Esteri

Chiediamo perdono ai bambini palestinesi

segnalato da Vincenzo Ambrosino

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Riceviamo in Redazione e diamo seguito a questa richiesta di Vincenzo Ambrosino. E’ un video del canale ByoBlu della durata di 14 min. e mezzo.
La Redazione

Mi piacerebbe che lo pubblicaste. Natale è la festa dei bambini. Dei nostri bambini.
Vincenzo

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Appendice del 21 dicembre h 16 (cfr. Commento di Poste Italiane – Ufficio Comunicazioni)

 

“Ti chiedo di portare i regali a tutti i bambini che non possono scriverti”
Poste italiane: i bambini pontini spediscono le loro letterine a Babbo Natale negli 87 uffici postali provinciali
La guerra è il tema più ricorrente, ma non mancano richieste originali

Roma, 21 dicembre 2023 – Anche quest’anno tanti bambini pontini si sono rivolti agli sportelli degli 87 uffici postali provinciali, ai portalettere oppure hanno utilizzato le cassette di impostazione per spedire le loro letterine indirizzate a Babbo Natale.

È la guerra il tema più ricorrente nelle missive, che oltre alle classiche liste dei regali contengono anche richieste rivolte ai bimbi meno fortunati. “Per questo Natale vorrei che portassi pace e serenità a tutti i bimbi che vivono in zone di guerra”, scrive Giorgia da Formia, che per lei vorrebbe “Barbie ricci perfetti”. Anche Giulia da Ponza ha un pensiero per suoi coetanei e chiede “cibo e vestiti per i bambini che non ne hanno” e per lei chiede “una casa di Barbie, una qualsiasi scegli tu”. Rebecca da Lenola invece chiede “Quest’anno non voglio regali. Una cosa però vorrei sapere…E ‘ da tanto tempo che volevo farti una domanda. Ma tu esisti davvero? Io non ti ho mai visto perché sono una dormigliona e mi piacerebbe invece conoscerti! Qual è il tuo vero nome? I miei compagni di scuola dicono che tu non esisti ma loro sono brutti e cattivi e forse invidiosi, perché io ricevo sempre tanti regali! quanti anni hai? Non sei un po’ stanco dopo tanti e tanti anni di lavoro faticoso? E come mai se fatichi così tanto hai sempre quella panciona enorme? Rispondimi ti prego!”

Gabriele scrive da Terracina “Caro Babbo Natale, porta un nuovo lavoro al mio papà così non si stanca più tanto e non si lamenta e poi anche la pace nel mondo. Se puoi fai scendere anche la neve che mi piace tanto e qui non cade mai! Ti voglio bene Babbo Natale mi raccomando aspettami e non te ne andare senza prima salutarmi!”.

Daniele, da San Felice Circeo, scrive: “Per questo Natale di volevo qualsiasi cosa vada bene a te. Porta tanta serenità e pace nel mondo”. Da Gaeta arriva anche la lettera di Elisa: “Caro Babbo Natale, sono una bambina un po’ birichina ma ti prometto che mi impegnerò a fare di più la brava. Con questa promessa ti chiedo, se puoi, di portarmi la Scuola di Teatro della Lego”.

Moltissime, anche quest’anno, pure le missive rinvenute nelle cassette di impostazione oppure quelle consegnate direttamente nelle mani dei portalettere. E in altri casi, come nell’ufficio postale di Via Piazzale dei Bonificatori, a Latina Centro, sono state allestite delle cassette postali “a tema”.

Una tradizione, quella delle letterine a Babbo Natale – commenta Fabio Avella, responsabile provinciale della filiale di Latina – che si rinnova ogni anno in tutta la provincia, con i piccoli che affidano a Poste Italiane desideri e speranze da recapitare al loro personaggio immaginario e che   come ogni anno, “tempestano” di domande i colleghi dell’ufficio per testare la nostra affidabilità in quanto raccogliamo e facciamo da tramite con Santa Klaus. Chiedono di tutto: se l’indirizzo riportato sulle buste era corretto e se le lettere sarebbero arrivate in tempo, così come i doni richiesti, quali erano le condizioni di salute di Babbo Natale e dei suoi collaboratori, oltre a voler avere i dettagli sull’ufficio postale di Rovaniemi.”

