proposto da Sandro Russo
Della morte in carcere di Aleksej Navalny si parla e si continua a parlare. Non commento la notizia, se non per chiedermi quanto essa coinvolge e interroga tutti noi, come esseri umani prima ancora che per affiliazione politica.
Delle tante cose lette in questi giorni tra quelle che mi hanno più colpito, riporto una notizia breve da la Repubblica on line di ieri 23.02.2024, uno scritto di Michele Serra, da l’Amaca odierna, sullo stesso giornale, e il ricordo di una rappresentazione classica – l’Antigone di Sofocle -, al Teatro greco di Siracusa, vissuta di persona nel giugno 2013. La figura di Antigone, una volta conosciuta, rimane indelebile.
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Navalny: “profanazione di salma”, madre fa causa a inquirenti
Gli avvocati della madre di Aleksej Navalny, Lyudmila Navalnaya, hanno presentato una domanda indirizzata al capo del comitato investigativo del distretto di Yamalo-Nenets, chiedendo l’apertura di un procedimento penale contro gli inquirenti locali che non consegnano il corpo dell’oppositore alla donna.
Come riporta il sito indipendente Meduza, l’iniziativa legale è mossa ai sensi dell’articolo 244 del codice penale (“profanazione e abuso dei corpi dei defunti e dei loro luoghi di sepoltura”). Una copia della denuncia è stata pubblicata dal direttore della Fondazione anti-corruzione di Navalny, Ivan Zhdanov. “Secondo i canoni ortodossi, è consuetudine seppellire il corpo del defunto il terzo giorno. A oggi sono trascorsi 8 giorni dalla morte di Navalny, ma il corpo non è stato sepolto”, si legge nel comunicato. L’oppositore era un cristiano ortodosso.
Gli inquirenti dovrebbero consegnare il corpo di Navalny entro due giorni dalla certificazione delle cause della morte, il tempo legale scade domani ma alla madre dell’oppositore oggi è stato dato un ultimatum: decidere entro tre ore se riavere la salma ma celebrare poi funerali in segreto o vedere il figlio sepolto in un carcere.
L’amaca da la Repubblica del 24 febbr. 2024
Imbavagliare i morti
di Michele Serra
Per definire ripugnante il sequestro di Stato del cadavere di Navalny non serve scomodare l’etica, basterebbe l’ordinario rispetto del dolore dei familiari, comprensibile anche dal più bieco degli sbirri. La sola giustificazione logica di un simile, sadico oltraggio è che i carcerieri di Navalny vogliano impedire che un’autopsia stabilisca le cause della morte. Imbavagliare i vivi, imbavagliare anche i morti. In termini criminologici: occultamento di cadavere.
Ammesso che sia interessante saperlo, non sono un difensore a priori di quel coacervo, in realtà molto vago e difforme, che chiamiamo Occidente. Ne considero i limiti e le ipocrisie. La crapula consumista, la perdita di senso. L’imperialismo economico. Per la serie: ognuno guardi alle sue piaghe, e tra le sue pieghe. Ma una porcheria del genere, donne alle porte di una galera per chiedere di riavere, almeno da morto, il loro figlio e marito, e la porta non si apre, dà la misura dell’oltranza disumana di un regime che può piacere solo ai perversi, o ai servi, o ai fascisti, o agli stalinisti, o a chi non si è mai posto nemmeno mezza domanda (non sulla politica: sulla vita) e non si è mai dato nemmeno mezza risposta.
Nelle nostre vecchie e marce democrazie, davanti a quel carcere ci sarebbero centinaia di telecamere, e migliaia di persone a gridare “aprite!”, e un Parlamento in fiamme che discute e litiga. Noi siamo pieni di misteri e di soprusi, anche di bombe e di mafia, di bugie e di sangue: non abbiamo mai saputo come rimediare ai nostri orrori ma almeno possiamo saperli, e possiamo dirli. Chi tifa per Putin tifa per una vita muta.
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Antigoneè una tragedia di Sofocle, rappresentata per la prima volta ad Atene alle Grandi Dionisie del 442 a.C. (leggi di più sulla voce dedicata di Wikipedia)
«A proclamarmi questo non fu Zeus, né la compagna degl’Inferi, Dike, fissò mai leggi simili fra gli uomini.
Né davo tanta forza ai tuoi decreti, che un mortale potesse trasgredire leggi non scritte, e innate, degli dèi.
Non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove.»
(Antigone, vv. 450-457)
“L’opera narra la vicenda di Antigone, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, pur contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte, che l’ha vietata con un decreto”.
Da YouTube, Antigone, al Teatro Greco di Siracusa (2013), regia di Cristina Pezzoli
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Appendice del 24 febbr. h 22,47 (cfr. Commento di Tano Pirrone)
E’ il fondo di Giuliano Ferrara su Il Foglio di oggi 24 febbr. 2024.
Come battere l’uomo forte al comando
di Giuliano Ferrara
L’occidente è spiazzato dalla tenuta granitica di Putin e del suo sistema di potere. E mentre la resistenza ucraina fa i conti con la realtà, per l’Europa l’unica possibilità di sconfiggere i russi è rinunciare a qualcosa
C’è chi affretta i suoi giudizi, come Emmanuel Todd autore del pamphlet “La sconfitta dell’occidente”, ma in certi passaggi aiuta a ragionare. In effetti quel che fa impressione, due anni dopo l’inizio della guerra di invasione in Ucraina da parte della Russia di Putin, è la stabilità russa, la stabilità granitica del regime.
