di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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Ci sono concetti che apprendi in gioventù quando scegli un interesse o una passione che ti entrano dentro come una verità assoluta che non può essere messa in discussione ed anzi è il terreno comune per confrontarsi con gli altri, di diversa opinione, se si pratica il pensiero libero.
Ricordo le mie letture giovanili verso i diciott’anni. La passione per i grandi settimanali di allora con la magnifica copertina a colori e dentro le opinioni e le inchieste.
Lo splendido Panorama di Lamberto Sechi, il giornale che mi era più caro e poi Epoca di Enzo Biagi e L’Europeo di Tommaso Giglio con le magnifiche interviste di Oriana Fallaci. Furono questi giornali che mi portarono al libro cioè alla lettura ancora più approfondita.
La lettura del trattato o del romanzo d’amore mi è arrivata dopo quella dell’opinione o l’inchiesta su un grande settimanale.
Così non ho mai scordato e ripetuto migliaia di volte quel semplice concetto che espresse Augusto Guerriero rispondendo ad un lettore nella sua rubrica su Epoca che si chiamava Le memorie sull’Epoca e che Guerriero firmava con lo pseudonimo Ricciardetto.
Guerriero raccontò della sua esperienza degli anni ’50 di una conferenza stampa a Roma alla stampa estera dell’allora presidente della repubblica francese Francois Auriol, il primo dei due presidenti della quarta repubblica francese che durò fino al 1958 e che fu avversata da De Gaulle per l’estrema fragilità del parlamentarismo assoluto.
Erano i tempi della “guerra fredda”. Il caso della Germania divisa in due o meglio in tre con l’ovest e l’est e la spartizione in quattro della ex capitale Berlino.
Guerriero domandò ad Auriol:
– Quando si farà l’unificazione della Germania?
Auriol rispose: – Si farà.
Ed é qui che Guerriero fece l’osservazione indimenticabile che divenne per me verità assoluta: – Signor presidente lei dice si farà, ma quando si farà? Perché fra dieci anni è giusto dire oggi “si farà”, ma se fra vent’anni è più esatto dire oggi “non si farà”, perché le previsioni in politica si fanno nel giro di una generazione. Quello che accadrà fra vent’anni è come se oggi non dovesse mai accadere.
Formidabile.
Bisogna indicare tempi brevi e certi per la politica perché questo è il metodo per rendere credibile la politica e i politici. Le promesse elettorali, i programmi delle classi politiche, debbono avere tempi certi di attuazione. É inutile e dannoso fare voli pindarici o usare la demagogia facendo promesse impossibili che non si possono mantenere.
La politica è seria se è concreta, perché mentre guarda lontano deve gestire il presente.
La politica è gestione e miglioramento del presente, per i viventi non per i nascituri. L’esempio di vita di Keynes, il più grande economista del ventesimo secolo, dimostra come “è decisivo il tempo breve perché nel tempo lungo saremo tutti morti”.
Queste osservazioni non sono a caso. Vivo in un luogo colpito da due tragedie naturali ed occorre una “ricostruzione”. Bisogna indicare i tempi. Rispettare i tempi. Realizzare le tappe di una ricostruzione che sta andando lentissima, disordinata, senza un progetto. La politica se non rispetta i tempi che annuncia con i suoi responsabile finisce di perdere completamente la fiducia dei cittadini.