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“Tutte le arti vorrebbero essere musica…”
[voce fuori campo di Paolo Conte all’inizio del docufilm]
Dal concerto che Paolo Conte ha tenuto al Teatro alla Scala di Milano il 19 febbraio di quest’anno, è stato tratto un docu-film il cui trailer si può guardare qui sotto su YouTube (da cui è ripresa anche la didascalia allegata):
Paolo Conte alla Scala – Il Maestro è nell’anima è un film di genere documentario, musicale del 2023, diretto da Giorgio Testi, con Paolo Conte. Uscita al cinema il 04 dicembre 2023. Distribuito da Medusa Film.
“Nel febbraio del 2023 il Teatro alla Scala di Milano, da 250 anni Tempio dell’opera, della musica classica e del balletto, si è aperto per la prima volta alla canzone popolare – intesa nell’accezione anglofona di popular music – e lo ha fatto con il più nobile e il più autenticamente popolare tra gli autori di canzoni in lingua italiana, il più artista e il più artigiano, il più letterario e il più musicista, il più classico e il più all’avanguardia: Paolo Conte. Da questo evento eccezionale, dalle proporzioni storiche e performative enormi, è nato il film documentario “Paolo Conte alla Scala, Il Maestro è nell’anima”. Lo storico concerto ne è insieme fulcro preponderante e pretesto per entrare nell’anima del Maestro, osservarlo dietro le quinte e durante le prove, e interrogarlo nel suo rapporto con la musica e con i musicisti, con le parole e le sue passioni. La voce del Maestro di oggi si mescola poi con quella del Paolo Conte giovane, attraverso immagini di repertorio dell’archivio di famiglia che raccontano “sotto le stelle del jazz, ma quanta notte è passata”.
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Ho visto il film, in uno dei tre giorni di programmazione nelle sale, e ne sono uscito carico di meraviglia, come si dice.
Paolo Conte lo seguo da sempre. Non a caso una delle prime “Canzoni per la domenica” è stata la sua Novecento: per ascolta e leggerne, al link in fondo a questo articolo.
La meraviglia del film è stata per due motivi distinti: il livello musicale dell’orchestra che accompagnava il maestro. Suonano con lui da molto tempo – si ritrovano, più giovani, in registrazioni su YouTube di una decina di anni fa, per esempio -, ma anche tenendo conto di ciò, l’eccellenza dei singoli elementi e l’amalgama dell’insieme sono notevoli; direi ‘stratosferici’. Ci sono state nel concerto (e sono riportati interamente nel docu-film) gli assolo di tre dei musicisti – al sassofono, alla fisarmonica e al violino -, nel contesto di uno dei brani – la famosa Diavolo rosso. Quando Conte ha finito di cantare, mentre l’orchestra teneva il bordone su una tonalità di re minore, singolarmente i tre si sono prodotti in degli assolo di un virtuosismo impressionante. Mentre Conte stava ad ascoltare. Credo il momento più alto del docu-film.
Poi lui è sempre bravissimo, ma l’età, 88 anni, si sente e si vede.
Al concerto alla Scala sono stati presentati solo alcuni dei pezzi più famosi di Paolo Conte, con cui avrebbe potuto conquistare il pubblico a mani basse; per la maggior parte erano canzoni recenti, ma un grande valore aggiunto erano gli arrangiamenti, originali ma stravolti, rispetto al motivo conosciuto, tanto che solo dopo qualche minuto si riusciva a identificarlo. Un modo di fare musica – rinnovando o arricchendo il proprio repertorio – che solo pochi pochi musicisti, si possono permettere. L’ho sentito fare da Bob Dylan e – visto di recente -, da Lucio Dalla, in “DallAmeriCaruso”, film sul mitico concerto di Lucio Dalla a New York nel 1986:
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Un altro motivo di meraviglia – dovevo saperlo, ma me lo sono ricordato solo quando l’ha ribadito – è che per Paolo Conte, nel processo della composizione, la musica è preminente rispetto alle parole; che vengono dopo, stimolate dalle note, da un’atmosfera, un’impressione, un colore.
Ora, la creazione artistica è di per sé un miracolo che gli stessi protagonisti non riescono a spiegarsi. Ma questa affermazione è ancora più incomprensibile per chi ha un immaginario innescato dalle parole. Capisco che è un mio limite e per un musicista il processo creativo funziona diversamente, ma non riesco a spiegarmi una canzone come Novecento appunto (perciò l’ho citata prima) in cui le parole hanno una capacità di evocazione e un significato talmente densi che è difficile pensarli secondari rispetto alla musica.
Una delle prime canzoni della domenica, Novecento di Paolo Conte:
E visto che siamo sul tema, anche se non è domenica, propongo qui un’altra perla di Paolo Conte che mi ha sempre affascinato, della sua vastissima produzione.
I giardini pensili hanno fatto il loro tempo, sempre nell’album 900 uscito nel 1992 che ha per me un valore aggiunto, per essere stato presente alla sua presentazione dal vivo, a Roma.
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