Poste Italiane – Media Relations

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Appendice del 22 dicembre 2023 (cfr. Commento della Redazione)

Da YouTube. “Il cuore di un palestinese”. Un racconto di Stefano Massini a Piazzapulita, da la7

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Appendice del 13 gennaio 2024 (cfr. Commento della Redazione)

Gli screenshot parziali dei titoli su la Repubblica di ieri, 12 gennaio:

Da pag. 2:

Da pag. 3:


L’amaca

Quando nessuno ha ragione
di Michele Serra
“Siamo accusati di genocidio mentre stiamo combattendo il genocidio”, dice Netanyahu, incredulo, mentre il Sudafrica presenta alla Corte internazionale dell’Aia gli argomenti di accusa contro Israele.
Eppure, né in linea teorica né alla luce della tremenda pratica degli ultimi mesi, niente esclude che a un genocidio si possa replicare con un genocidio. E anzi, e purtroppo, non poche evidenze, sia pure faticosamente raccolte in un clima di esasperata faziosità e di bugie propagandistiche, dicono esattamente questo: che un attacco genocida – tale è, senza ombra di dubbio, l’azione di Hamas il 7 di ottobre del 2023, completo di stupro, tortura, infanticidio – ha generato una reazione uguale e contraria, non essendo ipotizzabile altra definizione per la risposta israeliana, a meno di voler classificare come inevitabili effetti collaterali l’uccisione di migliaia di bambini, donne, civili, la distruzione di case e ospedali, allo scopo di eliminare i capi di Hamas.

Che il 7 ottobre, come dice il capo del governo di Israele, sia “il crimine più terribile contro il popolo ebraico dai tempi della Shoah”, è un’evidenza storica e perfino statistica.

Che la reazione sia stata di smisurata violenza, punitiva di un’intera comunità umana, non solo di individui politicamente responsabili della strage di ottobre, è altrettanto evidente. Per di più, in termini politici ed etici, è disastroso, per i governanti israeliani, e impressionante per l’opinione pubblica mondiale, che siano proprio i sudafricani a sostenere che i fatti di Gaza siano “maturati nell’ambito di 75 anni di apartheid”.
Ci si domanda dove, in questa catastrofe umanitaria, etica, politica, ci sia un varco di pietà e di ragione.

 

9 Comments

9 Comments

  1. Poste italiane - Ufficio Comunicazioni

    21 Dicembre 2023 at 16:03

    Anche quest’anno tanti bambini pontini si sono rivolti agli sportelli degli 87 uffici postali provinciali, ai portalettere oppure hanno utilizzato le cassette di impostazione per spedire le loro letterine indirizzate a Babbo Natale.
    È la guerra il tema più ricorrente nelle missive, che oltre alle classiche liste dei regali contengono anche richieste rivolte ai bimbi meno fortunati.
    “Per questo Natale vorrei che portassi pace e serenità a tutti i bimbi che vivono in zone di guerra”, scrive Giorgia da Formia, che per lei vorrebbe “Barbie ricci perfetti”. Anche Giulia da Ponza ha un pensiero per suoi coetanei e chiede “cibo e vestiti per i bambini che non ne hanno” e per lei chiede “una casa di Barbie, una qualsiasi scegli tu”.

    Nell’articolo di base il Comunicato Stampa completo e la buca delle lettere speciale posizionata nell’ufficio postale di Latina centro.

