di Silveria Aroma
Il Bianco e il Nero, dramma di Gino Usai è andato in scena nella sala polifunzionale di Ponza il 28 e il 29 dicembre; la seconda sera ero presente anche io.
Prima che le luci fossero spente ho avuto modo di leggere qualche riga dell’autore, questo mentre Mariano Picicco cantava (anche piuttosto bene) allietando tutti i presenti in sala.
– Con “Il Bianco e il Nero” – scrive Gino – ho voluto mettere in rilievo se pure in estrema sintesi, il pensiero di Nietzsche e la parola di Cristo, espressa dai Vangeli e dalle Sacre Scritture.
La scena si apre con un filmato degli anni ’70, prodotto con pazienza (e devozione lodevole visti i tempi e le difficoltà tecniche di quegli anni) da Nino Picicco, Mariano Picicco e Gino Usai. Il cortometraggio è una vera chicca che immortala l’incontro tra Gesù e Giovanni in un battesimo nelle acque di Bagno Vecchio.
Federico (l’anticristo) interpretato da un vibrante Francesco Di Meglio entra in scena sulle note dei Måneskin e comincia il dialogo-scontro con Cristiano (Cristo) portato in scena da un bravissimo Andrea Cantone.
“Dio è morto”, ripeterà più volte verso la fine Federico. Aggiungerei che anche la ragione non gode di buona salute.
Un’ora e un quarto di ottimo spettacolo, accompagnato e sottolineato da brani musicali e immagini proiettate capaci di evocare in pieno i mali del nostro tempo.
Due parole su tutto nel mio sentire: solitudine, quella totale dell’uomo contemporaneo ed indifferenza, il suo pane quotidiano. La distruzione del pianeta, la decadenza della società e le guerre, compreso l’orrore di Gaza, ormai non scuotono coscienze addormentate da un finto, tecnologico esistere.