Faro della Guardia

Il faro della Guardia, unico tra i fari. Un nuovo video di Giancarlo Giupponi

di Enzo Di Fazio

 

Ci sono cose che accadono perché devono accadere.

L’incontro con Giancarlo Giupponi è stato casuale, come casuale è stato il suo incontro con l’isola di Ponza e il Faro della Guardia. Lui, ragazzo di montagna cresciuto in un paesino  del Trentino tra montagne e neve  che vede per la prima volta il mare a 14 anni, non avrebbe mai pensato di innamorarsi di un’isola e di un faro.

Tutto risale al 2012 quando eravamo nel vivo della campagna FAI per proporre il faro della Guardia come luogo del cuore da salvare.
Andavamo alla ricerca di immagini del faro oltre quelle a noi note per preparare il kit da presentare al FAI. E così che ci siamo imbattuti  in un bellissimo scatto di Giancarlo e, frugando frugando, in un suggestivo video realizzato su Ponza (leggi e vedi qui)
Da li a poco è iniziata una bella collaborazione i cui frutti, per quanto riguarda la nostra isola, ed in particolare il faro della Guardia, sono tutti sul sito per contribuire ad arricchirne le pagine.

Con Giancarlo ci sentiamo spesso. E non c’è colloquio in cui non si parli del faro della Guardia, della sua suggestiva e gloriosa storia passata e della sua incredibile decadente storia recente.
Giancarlo ha un sogno: quello di vedere il faro tornare agli antichi splendori. Come lo ho io, come lo hanno in tanti…  chi ha vissuto al faro, chi ha avuto la fortuna di starci qualche volta, chi non l’ha avuta ma è rimasto affascinato semplicemente dalla sua imponenza e dalla sua grandezza.

Per mesi ha lavorato a questa idea partendo dalle origini e da quanti di quel faro, vivendoci, hanno scritto la storia. Ogni tanto ci sentivamo per avere conferma di una data, di un nome, di un fatto. Il risultato è un bel video di cui ci fa dono.

Giancarlo ha un sacco di virtù. È un eccezionale fotografo, conosce le varie tecniche fotografiche, ha attrezzature all’avanguardia, sa di musica e compone colonne sonore, ma soprattutto ha una grande qualità: la capacità di emozionarsi ed emozionare.
E in questo nuovo video, che è un omaggio al nostro amato faro, possiamo rendercene ancora una volta conto.

Complimenti a Giancarlo e grazie!
Ai lettori buona visione

 

YouTube player

 

4 Comments

4 Comments

  1. giancarlo giupponi

    23 Gennaio 2024 at 18:16

    Anche se sono passati ormai più di 8 anni dal mio ultimo video sul Faro della Guardia in questo arco di tempo non l’ ho mai dimenticato . Non esagero nel dire che per me il Faro della Guardia sia un pensiero quotidiano. Nel frattempo sono comunque tornato a Ponza ma con mio dispiacere non è sempre stato possibile volare fino al faro. Questo mio ultimo video è stato particolarmente impegnativo e ha richiesto più di 2 mesi di lavorazione. Anche stavolta spero di trasmettere a chi lo guarderà emozioni positive e palpabili, come quelle che ho provato io più volte nel farlo. – I fanalisti che hanno vissuto e lavorato al Faro della Guardia hanno spesso fatto la stessa cosa anche al faro di Zannone. E’ mia intenzione, se sarà possibile dare un contributo anche a questa piccola isola e al suo faro.

  2. Sandro Russo

    24 Gennaio 2024 at 10:00

    Qualcosa nella notte

    Il Faro della Guardia emerge dalla notte e dai ricordi come qualcosa di enorme e di indistinto che l’occhio e la mente quasi non riescono a comprendere tutto.