C’è stata una collettiva sottovalutazione della forza dei blindati, delle bandiere, delle crociate o guerre culturali, del dissotterramento della storia bugiarda, del nazionalismo popolare, dell’alleanza fra trono e altare, di un sistema di riferimenti e di una rete di complicità intercontinentali che stupisce per la sua irriducibilità dotata della forza degli interessi comuni, della funzione della polizia politica, del dominio sulla strada, sulle carceri, sulla giustizia farsesca nelle mani del potere civile. A Mosca è stata eliminata, perfino dopo una mezza crisi militare con i mercenari della Wagner, ogni forma di opposizione, ogni movimento nell’opinione, ogni dinamica sociale, economica, culturale, e fisicamente cadono nell’oscurità e nel freddo i soggetti simbolici che incarnavano il dissenso. Abbiamo pensato che certe conquiste commerciali, la globalizzazione dei costumi, le vie di transito delle materie prime, il blocco finanziario delle sanzioni, l’autodifesa energetica vittoriosa, gli hamburger e la moda e la tecnologia di largo consumo fossero un’arma formidabile capace di incutere paura a un sistema oligarchico e cleptocratico di sfrontata insolenza verso i russi e il mondo, ma fragile e periclitante. Abbiamo coltivato l’illusione che l’unità dell’occidente euroatlantico fosse un deterrente sufficiente per fermare il pugno di Putin e dell’Fsb. Invece no. Non è stato sufficiente.
L’occidente non è sconfitto, ma ha i nervi a fior di pelle, il Congresso americano mostra divisioni letali per un popolo che finisce disarmato nel momento supremo della difesa nazionale e democratica, tutto era cominciato con l’offerta a Zelensky di un passaggio sicuro verso la salvezza personale, ora che è a corto di munizioni e di sostegno si vede nel simbolo del riscatto un idolo protervo della corruzione e della carneficina che si poteva evitare, l’Europa è meno unita di quanto non sia sembrato e sopra tutto meno potente e deterrente di quanto non si potesse immaginare, gli applausi dei parlamenti e i pacchetti di sanzioni e la fornitura di armi ora valgono quello che valgono nella fatica ucraina, mentre gli stucchi del Cremlino mostrano un apparato con i nervi d’acciaio, e l’autocrate si permette sarcasmi, lusinghe, minacce e blandizie che solo un ciclo serrato, ultimativo e tenace del potere magico e personale, un’intera epoca che supera quella del dominio dei papi longevi, può consentire.
Qui le opinioni si muovono, si intrecciano, si fanno elezioni libere, c’è campo per posizioni che si identificano con il nemico bellico, non esistono se Dio vuole censura e repressione, le diplomazie sondano e lanciano messaggi felicemente contraddittori, i militari stanno al loro posto, la divisione dei poteri impedisce grumi di iperpotere, tantomeno personale, anzi, le ambizioni personali e i meccanismi mediatici di formazione dell’opinione senza oggetto fanno leva sul putinismo istintivo, naturale, di grandi folle elettorali stanche dei riti della democrazia liberale, convinte dell’uomo forte solo al comando e dell’efficacia del suo effetto di padronanza sull’insieme della società.
Ci vuole poco a trasformare una vera resistenza in una favola per piccoli, un capo che ispira e suscita in un piccolo ebreo ambizioso e vanitoso, un esercito di popolo dal coraggio cosacco e miracoloso in un coacervo di rivalità personali, e la storia della Crimea graziosamente concessa e poi dei referendum di annessione dei territori del Donbas, la storia della martirizzazione e ricostruzione ostentata e vetrinistica di Mariupol, le storie di mare e di terra della guerra europea simmetrica e asimmetrica, ecco, trasformare tutto questo in un’epopea della sconfitta e del disonore e della inutile tigna contro il più forte è un attimo.
Per combattere il terrorismo islamista abbiamo rinunciato a parte delle nostre libertà, per combattere il terrorismo missilistico di un regime stabile e molesto, aggressivo e strafottente, e del suo enorme cerchio di alleanze pericolose, non abbiamo pensato che fosse doveroso rinunciare ad alcunché, e questo è il risultato provvisorio, che solo un’Europa germanizzata e proiettata verso il suo oriente sotto minaccia e un’America liberata dall’incubo impostore di Trump potranno riscattare.
[Di Giuliano Ferrara, da il Foglio del 24 febbr. 2024]
Tano Pirrone
24 Febbraio 2024 at 22:47
Se volete leggere una disamina vera anche se controcorrente rispetto a tutti i birignao delle anime belle, ecco: è il fondo di Giuliano Ferrara – Come battere l’uomo forte al comando – su Il Foglio di oggi 24 febbr. 2024. Se poi vi sembra fuori quadro, vi consiglio “Le confessioni” di Sant’Agostino marocchino che fece fortuna in Italia
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Annesso all’articolo di base a cura della Redazione