  2. Piero Vigorelli

    21 Dicembre 2023 at 22:48

    È HAMAS CHE DEVE CHIEDERE PERDONO

    Per la prima volta da circa 40 anni sono in totale disaccordo con il mio amico e compagno Vincenzo Ambrosino.
    Il video che ha chiesto di pubblicare è pura propaganda di bassa lega, con la demagogica strumentalizzazione dei bambini.
    Le guerre sono sempre un concentrato di orrori, le popolazioni civili ne fanno sempre le spese, e la verità è sempre la prima vittima di ogni guerra.
    Il 7 ottobre 2023, con l’attacco di Hamas a Israele, i terroristi hanno ucciso oltre un migliaio di civili inermi, sgozzando bambini in culla e giocando a palla con le loro teste, oppure dopo averli catturati costringendoli a ringraziare Allah per avere un goccio d’acqua da bene. I terroristi hanno ucciso ragazzi che partecipavano a un festival musicale, anziani nei kibbutz, contadini thailandesi e filippini che lavoravano nei campi, hanno violentato ragazzine e ragazzini, donne di ogni età.
    Tutto questo è documentato dalle bodycam dei terroristi, cioè dalle telecamere che cingevano le loro teste, catturati o uccisi dall’esercito israeliano.
    Israele ha fatto vedere queste immagini ai giornalisti e ai governanti dell’occidente, in sedi riservate. Non ha scelto di renderle universalmente pubbliche, per pietà e dignità.
    Al contrario, ogni giorno sono pubbliche le immagini della guerra di rappresaglia di Israele a Gaza, nei resoconti di informazione che quasi sempre ignorano che Hamas continua a spedire razzi su Israele o che dal Libano ne arrivano altri.
    Di striscio, si apprende tuttavia che la città sotterranea costruita da Hamas negli anni, con i soldi spediti da vari stati arabi o mussulmani come aiuti umanitari per la popolazione affamata, avevano gli “ingressi” nei cortile degli asili nido, sotto gli ospedali, nella gabbia della biglietteria del Luna Park, nelle scuole dell’Onu (dove si insegna ai bimbi palestinesi ad odiare Israele e gli ebrei).
    La popolazione civile e i bambini palestinesi sono utilizzati come scudi umani da Hamas.
    Sono quindi i terroristi di Hamas che devono chiedere perdono per i bambini che hanno ucciso in Israele e per i bambini che hanno fatto uccidere a Gaza.

  3. vincenzo

    22 Dicembre 2023 at 10:37

    Caro Piero,
    non siamo quasi mai stati d’accordo sui vari argomenti affrontati negli ultimi anni tra di noi e – questo è vero – c’è stato confronto dialettico su tesi contrapposte che sono rimaste distanti in molti casi.
    Questa del massacro del popolo di Gaza è una di quelle.
    Mi mantengo moderato – per quanto riguarda quella che viene chiamata una guerra tra Israele e Hamas – per non fare arrabbiare chi ci ospita, per cui parlerò solo delle due azioni militari: quella di Hamas prima e quella di Israele poi.
    Hamas ha compiuto una azione terroristica condannata senza se e senza ma. Le azioni militari per non essere terroristiche devono avere degli obiettivi militari o politici ben precisi. Non possono colpire in modo indiscriminato producendo una carneficina tra civili inermi. Secondo il Times of Israel, Hamas ha avuto il pieno controllo di Be’eri per 17 ore.
    Hamas ha lanciato migliaia di razzi contro le città israeliane: la stragrande maggioranza è stata intercettata dal sistema missilistico israeliano Iron Dome. Ha tentato di arrivare sulla spiaggia israeliana di Zikim con alcune barche e motoscafi, ma i miliziani sono stati respinti dall’esercito israeliano. L’azione di terra ha avuto “successo”. Hamas è entrata in Israele sud con uomini armati in motorette, deltaplani e automobili portando all’uccisione di 1400 civili e 220 israeliani sequestrati.
    Israele viene definita l’unica democrazia in medio oriente è anche la democrazia più armata con sistemi di difesa e di attacco immediati, con un sistema di intelligence sicuramente uno dei più sofisticati al mondo. Ma non solo, è notorio che sia i servizi egiziani che quelli americani avevano allertato i servizi israeliani che qualcosa si muoveva ai confini di Israele con Gaza. Eppure non c’è stata l’allerta militare e addirittura in quelle zone è stato concesso di fare un raduno di giovani festanti.
    Ignorati gli allarmi dei servizi segreti. Perché?
    Fatto sta che a poche ore il potere politico-militare israeliano si è accorto di questo attacco di Hamas ed è intervenuto con elicotteri, carri armati e militari i quali hanno sparato fuoco rispondendo al fuoco nemico sui loro Kibbutz di Be’eri e Kfar Azza. A Be’eri, abitato da un migliaio di persone, sono stati uccisi 108 israeliani, molti sono stati rapiti. A Kfar Azza abitato da 800 persone, diversi giornalisti in visita poco dopo l’attacco, hanno dichiarato di aver visto mucchi di cadaveri di civili israeliani e miliziani di Hamas ancora a terra.
    Mi chiedo: quando sono intervenuti gli elicotteri israeliani, con la loro potenza di fuoco chi colpivano: solo i terroristi?
    Ma dopo c’è stata quella che tutti chiamano reazione israeliana di attaccare con aerei, missili e poi con l’esercito la striscia di Gaza.
    La Striscia di Gaza è un territorio largo dai 6 ai 12 Km lungo 41 Km dove è concentrata una popolazione di 1,6 milioni di abitanti.
    In questa città ristretta con una sola via di fuga verso l’Egitto, sono stati bombardati e passati al setaccio dall’esercito israeliano una popolazione inerme. I superstiti di questa carneficina rimangono ancora assediati, sotto le bombe senza acqua, senza medicine, senza viveri, senza una casa.
    L’ONU ha protestato, il cessate il fuoco ha avuto però il veto americano per cui continuano a morire i palestinesi. I morti civili sono arrivati a 20 mila nella striscia di Gaza ma si muore anche in Cisgiordania.
    Mi chiedo: può un stato democratico fare una cosa del genere. Può la comunità internazionale permettere una tale carneficina? Può essere sconfitto Hamas da un’azione del genere? Qual è la via di uscita politica? Dove finiranno i profughi palestinesi se Israele non li vuole più a Gaza? Che fine faranno tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite che volevano due Stati per due popoli? Fino a quando gli altri popoli arabi sopporteranno questa carneficina?
    Io penso che questa azione di Israele sia sproporzionata. Diritto alla difesa sì, ma noi stiamo assistendo ad un genocidio senza via di uscita. Per questo anche io chiedo perdono al popolo palestinese che oggi viene massacrato e cacciato dalla sua terra.

