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Attenti, che forse si sono sbagliati…
Premessa obbligatoria. Ogni intervento d’urgenza, assunto dall’attuale esecutivo, che siano decreti legge o altre iniziative, deve essere commentato non prima di almeno 72 ore, tempo minimo necessario per verificare se si tratti di una svista, di un malinteso o altro.
Così, la frettolosa marcia indietro, sul progetto di “educazione affettiva” nelle scuole, oltre a confermare la validità della premessa, ci dice molto sulla distanza esistente tra l’attuale compagine di maggioranza e l’illuminismo, altro che dialettica democratica o culturale.
L’esecutivo in carica, ben oltre le intenzioni dei suoi componenti, è stato preso d’assalto da branchi di personaggi che da decenni covano vendetta contro l’antifascismo (parola che hanno pronunciato, forse, solo una volta nel 1945 e solo perché avevano un’arma puntata contro) e poi contro il ’68, il femminismo e tutte le battaglie culturali che hanno perso, dal divorzio all’aborto.
Il Paese, però, vive certamente nel 2023 e certamente ci vivono i giovani, destinatari dell’iniziativa che non avverrà.
Ci sono cresciuto, in mezzo agli “accesi confronti di idee”: mio nonno era capitano degli Arditi nella guerra ‘15 –’18 e scriveva le date in “anno dell’era fascista”, mio zio, di cui porto il nome con orgoglio, è morto a 16 anni ad Anzio, combattendo contro gli Americani che sbarcavano e mio padre era un missino della prima ora.
Sono uscito di casa a 17 anni e sono la prova che i cambiamenti culturali avvengono e non possono essere impediti: come per il mitico Giovanardi, il paladino del conservatorismo culturale del Nuovo Centrodestra, ricordate?
La figlia gli comunicò che era fidanzata con un rasta, nero e sposato con un altro uomo… la sorte è ironica, a volte.
Da mio padre, che ammiravo e amavo come un figlio, ho imparato due cose fondamentali: che si deve coltivare l’irriverenza nei confronti di tutto, tranne la miseria, e che le persone possono essere sorprendentemente migliori delle idee che professano.
Il problema non è confrontarsi con chi la pensi diversamente, ma che gli interlocutori che hanno proposto a Paola Concia, per parlare di “Donne, Vita e Liberta’”, sono come Ebrahim Raisi e il suo segretario: sanno esattamente di cosa si tratti e sono ideologicamente, politicamente e culturalmente contrari, fino alla ferocia.
In Iran, le donne, la vita e la libertà sono represse nel sangue.
Qui da noi, c’è qualcuno che je piacerebbe... Che facciamo? Gli mandiamo le mimose l’8 marzo?
L’ho già detto a proposito dell’ideona di Paola Cortellesi e Elly Schlein sullo stesso tema (leggi qui, in Commenti): “’a mme me sembrano sceme…”
Le vignette che illustrano l’articolo sono di Mauro Biani (a cura della Redazione)