La Redazione
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Mentre registriamo e attendiamo di metabolizzare la grande partecipazione delle donne alla manifestazione di ieri a Roma, recuperiamo la presentazione – sulla posta del sito dei giorni scorsi – di uno spettacolo al femminile all’Ariston di Gaeta.
L’immagine di copertina di Repubblica di stamattina 26 novembre
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Gaeta, successo per lo spettacolo “Briciole” contro la violenza sulle donne presentato dalla Croce Rossa sud pontino al teatro Ariston
Stefania Paternò in scena con Briciole all’Ariston, emozione in sala per la tematica dei femminicidi e per l’interpretazione magistrale dell’artista palermitana che ha incarnato la vittima del narcisista
Gaeta – Grande successo per la pièce teatrale “Briciole” di Stefania Paternò presentata mercoledì 22 novembre al Teatro Ariston, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, dalla Croce Rossa Italiana – Comitato Sud Pontino ODV.
Un monologo scritto e interpretato dalla Paternò, giovane e poliedrica attrice teatrale palermitana, che pone l’attenzione sulle relazioni tossiche e in modo particolare sul narcisismo patologico.
Ricordiamo che l’iniziativa del Comitato Sud Pontino è nata per sensibilizzare le persone sul fenomeno delle violenze psico-fisiche subite dalle donne all’interno e fuori delle mura domestiche, allargando i numeri dei femminicidi in Italia in un modo incontrollato.
Presenti allo spettacolo le massime cariche locali, regionali e nazionali della CRI, ovvero il dott. Adriano De Nardis, consigliere del Consiglio Nazionale della CRI, il dott. Salvatore Coppola, Presidente Regionale della CRI, il dott. Alessandro Sparagna, Presidente Comitato Sud Pontino CRI e Antonio Testa, vicepresidente e delegato al sociale per il Comitato Sud Pontino CRI.
Ad aprire i saluti istituzionali, il dott. Sparagna che ha voluto ricordare l’impegno costante, silenzioso e gratuito che ogni giorno la Croce Rossa Italiana mette in campo per aiutare i più fragili e ha sottolineato l’importanza del non restare mai indifferenti a ciò che accade, citando una celebre frase di Albert Einstein: “Il mondo è un posto pericoloso non a causa della gente che fa il male; ma a causa della gente che, stando a guardare, permette che si faccia”. Successivamente, a prendere la parola è stato il dott. Coppola che ha voluto ricordare i numeri “allarmanti” dei femminicidi compiuti in Italia dall’inizio dell’anno 2023: 303 le donne uccise, per la maggior parte, dai propri compagni o ex compagni fino ad oggi, citando il drammatico caso di Giulia Cecchetin che ha sconvolto l’opinione pubblica per la giovane età dei suoi protagonisti.
Poi è stato il momento del dott. De Nardis che ha voluto ricordare le azioni compiute dalle istituzioni per arginare il tragico fenomeno, rimarcando l’importanza della centralità della comunità che non deve distogliere l’attenzione da quelli che sono i grandi problemi che la stanno attraversano, come quello del crescente numero dei femminicidi.
Infine, c’è stato l’intervento del dott. Testa che ha voluto introdurre lo spettacolo e la bravissima Stefania Paternò, la quale, ha sottolineato Testa, ha voluto trasformare il suo dolore e la sua esperienza con un partner narcisista in un monologo teatrale lanciando un importante messaggio di speranza a tutti coloro, uomini e donne, che si trovano intrappolati in storie malsane, dimostrando che trovare il coraggio di dire basta è possibile. Inoltre, Testa, ha voluto rimarcare la vicinanza della Cri a tale fenomeno, sottolineando come il teatro, sia un importante strumento per diffondere cultura, valori, sentimenti ed emozioni che abbiamo bisogno di riscoprire.
Lo spettacolo “Briciole”
Briciole ha debuttato nel 2021 e Stefania Paternò ha ricevuto la menzione speciale di “Migliore Attrice” all’interno della rassegna del Premio Traiano. Dallo spettacolo inoltre è stato tratto il libro “Briciole. 100 modi per dirti che mi amo”, scritto dalla stessa Stefania Paternò che è stato presentato su Rai Tre, all’interno del programma Sopravvissute. Nel monologo Stefania Paternò pone l’attenzione sulle relazioni tossiche e in modo particolare sul narcisismo patologico. Lo spettacolo nasce con l’intento di far sorridere il pubblico e di esorcizzare il dolore attraverso il sorriso. Perché secondo l’attrice Paternò, non c’è modo migliore che comunicare un dolore attraverso la risata, in modo da poterlo comprendere ancora più in profondità per poi attuarne il definitivo distacco e tra una risata e una lacrima, una canzone ed un’altra risultando un vero e proprio one woman show, si viene catapultati dentro il mondo della protagonista, un mondo variopinto, ricco di colpi di scena e profonde riflessioni sulla sua vita.
