Botanica

Life Seedforce: facciamo fiorire il Paese

segnalato alla Redazione da Biagio Vitiello

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Aree protette e biodiversità | Scienze e ricerca
Facciamo fiorire il Paese. Seedforce per salvare 29 specie autoctone italiane dall’estinzione (VIDEO)

Decine di migliaia di semi raccolti per ripopolare prati, vallate, litorali sabbiosi e pareti rocciose

26 febbraio 2024 – https://greenreport.it/news/scienze-e-ricerca/ 

Sotto il sole delle Isole del Mediterraneo, tra i boschi lombardi del Parco Monte Barro nel Lecchese, così come sulle cime innevate del Friuli Venezia Giulia e nelle vallate del Parco Nazionale della Maiella in Abruzzo si stanno raccogliendo migliaia di semi che i botanici di tutta Italia faranno diventare nuove piantine in 76 siti della rete Natura2000 e che andranno a incrementare le popolazioni di 29 specie vegetali di interesse comunitario che versano in condizioni critiche: 1. Astragalus verrucosus – 2. Bassia saxicola – 3. Campanula sabatia – 4. Cytisus aeolicus – 5. Galium litorale – 6. Limonium strictissimum – 7. Linum muelleri – 8. Ribes sardoum – 9. Silene hicesiae – 10. Adenophora liliifolia – 11. Botrychium simplex – 12. Centranthus amazonum – 13. Crepis pusilla – 14. Dracocephalum austriacum – 15. Elatine gussonei – 16. Eleocharis carniolica a- 17. Eryngium alpinum – 18. Gentiana ligustica – 19. Gladiolus palustris – 20. Himantoglossum adriaticum -21. Kosteletzkya pentacarpos – 22. Leucojum nicaeense – 23. Linaria flava – 24. Linaria pseudolaxiflora – 25. Liparis loeselii – 26. Marsilea quadrifolia – 27. Primula palinuri – 28. Saxifraga tombeanensis – 29. Woodwardia radicans

Si tratta del progetto LIFE Seedforce, che punta a salvare la biodiversità a rischio in 10 regioni italiane (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto), in Francia (Provence-Alpes-Côte d’ Azur), a Malta e in Slovenia. Un partenariato, guidato dal MUSE (Museo delle scienze di Trento) e che coinvolge il Dipartimento di Biologia Ambientale – Sapienza Università di Roma, il Conservatoire botanique national méditerranéen de Porquerolles, il Parco Monte Barro, Legambiente ONLUS, l’Ente Parco Nazionale della Maiella, l’Università di Ljubljana, Biotechnical faculty- Botanic garden, l’Università di Malta, l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università degli Studi di Catania, l’Università degli Studi di Genova, l’Università degli Studi di Palermo, il Centro di Ateneo Orto Botanico dell’Università di Padova, l’Università degli Studi della Tuscia – Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche e l’Università di Udine.
Il progetto è inoltre co-finanziato dal Ministero dell’Ambiente, Cambiamenti climatici e Pianificazione (MECP) e dalla Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione ex situ della flora spontanea italiana.

Lo staff di LIFE Seedforce evidenzia che «Piante e fiori che sono stati selezionati per scarsità numerica, o in ragione di condizioni di particolare isolamento dovute a un habitat mutato per ragioni antropiche, come l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali e il pascolo eccessivo, piuttosto che per l’invasione delle specie aliene o l’impatto della presenza turistica. Si tratta di un’operazione importante e delicatissima che, dall’ottobre del 2021, coinvolge centinaia di esperti, in particolare decine di botanici, tra università, giardini botanici, seedbanks, laboratori e Parchi e che è giunta al cosiddetto “giro di boa”. Un tempo utile per cominciare a fare alcune considerazioni circa la riuscita del progetto, per verificare i risultati di medio termine e approntare gli interventi necessari per risolvere eventuali problemi legati all’imprevedibilità della natura».

