di Silverio Lamonica
Esattamente un mese fa, il 14 dicembre 2023, riportai su questo sito la triste notizia della scomparsa di Giuliano Massari
Data la mole di opere che ha voluto dedicare a Ponza, dove decise “di vivere più tempo possibile” , credo sia doveroso rievocarne la figura, soffermandoci su un messaggio –riportato nella pagina introduttiva di un suo libro – che volle indirizzare a tutti noi, suoi concittadini di elezione e che qui allego.
Analizziamo le frasi salienti.
“Non ho mai fatto parte
della specie ‘amo Ponza’.
Giuliano, ma non solo lui, mal digeriva coloro che dichiarano a parole il loro amore per Ponza. Giuliano sosteneva che l’amore va manifestato con le azioni, coi fatti. È molto facile esclamare “amo Ponza” in piena estate col caldo, il sole, il mare calmo e poi a fine settembre far le valige, di solito senza rimpianti e magari col “malloppo”, accumulato svolgendo qualche attività turistica, da investire rigorosamente altrove.
Del resto, specie quando era nel fiore degli anni, a Giuliano piaceva stare a Ponza non tanto in estate, quanto nei periodi di “bassa stagione” e perché no, anche in pieno inverno, condividendo le giornate al Fieno con i suoi amici vignaioli. Ne apprezzava l’abilità nel coltivare la vite e nel produrre il vino seguendo gli antichi metodi artigianali. Non si stancava mai di affermare che il vino – quello vero – doveva essere prodotto coi sistemi tradizionali. “Il vino in bottiglia con l’etichetta che comprate nei vari negozi e nei supermercati, non è tale, è un’altra cosa.” Amava ripetere.
Chi ama veramente una persona o un luogo, più che ricevere ama “dare”, anzi si dà più di ciò che si riceve. Se ci riflettiamo, l’amore vero è questo.
Giuliano, oltre a dedicare loro uno dei suoi scritti: “E guddemonin!”, insegnò loro una nuova tecnica per la fermentazione del mosto: invece del tradizionale, atavico tappo con la foglia di fico messo sull’apertura della botte o della damigiana, propose loro di usare un semplice sifone a chiusura ermetica, per cui l’anidride carbonica, sprigionata dalla fermentazione, usciva attraversando l’acqua del sifone con un gorgoglio, ma impediva all’aria di entrare, col rischio di inacidire il vino, cosa che avviene col vecchio sistema. In questo modo la “bontà” del vino è assicurata.
Non intendo dilungarmi oltre, ma invito tutti i concittadini a leggere le sue opere dedicate a Ponza e non sono poche. Chi sa leggere tra le righe, nota che Giuliano, mettendo l’accento sull’importanza del nostro ricco patrimonio naturalistico, storico architettonico, culturale, ci richiama ai nostri doveri di custodirlo gelosamente e valorizzarlo. Cerca di scuoterci, perché immersi in un deleterio senso di torpore e di rassegnazione:
“Ma continuo a sollecitare i ponzesi
perché smettano di piagnucolare”
Del resto sapeva benissimo che discendiamo dai coloni ischitani e torresi: ceppo napoletano.
E infatti, a corollario del suo severo richiamo, cita i versi di Salvatore Di Giacomo, che terminano col distico:
“Puozze ‘na vota resuscità!…
Scétete, scétete, Napule, Nà!…”
Purtroppo non è difficile constatare che da qualche anno a questa parte, dal punto di vista culturale, Ponza si è via via immersa in un letargo sempre più profondo.
Ben coglie questo aspetto l’amico Franco de Luca, specie quando ci propone i vari dialoghi con Zi ’Ntunino.
Oltre ad non essere dotata di un museo e una biblioteca, l’isola è ormai priva di una libreria; qualche iniziativa che avveniva d’estate, come Ponza d’Autore, non è più in calendario. Esse, purtroppo, sono state sostituite da una movida infernale che sciaguratamente è stata fatta trasmigrare da Frontone alla Banchina Mamozio, in pieno centro storico! E con ciò addio sonni tranquilli. Chi vuole godere un po’ di pace ed immergersi nel bonum otium culturale di cui parlava Sallustio, è bene che scelga altre mete, magari Ventotene.
