di Sandro Vitiello
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In memoria di Shane MacGowan
Certo che era messo male, Shane MacGowan, quando si è spento in un ospedale di Dublino lo scorso 30 novembre.
Aveva 65 anni.
Aveva iniziato da piccolo con la birra e poi in tutta la sua vita non si era risparmiato nulla.
Ma non aveva solo difetti quest’uomo, definito il migliore cantautore irlandese da tanti suoi illustri colleghi.
La sua era una musica che portava la tradizione irlandese a misurarsi con il punk degli anni ottanta e da quella miscela nascevano ballate indimenticabili.
Fairytale Of New York era una di queste.
E’ stata definita una delle più belle canzoni del Natale; sicuramente tocca il cuore.
Racconta una delle tante notti in una cella della polizia di New York di due ubriaconi irlandesi.
Irlandesi sì, perché dentro le canzoni di Shane c’era sempre quella vena malinconica di chi è stato costretto ad allontanarsi dalla sua terra natale. Che fosse New York o Londra o qualsiasi altra parte del mondo quando arrivavano quei momenti di forte malinconia ci si poteva salvare solo con qualche pinta di birra o qualche bicchiere di whisky.
E questa canzone riesce a trasmettere la nostalgia, la sofferenza di chi non trova pace nella notte del Natale.
Steso per terra in una lurida cella, ubriaco e incapace di darsi un contegno, si lascia andare ad un canto disperato.
Eppure quest’uomo che ha fatto di tutto per distruggersi è stato il protagonista di una stagione indimenticabile, di buona musica e di trasgressione, ai tempi del punk, di quello inglese in particolare.
Chi l’ha conosciuto e gli è stato vicino ha fatto di tutto per salvarlo.
La sua grande amica Sinead O’ Connor lo ha fatto addirittura arrestare per possesso di droga, nella speranza di salvarlo.
Il gruppo da lui fondato – Pogues – lo licenziò sperando di redimerlo ma alla fine lui tornava alle sue antiche perdizioni.
Lasciando comunque ai suoi estimatori perle come i due album Rum, Sodomy & the Lash e If I Should Fall from Grace with God.
I suoi funerali sono stati una grande festa di musica e di ricordi.
A portare la sua bara c’era anche il suo amico di vecchia data Johnny Depp.
Testo in lingua originale
Testo in italiano
Era la vigilia di Natale, bambina mia,
Dentro la cella degli ubriachi
Un vecchio mi ha detto “non ne vedrò un altro”
E poi ha cantato una canzone,
The Rare Old Mountain Dew,
Io mi sono girato dall’altra parte
E ho sognato di te
Ho avuto una botta di fortuna
Lo davano 18 a 1
Me lo sento
Che questo sarà il nostro anno
E allora buon Natale
Ti amo bambina
Vedo tempi migliori
In cui i nostri sogni si avvereranno
Quelli hanno macchine
Dove ci sta un bar
Quelli hanno fiumi d’oro
Ma qui il vento ti passa da parte a parte
E non è un posto per vecchi
Quando mi hai preso la mano la prima volta
Una fredda vigilia di Natale
Mi hai promesso
Che Broadway stava aspettando proprio me
Tu eri bello
Tu eri carino
La regina di New York City
Quando l’orchestra finì di suonare
Tutti chiesero a gran voce ancora musica
C’era lo swing di Sinatra
C’erano i canti degli ubriachi
Ci siamo baciati in un angolo
Poi abbiamo ballato tutta la notte
I ragazzi del coro della Polizia di New York
Cantavano Galway Bay
E le campane suonavano a distesa
Per il giorno di Natale
Sei un barbone
Sei un buono a nulla
Sei una vecchia troia strafatta
Mezza morta sul letto
Con un ago in vena
Sei un sacco di merda
Sei un verme
Sei un lurido frocio da quattro soldi
Buon Natale al tuo culo
Prego Dio che sia l’ultimo
Avrei potuto essere qualcuno
Questo vale per tutti
Ti sei preso i miei sogni
Già dalla prima volta
Li ho tenuti con me, bambina
Li ho messi insieme ai miei
Da solo non ce la faccio
I miei sogni li ho costruiti intorno a te
I ragazzi del coro della Polizia di New York
Cantavano Galway Bay
E le campane suonavano a distesa
Per il giorno di Natale
Sandro Vitiello
14 Gennaio 2024 at 10:21
…senza dimenticare espressioni di gioviale allegria come la famosissima “Fiesta”:
https://www.youtube.com/watch?v=6pYI9t-I6qo
Sandro Russo
15 Gennaio 2024 at 13:27
Ho molto apprezzato la canzone per la domenica proposta questa settimana da Sandro Vitiello. Conoscevo la canzone, che è famosissima, ma ignoravo quasi tutto del personaggio Shane MacGowan e neanche sapevo della sua morte. Devo dire che il punk non è mai stato tra le mie simpatie, e solo recentemente ne ho letto e sentito di più grazie alle lezioni musicali e sociologiche di Alessandro Alfieri: Punk rock, energie distruttive e provocazioni violente (due puntate) – leggi qui e qui.
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Sul personale, di Shane MacGowan si può dire che colpisce il suo aspetto, magro, addirittura emaciato in alcune foto, con i denti neri distrutti da droghe di vario tipo. L’altra parte i punk ne facevano quasi una bandiera! Ancora più famoso di lui John Joseph Lydon (1956 – vivente!), nome d’arte Johnny Rotten, dove rotten in inglese significa marcio e si riferisce appunto allo stato dei suoi denti, voce del gruppo punk rock dei Sex Pistols, amico e sodale di un altro John (John Simon Ritchie, poi famoso come Sid Vicious 1957 – 1979) (vicious = vizioso, implicato in una brutta storia di sesso, droga e omicidio).
Per il resto non nego che anche in questa corrente ci fossero geniacci, ma singolarmente e come movimento erano per la gran parte votati all’autodistruzione, per droghe e eccessi di vario tipo. Il riferimento in proposito è sempre il poema Urlo (Howl) del 1955, di Allen Ginsberg (anche se era di una generazione precedente). Quel componimento epocale che comincia:
«I saw the best minds of my generation destroyed by madness, starving hysterical naked, dragging themselves through the negro streets at dawn looking for an angry fix, Angel-headed hipsters burning for the ancient heavenly connection to the starry dynamo in the machinery of night […].»
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«Ho visto le menti migliori della mia generazione
distrutte dalla pazzia,
affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba
in cerca di droga rabbiosa,
hipsters dal capo d’angelo
ardenti per l’antico contatto celeste
con la dinamo stellata nel macchinario della notte […]».
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Un’altra cosa che mi ha colpito, nelle foto e nel video, è che gli irlandesi sono bravi, a celebrare la morte degli amici e a creare empatia; molto simili in questo agli italiani (specie meridionali).
E poi… Una bara di vimini non l’avevo mai vista!
Bella idea, però!