Dialetto

Napoli, attraverso le parole (4). Franfellicco

proposto da Sandro Russo

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Sto andando avanti con la lettura del libro di Erri De Luca, “A schiovere” (leggi qui e qui) e man mano mi annoto le parole che creano risonanza o agganci col mio vissuto, ma ognuno, leggendo, potrebbe ritrovare le proprie.
Franfellicco per esempio, era una parola che conoscevo, ma non la sentivo da 50 (60?) anni.
Mentre fui’ (fuggire) è frequentatissima anche da noi.

Franfellicco
Un vecchio amico mi suggerisce di dedicare una pagina a questo nome da ballo in maschera. Si tratta di un bastoncino zuccheroso di poco prezzo, in vendita sulle bancarelle. “Zùcate ’o franfellicco” è l’ambiguo invito a succhiare il dolciume.
Nel mio vocabolario ha preso il senso di persona inconsistente, con aggiunta di variante vanitosa.
Vestuto ’a franfellicco: nonna Emma lo diceva di un azzimato. È rigorosamente maschile, nessuna donna è franfellicca.
Diffuso in società, ognuno può esserlo, ma ce ne sono in forte concentrazione nella categoria del politico. È una professione che seleziona al contrario: avanza il mediocre che si barcamena servizievole. L’indipendente, il brillante, viene scoraggiato e messo da parte.
Naturalmente il franfellicco politico è al corrente delle sue insufficienze, perciò si ammanta di arroganza e di superiorità. La sua presenza nei dibattiti televisivi è obbligatoria, opportunamente in coppia litigiosa con l’equivalente. Entrambi contano di venire menzionati nelle cronache del giorno seguente.
Un film di Totò ha per titolo l’antica domanda: “Siamo uomini o caporali?”. L’alternativa al dilemma è il franfellicco, colui che smentisce il giorno dopo la balordaggine detta il giorno prima. Anche di fronte alla registrazione, dice che è stato frainteso. Piuttosto, è uno che si fraintende da sé. In origine il nome era legato a un’occasione festiva in cui appariva in mostra. Oggi il franfellicco pubblico è feriale e inestirpabile.

 

 

 

1 Comment

1 Comments

  1. Sandro Russo

    3 Gennaio 2024 at 08:24

    Due parole di significato parzialmente sovrapponibile – franfellicco e farinèll’ – erano nel mio lessico di derivazione materna; mia madre era ponzese doc e sposò mio padre di Cassino; io sono nato- e la mia famiglia è sempre vissuta- a Cassino; la mia vita, fin dalla più tenera infanzia ha pencolato tra questi due mondi, quello cassinate (Cassino prima dell’Unità d’Italia faceva pare della “Terra di Lavoro” e apparteneva alla provincia di Caserta, nel Circondario di Sora, fino al 1927 quando venne istituita la provincia di Frosinone).
    Posso dire che franfellicco lo usava anche mio padre, con una sfumatura affettuosa-irridente, come si usa per i bambini o i ragazzini che fanno qualcosa per sembrar più grandi di quel che sono. Mentre c’era un’altra parola, nel linguaggio dialettale materno per indicare un modo di fare affettato e buffonesco; lo usava per indicare una persona fatua e irrilevante: Chill’ è ’nu farinèll’!
    Per l’origine di questo modo di dire esistono due spiegazioni. Che derivi da farina, infarinato, incipriato, l’attore che sulla scena doveva sembrare giovane e prestante per impersonare il ‘piacione’, amatore instancabile; oppure – l’ipotesi per cui propendo – che derivi dal più famoso dei castrati del ’700, Farinelli, pseudonimo di Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi (Andria, 1705 – Bologna, 1782), il più noto cantante lirico castrato della storia.

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