    Per me e molti altri della mia generazione esso ha avuto una dimensione soprattutto notturna. Di giorno sì… – quando le cose sono definite e reali – …ce lo trovavamo davanti, quando si andava a Chiaia di Luna per mare… o sulla rotta verso Palmarola, solido e possente, con i suoi contrafforti ricurvi, di onde di lava cristallizzate nel momento in cui erano venute a contatto col mare e da allora fissate per sempre.
    Ma di notte, nel reame del fantastico, il massiccio di roccia aveva tutta un’altra presenza.

    Ci andavamo per la pesca a totani – una tradizione più che una pesca – tramandata da zio a nipote, dal fratello maggiore a quello minore. Con i suoi assoluti e immutabili riti di preparazione: la lenza e il piombo con la corona di punte (preparati di propria mano); il modo di mettere l’esca, i fautori dell’alice salata o del bulbo fluorescente (certo la prima!); della torcia a mare o della lampada a carburo (certo la seconda!).
    Ci si ritrovava sul mare che era buio da poco; un maglione per l’umido della notte e la frittata delle zie in mezzo al pane. I lazzi e le chiacchiere si spegnevano poco a poco, man mano che ci si inoltrava nell’oscurità del mare.

    La mole maestosa del Faro e la sua luce che tagliava l’oscurità si delineavano in lontananza, già al passaggio dei faraglioni del Calzone Muto, tra la Parata e la Scarrupata. A seconda del tempo e del mare si decideva di stare ‘dentro’, a ridosso del Faro, o di puntare verso ‘fuori’, ma senza mai doppiarlo.

    Era una pesca quasi magica, a quei tempi e a quell’età; non l’ho mai più ripetuta da allora, per rispetto al ricordo.

    Ma spesso ci ritorno, a quelle notti…

    Quando è passata la frenesia della novità e dei preparativi, quando si comincia a pescare davvero, è una pesca silenziosa. Anche dalle barche vicine le parole arrivano come attutite; domina il rumore di sciabordìo del mare lungo le fiancate della barca e le frasi smozzicate (mai veritiere) con cui si annuncia a quanti passi si è calata la lenza. Poi, quando il totano si attacca – un peso improvviso come un mattone – e si comincia a tirare, la trazione deve essere continua perché la ‘spugna’ di punte non trattiene la preda come fanno gli ami, e se si molla si può perdere. L’eccitazione a bordo è massima, in chi ‘ha preso’ e negli altri che fanno il tifo, fino all’emergere del totano dal mare – l’ultima fase e la più delicata – e al suo trasferimento in barca. Qui ognuno si ripara come può, in attesa dello spruzzo finale che …chi coglie coglie!
    …E si riprende, con rinnovata lena, cercando di scoprire la profondità a cui il fortunato ha ‘incocciato’ (impresa inutile).

    In qualche momento della pesca – o del sogno – compaiono “i parlanti”; presenze misteriose e anche un po’ inquietanti a quel tempo… Non ora che sappiamo essere le berte maggiori (Calonectris diomedea, della famiglia delle Procellaridae). Nella notte i loro versi sembrano voci o pianti di bambino (le berte, o diomedee; secondo la leggenda sono i compagni di Diomede, trasformati in uccelli da una Dea pietosa, che piangono la sua morte).
    Enzo Di Fazio, che nei suoi anni al Faro della Guardia con il padre fanalista, ai ‘parlanti’ ha potuto applicare tutta la sua fantasia, riusciva a distinguere nei loro versi due componenti: il pianto del bambino e un grugnire quasi suino. Ebbene sono due suoni diversi: il maschio ha un tono più penetrante, stridulo, simile al pianto di un bambino o al verso dei gatti in calore, mentre la femmina è più rauca.

    Ma si torna allo sciabolare della luce del faro e a quell’altra luce, rossa, appena più in basso… che è stata una sorpresa ritrovare nelle foto e nelle riprese… È il segnale per le ‘Formiche’ che triangola con un simile segnale rosso posto sotto il Faro della Madonna per indicare la zona di pericolo: quando si vedono tutti e due bisogna stare molto attenti… oppure ci si è già sopra!