  4. Proposto dalla Redazione

    22 Dicembre 2023 at 18:20

    “Il cuore di un palestinese”. Un racconto di Stefano Massini a Piazzapulita, da la7 di un mese fa circa (comunque dopo il 7 ottobre).
    Stefano Massini recupera dai quotidiani di cinque anni fa la storia di un bambino palestinese di 18 mesi, in attesa di un trapianto di cuore. Ed è una vicenda tutta da ascoltare, che può diventare simbolo di un dialogo oggi all’apparenza impossibile.

    Il video da YouTube nell’articolo di base

  5. La Redazione riporta un commento di Michele Serra

    13 Gennaio 2024 at 06:05

    A proposito dell’iniziativa del Sudafrica di portare Israele davanti al Tribunale internazionale dell’Aia con l’accusa di genocidio nei confronti del popolo palestinese, riportiamo il commento del giornalista di Repubblica sul giornale di ieri, 12 gennaio 2024

    L’amaca
    Quando nessuno ha ragione
    di Michele Serra
    “Siamo accusati di genocidio mentre stiamo combattendo il genocidio”, dice Netanyahu, incredulo, mentre il Sudafrica presenta alla Corte internazionale dell’Aia gli argomenti di accusa contro Israele.
    Eppure, né in linea teorica né alla luce della tremenda pratica degli ultimi mesi, niente esclude che a un genocidio si possa replicare con un genocidio. E anzi, e purtroppo, non poche evidenze, sia pure faticosamente raccolte in un clima di esasperata faziosità e di bugie propagandistiche, dicono esattamente questo: che un attacco genocida – tale è, senza ombra di dubbio, l’azione di Hamas il 7 di ottobre del 2023, completo di stupro, tortura, infanticidio – ha generato una reazione uguale e contraria, non essendo ipotizzabile altra definizione per la risposta israeliana, a meno di voler classificare come inevitabili effetti collaterali l’uccisione di migliaia di bambini, donne, civili, la distruzione di case e ospedali, allo scopo di eliminare i capi di Hamas.

    Che il 7 ottobre, come dice il capo del governo di Israele, sia “il crimine più terribile contro il popolo ebraico dai tempi della Shoah”, è un’evidenza storica e perfino statistica.

    Che la reazione sia stata di smisurata violenza, punitiva di un’intera comunità umana, non solo di individui politicamente responsabili della strage di ottobre, è altrettanto evidente. Per di più, in termini politici ed etici, è disastroso, per i governanti israeliani, e impressionante per l’opinione pubblica mondiale, che siano proprio i sudafricani a sostenere che i fatti di Gaza siano “maturati nell’ambito di 75 anni di apartheid”.
    Ci si domanda dove, in questa catastrofe umanitaria, etica, politica, ci sia un varco di pietà e di ragione.

    Nell’articolo di base, il più recente in cui questo sito ha riportato opinioni contrastanti sulla guerra israelo-palestinese, sono riportati dei titoli dalla pagina dedicata, su la Repubblica di ieri.