Costantino Bonomi, botanico del MUSE e coordinatore di LIFE Seedforce, sottolinea che «Siamo molto soddisfatti dei progressi che il nostro progetto ha raggiunto fino a questo punto, consapevoli che siamo partiti ponendoci un traguardo piuttosto ambizioso, quello di mettere in sicurezza specie floristiche dall’alto valore conservazionistico. Per farlo, abbiamo messo per la prima volta “a sistema” le banche del germoplasma che, sul territorio nazionale, rappresentano un’eccellenza per le azioni di tutela della biodiversità. L’auspicio è anche quello di riuscire a dare sempre maggiore visibilità al mondo delle piante e delle specie vegetali, elementi basilari degli ecosistemi, ma poco riconosciuti. Per questo contiamo molto anche sulle attività di divulgazione e di formazione nelle scuole».

L’attività, preceduta da un’approfondita analisi delle specie target e dei siti su cui intervenire, parte dalla fondamentale, ma non sempre agevole, raccolta dei semi: non solo si tratta di un intervento vincolato alla stagionalità delle fioriture e alle condizioni climatiche, ma anche alla ricerca delle piante che spesso, è il caso per esempio del Monte Baldo sul lago di Garda e delle isole Eolie, crescono in aree molto difficili da raggiungere. Per questo, in alcuni casi, il lavoro è stato effettuato anche con l’ausilio di droni che hanno consentito di mappare la presenza delle piante e di verificarne lo stato senza richiedere sopralluoghi eccessivamente impegnativi.

Il progetto nelle isole del Mediterraneo vede coinvolte le università di Malta, Palermo e Catania, con quest’ultima impegnata nella propagazione di 5 specie, tra cui la Linaria pseudolaxiflora, una pianta annuale endemica dell’arcipelago maltese, in particolare sulle isole di Gozo e Comino, e dell’isola di Linosa, dove, tra il 2022 e il 2023, sono stati raccolti oltre 6.300 semi da piante adulte, salvaguardando la crescita delle piantine più giovani.
I ricercatori spiegano che «Nei laboratori della Banca del germoplasma dell’ateneo catanese, i 300 semi raccolti a Linosa hanno dato vita a 40 piantine che, fruttificando, hanno a loro volta permesso di raccogliere migliaia di nuovi semi per reintrodurre la specie in situ.
Altra specie, altre isole, nell’arcipelago delle Eolie. Qui si tratta di rinforzare la presenza della Silene hicesiae, una pianta perenne le cui uniche popolazioni conosciute sono a Panarea e Alicudi, dove cresce principalmente su pendii e versanti franosi. Grazie alla tecnologia dei droni, sono state censite in aree particolarmente impervie circa 1.200 piante. A oggi, sulle due isole sono stati ottenuti 33.300 semi e la raccolta è stata l’occasione per identificare e studiare l’azione degli impollinatori, che svolgono un ruolo estremamente rilevante per la riproduzione in situ delle piante».

E se Malta incrocia la Sicilia grazie alle piante mediterranee, alcune specie target alpine mettono in stretta collaborazione i tecnici in Friuli Venezia Giulia con quelli impegnati in Lombardia, al Parco Monte Barro, al MUSE di Trento e al giardino botanico dell’Università di Lubiana, in Slovenia.

Dal Mediterraneo alle Alpi. Sono quattro le specie di cui si occupa il dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’università di Udine. Tra queste, c’è Eryngium alpinum, conosciuta anche come la Regina delle Alpi, una specie perenne di grandi dimensioni. La raccolta di circa 12.000 semi ha permesso anche di valutare l’effetto dei cambiamenti climatici sulla germinazione delle piante in condizioni di diverso innevamento, predisponendo un esperimento con 1200 semi sul Monte Zoncolan, a 1.780 metri di altitudine, al fine di studiare l’effetto della copertura nevosa sulla nascita e sulla sopravvivenza delle plantule.