    Passa e ripassa la luce del Faro, e illumina, oltre a mare davanti anche la montagna alle sue spalle, con una ripetitività che può diventare ipnotica…

    E ancora, nelle notti di luna oppure quando è calata la notte da poco una luminosità permane a ponente a disegnare, oltre la sagoma del Faro, il disegno familiare di Palmarola, che aggiunge una meraviglia ad un’altra, tanto da dubitare che uno spettacolo simile esista davvero… o non sia stato tutto un sogno!

    “We are such stuff
    As dreams are made of, and our little life
    Is rounded with a sleep”

    (W. Shakespeare – La Tempesta)

    “Siamo fatti delle stessa sostanza di cui sono tessuti i sogni e la nostra piccola vita è avvolta nel sonno”

    Tutte queste cose intendevo versare nel breve filmato che si può vedere qui sotto; certo non ci sarò riuscito (è stato il mio primo!), ma è stato emozionante provarci!

    Guarda qui il filmato su YouTube:

    https://youtu.be/zIjzfroVgqU?si=GEPn_cGjekH4By1C

    [Da: La serata del 10 agosto per il Faro della Guardia. (3)]

  3. Sandro Russo

    24 Gennaio 2024 at 16:49

    Grazie di cuore all’amico Giancarlo Giupponi (“amico” per la proprietà transitiva attraverso Enzo Di Fazio) e anche un Bene, Bravo, Bis! Provi anche con il Faro di Zannone così si vedrà come anche “l’anima” dei fari è diversa! Li conosco entrambi, ma non così bene, da dentro, come Enzo e Biagio, che ci hanno vissuto giornate e notti, di bel tempo e di tempesta, nella loro infanzia.
    Provo a capire meglio, anche per me stesso, per quale motivo il video di Giancarlo Giupponi mi ha emozionato. Spiegazioni che cercavo anche nel mio video sul Faro e nello scritto di accompagnamento ad esso, prodotti per la campagna del FAI del 2012. Filmato peraltro piuttosto ingenuo e squilibrato… Non farei vedere i poveri totani appesi alla porpara e tirati fuori dall’acqua e soprattutto non sovrapporrei le strida dei “parlanti” alla pesca dei totani che sono notoriamente muti (come tutti i pesci), anche nella peggior sofferenza.
    Ho provato, dicevo, a 12 anni di distanza dal montaggio di quel breve filmato a spiegarmi l’emozione alla visione del video di Giupponi. Credo che c’entrino molto la nostalgia e anche l’impronta, l’aura che aleggia nei fabbricati, tra le mura dove l’uomo ha vissuto a lungo; come la sensazione che si prova nelle vecchie case, addizionata qui all’ambiente selvaggio e marino che c’è intorno. Come una testimonianza del nostro passato, di “come eravamo”… che noi tendiamo a dimenticare, ma ‘loro’, le cose no, e riprendono vita (e trasmettono ricordi) sotto l’occhio della macchina da presa.
    Ho anche rivissuto la sensazione di allarme di quella notte di dodici anni fa, quando dal gommone abbiamo visto la luce rossa del Faro che ci segnalava che eravamo proprio sopra Le Formiche. Chissà se c’è ancora!

  4. Silveria Vitiello

    26 Gennaio 2024 at 08:55

    Il lavoro splendido che il poliedrico Giupponi ha realizzato sul Faro della Guardia mi ha emozionato e mi ha fatto rivivere quel tempo della mia infanzia quando mio padre Filippo Vitiello (reggente del Faro) mi conduceva con lui e mi consentiva di trascorrere più di qualche giorno.
    Il video ha suscitato in me emozioni e piacevoli ricordi, perché quel mitico faro nei miei occhi di bambina è riapparso come il faro delle fate, per la sua struttura, per la sua posizione e per le voci notturne delle “berte”.
    Ma, rivederlo nel degrado in cui si trova, ha provocato in me anche tanta tristezza e forse un giorno rivederlo restaurato, così come ipotizzato da Giupponi, sarebbe una bella sorpresa.

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top