  6. vincenzo

    13 Gennaio 2024 at 08:18

  7. Piero Vigorelli

    13 Gennaio 2024 at 20:37

    Per completezza dell’informazione, ritengo sia corretto pubblicare, in opposizione a quanto proposto dal prof Ambrosino, l’intervento introduttivo del legale dello Stato di Israele alla Corte dell’Aja, che ribalta le accuse di genocidio su Hamas e le sue continue atrocità dirette allo sterminio della razza ebraica.

    http://www.linformale.eu/il-tentativo-di-negare-a-israele-il-diritto-di-difendersi/

  8. vincenzo

    14 Gennaio 2024 at 10:48

    Serra dice che nessuno ha ragione, come fece Pilato, così nel migliore dei modi fa l’Occidente. Hamas e Netanyahu pari sono e noi ci laviamo le mani.
    Nel silenzio totale, davanti a una continua azione militare che si protrae da tre mesi, che produce freddamente distruzione e morte, c’è il Sud Africa che ci comunica formalmente “che stiamo assistendo ad un genocidio” e questa sua accusa la porta alla Corte dell’Aia.

    E grazie a questa presa di posizione coraggiosa del Sud Africa – perché ci vuole coraggio a mettersi contro la forza militare e finanziaria che governa il mondo – adesso davanti ad una tribunale internazionale deputato a processare crimini di guerra – ci sono persone in giacca e cravatta, avvocati, che partendo da tesi contrapposte e inconciliabili discutono e fanno discutere.
    Si arriverà mai ad un giudizio che non sia politico? Ai posteri l’ardua sentenza.
    L’avvocato israeliano ha descritto delle brutalità imperdonabili, ma se le descrive l’altro avvocato? E’ una discorso di quantità, da una parte ci sono 1000 morti dall’altra siamo arrivati a 23.000 morti. C’è assoluta sproporzione.

    Ma di questi tribunali, di queste anche risoluzioni delle Nazioni Unite sul cessate il fuoco, a Netanyahu non può importare di meno.

    Netanyahu ha bisogno dell’appoggio degli USA e dell’Europa, ha bisogno di armi: alla politica in Medio Mriente ci pensano lui e il suo governo. A come trattare i palestinesi ci pensa lui. E per pensare a come trattare i Palestinesi e in generale gli arabi, Netanyahu ha messo su il governo più di destra della storia di Israele.

    Di cosa ha paura Netanyahu? Dell’opposizione interna e questa ce l’hanno fatta vedere addirittura per televisione. Manifesta contro le politiche di Netanyahu da prima che ci fosse l’attacco di Hamas. Gli stessi manifestanti israeliani si chiedono e chiedono al loro governo: come è potuto succedere che noi, che siamo la potenza più tecnologicamente avanzata in quanto ad armamenti e ad intelligence ci siamo fatti infilare da quell’armata Brancaleone?

    Se lo chiedono gli israeliani che hanno i parenti rapiti dai terroristi e ne sanno anche la ragione. Conoscono la ragione e la vedono nella azione militare che sta arrivando oltre ogni limite di ragionevole diritto di difesa. Solo noi facciamo finta che tutto succeda perché ci sono dei pazzi in giro.

    Ma intanto ci sono due milioni di profughi palestinesi che vengono spinti verso l’Egitto. A Netanyahu frega qualcosa se con la sua azione va ad invadere un altro stato? Netanyahu avrà un piano per il dopo guerra? E chi lo conosce questo piano? Forse gli alleati americani? Magari dovremmo cacciare soldi dalle nostre tasche per far fronte ad un’altra emergenza umanitaria.

    A nessuno è venuto in mente che nelle acque prospicienti la striscia di Gaza ci sono pozzi di gas importanti? Pozzi ancora non sfruttati rivendicati da Hamas? E gli altri pozzi che sono davanti alle coste libiche?

    Avremo modo di vedere come va a finire questa storia, dopo tutto noi siamo in prima fila, sediamo in poltrone ancora comode ma fino a quanto possiamo fare da spettatori?

  9. Guido Del Gizzo

    14 Gennaio 2024 at 17:05

    Il tifo calcistico sui morti in Israele e a Gaza

    Faccio una fatica maledetta non solo a schierarmi, ma anche solo a seguire i ragionamenti sulle responsabilità per le vittime in quella parte del mondo.
    Il problema che vedo, è che si tratta di una parte di mondo che si sta estendendo irrimediabilmente.
    Così vi suggerisco la (ri)visione di un classico del buonsenso inutile ed inascoltato, in circostanze analoghe, poco meno di ottant’anni fa.
    Buona domenica

    https://www.youtube.com/watch?v=AMgEwsvXJls

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