del nostro corpo, la capacità di ricordare e condividere i ricordi.
Ma mi voglio soffermare qui su tre soltanto di loro. Tentare un’analisi e descrivere le emozioni che la lettura dei loro scritti mi suscita.
Dico la mia, ma chiunque può rileggere i loro pezzi (se non li ricorda o vuole rinfrescarli alla memoria allego per ciascuno una schermata dall’indice, a caso) e arrivare alle sue conclusioni.
Per tutti l’infanzia è stato un periodo felice e all’isola sono grati e definitivamente consegnati; considerando anche che parte della fascinazione è anche legata all’età che in quegli anni si aveva, al tempo infinito davanti e alle aspettative tutte in boccio.
Agli inizi del sito Lino Catello Pagano (114 i suoi pezzi sull’indice) ci ha travolto con le memorie del bambino che era stato, felice e incosciente, pronto a sperimentare tutte le novità che l’isola gli proponeva, fossero i bagni a Chiaia di Luna con l’amichetta di avventure, la moda di far girare i chirchie d’i bbiciclètt’, ’a uerra d’i cuppetiell’ o per un’inaspettata nevicata, lanciarsi per una discesa su delle foglie ’i zamperevite infilate sotto i piedi, come sci improvvisati là per là.
Un altro “ricordatore” geniale è cumpa’ Pasqualino Scarpati. Lui è benedetto da una memoria eidetica eccezionale che ha profuso con dovizia nei suoi 284 (!) articoli presenti nell’indice del sito.
Mi affascina per la precisione dei dettagli, ricorderò per sempre la fuga disperata per le strade di Ponza di un toro destinato al macello, la vita della piccola comunità sconvolta dalla bestia impazzita, il risuonare degli zoccoli ’ncoppe i vasule, lo spavento e le grida degli astanti. Pasqualino è un analista fine e anche lui si è divertito tanto, a Ponza, ma leggendoli, i suoi racconti sono diversi da quelli di Lino.
Poi, – per ultimo, ma non ultimo -, Antonino Feola Bixio, di cui sapevamo che scriveva – la presentazione sul sito del suo libro L’isola, sulla miniera di caolino delle Forna, è del 2017 ad opera di Silverio Lamonica (anche lui ricordatore in proprio) – ma solo recentemente (9 pezzi sul sito) s’è lasciat’ a cammina’ ammiezz’ i ricuorde!
E li rivisita con una vena malinconica appena sfumata, assente negli altri.
Si dice “ricordo”, e sembra di aver detto tutto, ma che cosa si ricorda di quel che è successo in realtà? Come si selezionano (e raccontano), i ricordi? E come arrivano a chi li ascolta?
– Erano i giorni del sole. La memoria spesso isola un particolare, e con quello riempie tutti i buchi del quadro. Così quel periodo è tutto abbagliante di luce – avevo scritto al riguardo, in un’altra occasione.
Poi… chi racconta (adesso), quel che accadde (allora)?
In che luce rivive il ricordo? È tutto smagliante di luce, come sembrava a me, o circonfuso di malinconia, di un senso di perdita, oppure ancora penetrato con il desiderio di comprendere cosa significavano quei fatti, che peso avrebbero avuto nella vita futura?
Perché è adesso che scriviamo, è chiaro.
Ma le sfumature dei ricordi sono infinite, e ascoltando/leggendo li si raffronta ai propri. Uno dei leganti della redazione, dei contributori e dei lettori di Ponzaracconta è appunto il codice comune; di quei ricordi condividiamo la cornice: i rumori, gli odori, la luce, anche i volti delle persone.
Sono – le memorie dei tre che ho citato -, una finestra sul passato che tutti abbiamo condiviso, ma ci si sente un’aria diversa, da inspirare profondamente e assaporare pian piano… diversa, come se si aprisse su una giornata d’estate, o nel pieno di una mareggiata di scirocco, o fosse spalancata da un levante che spazza la terra e il mare.
Così coinvolgenti e ventosi sono i ricordi.
Immagine di copertina: Vento sul mare. La tempesta (Credit Fer-Nando, da https://www.dailynautica.com/)