di Francesco De Luca
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Non mi appassionano le preghiere che innalzano lodi per chiedere benefici. La preghiera è tentare di connettersi in maniera assoluta al Tutto che ci circonda e ci comprende. Questa è la mia idea. Che, nel corso egli anni, però ho dovuto nascondere per trovare accordi con i compaesani e condividerne lo spirito. L’involucro musicale in cui la preghiera è racchiusa e che la esprime, trova in me un attore consenziente, e canto le canzoni religiose con trasporto.
Quelle rivolte all’ Immacolata in modo particolare.
Come questa che presento: Col dì che muore. L’autore (parole e musica) è don Luigi Dies (1).
Non la proponeva in chiesa perché è adatta ad un solista e manca di coralità. Ma è gonfia di verità.
A me la insegnò mio fratello Aniello (che gode della vicinanza del suo Dio), e me la trasmise come la più vera fra le tante che don Luigi dedicò alla Vergine.
Più vera perché manifesta la cedevolezza dell’uomo nei confronti delle avversità della vita. L’uomo si avvede della sua pochezza e si rivolge a chi può sostenerlo nelle cadute. E’ la Madonna!
Per noi, i giuvene d’ a Mmaculata, era la Madonna a sostenerci.
S’era nel periodo dell’adolescenza: grandi passioni, cocenti tormenti, enorme fede.
La lettura del testo saprà, più delle mie parole, rendere il bulinare dell’animo in tensione. La dolcezza della melodia lo placa! La voce è mia, l’arrangiamento e l’esecuzione sono di Nino Picicco, la trascrizione è di Tonino Esposito.
Col dì che muore
Col dì che muore
L’ anima stanca
Di palpitare vien meno e manca
Par che si spenga a poco a poco
Della speranza l’ultimo fuoco
Se non mi porgi la bianca mano
Se non sorreggi il cuore umano
Sono perduto dolcezza mia
Salvami tu Vergin Maria
Questa la versione cantata
(1) Nota: il 16, nella sala polifunzionale si terrà la Commemorazione del 50° della morte di don Luigi. E’ una manifestazione pubblica a cui tutta la popolazione è invitata a partecipare.