proposto da Sandro Russo
.
Sempre dall’interessantissimo libro di Erri De Luca, “A schiovere” una perla su uno dei miei temi preferiti…
Corrisponde a imbroglio, ma con la diversa sfumatura di intreccio, narrazione, anziché raggiro.
’Mbruglione è un truffatore, ma ’mbruoglio è una faccenda intricata, senza implicazioni losche. Per truffe vere, il nome è scartiloffio.
Una prima definizione napoletana di cinematografo fu: ’O mbruoglio int’o lenzulo, l’imbroglio nel lenzuolo, cioè sullo schermo. Ogni storia, vicenda raccontata a Napoli è nu ’mbruoglio e il cinema si serviva di un lenzuolo.
C’erano sale cinematografiche di prima, seconda e terza visione, dove arrivavano pellicole consumate dall’uso. Si spezzavano continuamente e l’operatore se ne accorgeva dai fischi della sala. Allora si accendevano le luci mentre lui aggiuntava i due spezzoni. I biglietti di terza visione erano a poco prezzo, il cinema voleva essere per tutti, sconti per militari e ragazzi.
Le sale gremite, affumicate di nicotina, commentavano le scene. I film di Totò erano sommersi dalle risate che facevano perdere le battute seguenti. Il cinema, i treni erano luoghi d’incontro tra sconosciuti che attaccavano discorso volentieri, liberati, nella repubblica recente, dal pericolo della censura dell’epoca precedente.
Mai stato fumatore, andavo al primo spettacolo, quando l’aria era ancora respirabile. All’uscita le persone si scambiavano un’impressione tra loro e con quelle che stavano entrando. Si commentava la storia, non gli interpreti. Un secolo millennio più tardi, cioè qualche decina di anni dopo, le sale sono disintossicate, i sedili di legno diventati poltrone, e ’o ’mbruoglio è diventato trama.
Nota della Redazione
Nel dialetto ponzese (ma anche in napoletano), ‘mbruogl’ è invariabile; il singolare e plurale sono definiti dall’articolo che precede: ‘u ‘mbruogl’… i ‘mbruogl’.
Mentre ‘u lunzul’ (uno) e i lenzóle (tante)
[Erri De Luca; da “A schiovere” (3). Continua]