Quattro anche le specie di cui si occupano i tecnici del Parco Monte Barro. Tra queste, la Eleocharis carniolica, pianta tipica delle zone umide palustri, presente nei boschi delle Groane, di cui sino a oggi sono stati collezionati oltre 15.000 semi da cui sono state finora prodotte 511 piantine.

Ci sono poi, tra gli altri, i botanici dell’Università di Roma La Sapienza che si occupano della propagazione della Primula Palinuri, presente a Capo Palinuro e nell’entroterra della Costa degli Infreschi e della Masseta in Campania, nonché quelli del Parco nazionale della Maiella che seguono il ripopolamento della Himantoglossum adriaticum, anche nota come Barbone dell’Adriatico, un’orchidea di medie/grandi dimensioni distribuita in maniera frammentata Nell’Europa mediterranea: nell’appennino centrale, tra Abruzzo, Lazio e Molise, sono state raccolte circa 650 capsule che hanno generato centinaia di plantule, in parte ancora nelle strutture della banca del germoplasma della Maiella, altre già trasferite in vaso o nel vivaio del Parco. Anche presso i giardini botanici dell’università di Lubiana sono stati raccolti migliaia di semi, qui le specie target sono ben 5, che hanno portato alla nascita di centinaia di piccole piante.

In Francia, il Conservatorio botanico nazionale mediterraneo di Porquerolles, che opera nelle regioni mediterranee continentali del Languedoc-Roussillon, della Provenza e della Costa Azzurra, è al lavoro per la reintroduzione di due specie autoctone: la Leucojum nicaeensis e la Gentiana ligustica di cui sono stati raccolti oltre 16.000 semi che saranno piantati tra il 2024 e l’autunno del 2025. Insomma, in tutte le regioni coinvolte, grazie all’impegno sul campo, alle tecnologie disponibili nei laboratori di germinazione dei semi e ai vivai, la raccolta del germoplasma delle specie a rischio procede serrata allo scopo di generare non meno di 50.000 esemplari da reintrodurre in natura.

L’analisi genetica dei semi raccolti, che è un’altra straordinaria attività del progetto, avviene nei laboratori dell’università di Udine dove arrivano campioni di semi da tutti i siti coinvolti. Qui, i tecnici estraggono il DNA che viene poi sottoposto alle analisi per la genotipizzazione al fine di scoprire la variabilità genotipica fra le varie popolazioni di una medesima specie e scegliere fra le popolazioni il pool di individui favorevole per la reintroduzione.

Videogallery

  • “Life Seedforce”, Ateneo lavora per salvare 4 piante a rischio estinzione

Fonte: https://greenreport.it/news/scienze-e-ricerca/facciamo-fiorire-il-paese-seedforce-per-salvare-29-specie-autoctone-italiane-dallestinzione-video/

 

Video da Youtube  (durata 2’26”)

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1 Comment

1 Comments

  1. Guido Del Gizzo

    4 Marzo 2024 at 13:42

    Bisogna ringraziare Biagio Vitiello per questo bell’articolo di inizio settimana.

    Il progetto Seedforce è suggestivo e rimanda inevitabilmente alla riflessione su ciò che si potrebbe fare se si decidesse, finalmente, di bonificare e rinaturalizzare il Comprensorio 13. E anche al modello virtuoso, anche se un po’ abusato, del Parco Filosofico di Anacapri, che di fatto Biagio ha, “in nuce”, già realizzato a casa sua e che solo pochi eletti hanno modo di visitare.

    Per inciso, del gruppo di lavoro del Prof. Corsini, che il Comune aveva coinvolto nelle ipotesi, per ora tramontate, di valorizzazione dell’area ex Samip, fanno parte anche ricercatori del CREA, l’organismo del Ministero dell’Agricoltura – pardon, Sovranità Alimentare – che si occupa di ricerca e nutrizione delle piante.

    E’ ora, a Ponza, di passare dal condizionale al futuro e, una volta per tutte, al passato prossimo…

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