Ma da ottimista inguaribile qual sono, vedo uno spiraglio di luce nei giovani. Infatti, oltre ad altri interessanti progetti scolastici, tra cui un corso per adulti ben frequentato (la cui finalità è il conseguimento del diploma di scuola superiore) e l’efficace preparazione nelle varie attività curriculari, la dirigente e i docenti del nostro Istituto Comprensivo Carlo Pisacane hanno “messo a punto” Il Caffè Letterario: incontri periodici con studiosi ponzesi e non, per rievocare personalità del mondo culturale del passato, la storia e le tradizioni locali, le nostre ricchezze archeologiche e paesaggistiche. Da quel che so, i nostri ragazzi sono ben motivati e molto interessati a conoscere e approfondire il nostro patrimonio culturale. Tra qualche anno, saranno loro a darci la sveglia:
“Scetete, scetete, Ponza, Po’!” ,
rivitalizzando l’anelito culturale della nostra isola in ogni settore, compreso quello turistico.
Anche Giuliano ne avrebbe gioito.
L’estate scorsa mi confidò che dal 2024 in poi, avrebbe preferito trascorrere i mesi di luglio e agosto a Roma e sarebbe rimasto a Ponza in primavera e autunno.
Purtroppo, è andata diversamente.
Tuttavia un chiaro messaggio più che positivo ce lo ha lasciato con le sue opere e il suo stile di vita. Ancora una volta, mi piace concludere così: impegniamoci seriamente a seguire le sue orme.
silverio lamonica1
16 Gennaio 2024 at 17:23
Diversi sono stati i Commenti su Facebook, tra cui
Mario Feola
Silverio Lamonica, bellissimo articolo, bellissimo il ricordo, peccato per il finale. La movida con le librerie e con Giuliano non hanno alcun nesso. I giovani che sostituiscono una cosa con l’altra è una cosa mai accaduta, un’idea.. più che una realtà, un’utopia ponzese. I ragazzi universitari dal lunedì al venerdì studiano ed il sabato vanno a ballare… e ti assicuro che si laureano con ottimi voti. Anche i 15enni non hanno di questi problemi. La maggior parte di quelli che la notte dici che non ti fanno dormire, a scuola magari vanno benissimo e coloro che oggi hanno famiglia e soldi a quantità industriali… sono magari persone che rivestono un ruolo molto importante nella società, sicuramente migliore del nostro. Gli unici che restano indietro sono solo coloro che continuando a coltivare certe discriminazioni impediscono ad altri di evolversi.
Cui è seguita la mia risposta
Silverio Lamonica
Io non ho nulla contro la movida. È giusto che i giovani si divertano. Ma questi locali dove la musica avviene “a palla” devono essere ubicati lontano dai centri abitati, non in pieno centro storico. Infatti ho scritto che “la movida è stata fatta trasferire sciaguratamente da Frontone (dove era giusto che fosse) alla Banchina Mamozio, in pieno centro storico (dove non è giusto che rimanga).
La replica di Mario Feola
Silverio Lamonica uno spiego tanto giustificato il tuo, anche condivisibile… ma il tema non è quello e non trova alcun nesso con Giuliano e le sue opere, la sua vita, la cultura che ha messo in atto. Mi chiedevo semplicemente… perché hai deciso di associare le due cose?? Le cose meravigliose che hai scritto (e lo sono per davvero) hanno avuto come triste epilogo la “movida”… e perché mai?? Non sarebbe stato meglio mettere Giuliano da una parte, dove merita… poi magari della movida parlarne in altra circostanza? Mi sono semplicemente posto questa domanda.
La mia controreplica
Come ho scritto nell’articolo, Giuliano Massari mi aveva confessato che a partire dal 2024 avrebbe preferito venire a Ponza solo in autunno e primavera. Per brevità ho omesso le ragioni di questa scelta:
1) Data l’età, non si sentiva più in grado di andare in barca, infatti l’aveva ceduta alcuni mesi prima
2) Gli piaceva cenare con gli amici al Ristorante l’Aragosta, ma da qualche anno a questa parte, non riusciva più a cenare, conversando in santa pace con gli amici a causa del rumore assordante della musica ad alto volume proveniente da “Sotto Mamozio”
Di qui il mio riferimento alla rumorosa movida di Mamozio
Perché i gestori non la sostituiscono con un più gradevole “Piano Bar? (per un pubblico di esigenze diverse, s’intende)
Mentre i locali per giovani, con musica “a palla”, è bene dislocarli fuori mano. In caso contrario Ponza dovrà optare per un turismo ESCLUSIVAMENTE giovanile.