Mediterraneo

Medioceano, un nuovo nome e un più ampio ruolo per il Mediterraneo

segnalato dalla Redazione 

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Il sito ha sempre avuto un grande interesse, per il Mediterraneo, inteso sotto ogni aspetto, dal meramente geografico a tutte le sue espressioni, perfino poetiche e musicali. Ne sono prova le numerose schermate che si ottengono  all’indice, impostando la ricerca per Mediterraneo: 158 schermate  di 7 articoli ciascuna; una vera enciclopedia!
Non potevamo omettere perciò questo importante articolo (da la Repubblica di ieri 14 dicembre 2024) a firma Lucio Caracciolo, fondatore (nel 2993) e tuttora direttore della preclara rivista italiana di geopolitica Limes (1).

Il grande gioco
La nuova geopolitica dell’acqua salata
di Lucio Caracciolo

Ecco perché le potenze mondiali – Usa, Cina e Russia – e i Paesi emergenti, cercano sempre di più il controllo dei mari. A partire dal nostro Mediterraneo

La temperatura della potenza di un paese si prende nell’acqua salata. È la storia a ricordarcelo. I grandi imperi occidentali, dal britannico all’americano, si sono costruiti e cantati sul dominio delle onde (Britannia rules the waves). Oggi tutte le grandi potenze o aspiranti tali producono le loro “dottrine blu”. Se non conti in mare, non conti.

Dalla Cina alla Turchia, dall’India alla Nigeria, gli attori emergenti e ambiziosi che tornano o si affacciano da protagonisti sulla scena internazionale scommettono sul mare per affermarsi sotto ogni profilo, dall’economico al geostrategico. L’accesso alle principali rotte commerciali è la condizione inaggirabile per espandere la propria influenza.

Tanto che i mari vengono trattati come terre: la competizione per disegnarvi le rispettive zone economiche esclusive segue gli stessi princìpi della geopolitica classica, in barba alle lasche regole del diritto internazionale. L’Italia, al centro di un mare strategico, è in posizione più che privilegiata. Peccato non se ne renda conto. Ingiustificabile spreco di risorse potenziali e riduzione della nostra sicurezza. Amnesia pericolosa.

Un solo dato per tutti: negli ultimi anni alla nostra frontiera marittima meridionale, in quella che una volta era la Libia e oggi è terra contesa fra milizie e potenze straniere, si sono installate Turchia (in Tripolitania) e Russia (in Cirenaica). Qualcuno se n’è accorto? Sono state prese contromisure adeguate? C’è da dubitarne.
Per ricordare le dimensioni della partita mediterranea, qualche dato geopolitico e alcune cifre di base.

Il mare già “nostro” si svela geopoliticamente Medioceano a causa della partita fra Stati Uniti e Cina, la cui posta in gioco finale è il controllo delle massime rotte oceaniche, quindi degli stretti (colli di bottiglia) che lo facilitano.
Il Medioceano è infatti connettore fra Atlantico, oceano eponimo dell’alleanza fra occidentali europei e nordamericani, e Indo-Pacifico, dove si decide la competizione fra cinesi e statunitensi. Considerando anche il ritorno dei russi, a partire dall’intervento in Siria (2015) fino all’invasione dell’Ucraina, noi ci troviamo al centro del campo di scontro fra le tre potenze massime, protagoniste della Guerra Grande.
Sommandovi infine la questione migratoria, che converge nelle acque dello Stretto di Sicilia, abbiamo un’idea di quanto l’Italia, grazie al suo affaccio marittimo, sia oggettivamente importante su tutti i quadranti strategici.

Quanto all’economia blu, per noi significa oltre 50 miliardi di euro all’anno, con quasi un milione di addetti e oltre 200 mila aziende, in un contesto geo-economico in crescita. Nel Medioceano transita il 20% del traffico marittimo mondiale, vi si svolge il 27% degli scambi via container, sviluppando il 10% del pil globale. Dopo il nuovo allargamento del Canale di Suez queste percentuali cresceranno ancora, condizioni di sicurezza permettendo. Purtroppo sotto il profilo logistico e della portualità in genere noi italiani siamo indietro, anche per le rivalità campanilistiche e per la carenza di coordinamento da parte dello Stato.

Il battesimo di un ministero del Mare, ancora in via di strutturazione, segnala che forse la politica si sta svegliando. Così come l’approvazione di una legge per l’istituzione di una Zona economica esclusiva nazionale. Anche se finora poco si muove su questo fronte, per timore di confrontarsi con i vicini che nel frattempo rivendicano il diritto di sfruttare ampi spazi di Mediterraneo. Per esempio l’Algeria, paese diventato chiave per il nostro approvvigionamento energetico, tratta da propri ampi spazi del Mar di Sardegna, inviandovi sottomarini di fabbricazione russa a battere bandiera.

Le guerre in Ucraina e a Gaza hanno poi segnato il ritorno in forze della Marina americana nel Mediterraneo, vedremo quanto temporaneo. Le basi Usa/Nato sul nostro territorio, quasi tutte collocate in prossimità del mare, testimoniano del modo in cui la nostra potenza di riferimento guarda allo Stivale: insostituibile piattaforma logistica e strategica nel cuore del Mediterraneo, al crocevia fra Eurasia e Africa. Con lo Stretto di Sicilia quale snodo fondamentale.
Un decisivo salto di paradigma è l’aggiunta della dimensione subacquea ai cinque campi strategici classici: terra, mare, aria, spazio e ciberspazio. Il lato oscuro del mare, di cui sappiamo quasi nulla, concerne non solo le risorse custodite nei fondali ma soprattutto i cavi Internet sottomarini, attraverso i quali viaggia il 95% dei dati, e le condotte energetiche. Bersagli facili da colpire, come ci ha ricordato il sabotaggio del gasdotto baltico Nord Stream.

Il polo nazionale della subacquea, inaugurato ieri a La Spezia (2), coordinato dalla Marina militare, è un primo segnale del nostro speciale interesse per questa dimensione.

Illustrazione (dall’articolo di Repubblica). L’Atlante catalano (1375), la mappa più importante del Medioevo.

[Di Lucio Caracciolo, da la Repubblica del 14 dicembre 2023]

Note

(1) – La pagina centrale de la Repubblica del 14 dic. 2023 con l’articolo riportato sopra in chiaro e, a lato, la notizia del conferimento a Lucio Caracciolo del premio “Eugenio Scalfari” (alla seconda edizione, 2023):
La Repubblica del 14 dic. 2023. Pagg. 36-37

(2) – Il Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS) – realtà connotata da una marcata identità interministeriale e animata dalla cooperazione tra strutture pubbliche e private – nasce come risposta del Sistema Paese per promuovere, sviluppare, coordinare le sinergie delle diverse eccellenze nazionali nel settore.


https://www.analisidifesa.it/2023/12/inaugurato-a-la-spezia-il-polo-nazionale-della-dimensione-subacquea/

Le due immagini qui sopra, dal sito citato: www.analisidifesa.it

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La prima delle innumerevoli schermate del sito sul tema del  Mediterraneo (cliccare per ingrandire)

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