Lo spettacolo nasce da un dolore reale, il suo e quello di molte altre persone conosciute durante il suo percorso, tratta di una storia vera e purtroppo comune a molti, in cui si parla di manipolazione, abbandono, violenza fisica e psicologica.
Ma prima di tutto è una storia di cambiamento e di riscatto, quello della protagonista, che durante lo spettacolo dovrà affrontare con coraggio tutti i suoi mostri per iniziare a liberarsene. Si parla di forza e di rinascita, di paura e di delusione, indubbiamente è un monologo terapeutico sia per l’attrice che per lo spettatore che si immerge completamente all’interno di una storia che ha molto da insegnare, a tutti, grandi e piccoli, uomini e donne.
In questa storia emerge molto chiaramente l’importanza del lavoro su noi stessi, solo facendo un grande lavoro di cambiamento, ognuno di noi potrà riuscire a ritrovare la propria integrità e ad entrare in contatto con le proprie ferite, quelle più profonde, affinché nessuno potrà più farci del male. I manipolatori esisteranno sempre, ma avremo gli strumenti per riconoscerli in tempo e il nostro obiettivo non sarà cambiare loro, ma cambiare noi stessi grazie al nostro amor proprio Quando si è coinvolti in una relazione con un narcisista, ci si trova come in una gabbia dorata perché il narcisista ti destabilizza, la sua imprevedibilità non ti fa sentire davvero al sicuro ma, nonostante questo, vai avanti, attratto dalla forza del narcisista che conosce perfettamente le tue fragilità e sa come colpirti, da una parte ti fa vivere in questo stato di incertezza perenne, dall’altro ti ricopre di attenzioni e di lusinghe, soprattutto all’inizio del rapporto.
Ed è proprio questo che affronta la protagonista dello spettacolo, l’inferno e il paradiso contemporaneamente, un vortice di emozioni, spesso in contrasto tra di loro, ma che nonostante tutto la tengono legata a questo rapporto, perché pensa di meritare questo tipo di amore, che poi amore non è, le lusinghe che riceve riempiono le sue insicurezze, le promesse i suoi vuoti, diventando così una donna complementare al suo narciso, ne diventa il suo specchio dove egli si riflette. E alla fine lei si convince che l’amore sia questo.
Ma l’amore è altro, non si affanna, respira lentamente, si costruisce giorno con lentezza e armonia, farà sorridere, ridere, ti farà anche litigare ma in modo costruttivo e non distruttivo e scalderà il cuore senza ustionarlo, ti farà sentire semplicemente felice.
Stefania Paternò sullo spettacolo andato in scena all’Ariston di Gaeta.
“Sono così felice. Quando crei qualcosa da te stesso, dalle tue esperienze, e poi quel qualcosa lo vedi crescere, fiorire è una sensazione di piena gratitudine. Aver trasformato quel dolore in arte e poter raccontare la mia storia, poter far ascoltare la mia voce, sensibilizzare più gente possibile a questi argomenti legati ai rapporti tossici è pura magia. Questo è ciò che è accaduto al Teatro Ariston di Gaeta, non è la prima volta che mi esibisco con questo spettacolo, ma è sembrato un vero e proprio debutto, perché per la prima volta avevo davanti un pubblico di circa 500 persone, in un grande teatro, un pubblico attento e partecipe, c’è stata infatti una grande risposta e questo mi ha dato modo di improvvisare nuove battute, di provare nuove parti del testo che avevo scritto recentemente, di avere un rapporto col pubblico molto più intenso e fluido.
Ringrazio il presidente della Croce Rossa Sud Pontino, Alessandro Sparagna per la sua gentilezza e disponibilità, al vicepresidente Antonio Testa, che ha avuto questa splendida idea, si è fidato, ha rischiato e ha ottenuto una grande serata, ad Antonio Mazzone e al presidente regionale della CRI Salvatore Coppola e al consigliere del consiglio nazionale Adriano De Nardis, a tutti i membri della Croce Rossa che erano presenti in sala.
A Rita, che gestisce con cura questo splendido teatro e ai tecnici, al direttore di palco, ai vigili del fuoco e allo straordinario pubblico in sala.
Infine, a @richardwolf_official che mi ha fatto da tecnico audio e luci, da fotografo, da venditore e che ha condivido con me il palco con la canzone Sally di Vasco Rossi”.
Stefania Paternò sarà il 25 novembre a Forlì, per una mattina con le scuole, organizzata dal Tavolo Permanente delle Associazioni contro la violenza alle donne e sempre il 25 novembre all’Unipol Auditorium in un evento che propone un viaggio in musica al femminile dall’800 ai giorni nostri, per ascoltare le composizioni di grandi donne, organizzato in collaborazione con Centro Studi Euterpe Mousiké e Filarmonica del Teatro Comunale di Modena.
Infine, il 1° dicembre a Bologna, al Teatro de’ Maicontenti si esibirà nuovamente con lo spettacolo Briciole per una serata organizzata dal Centro Studi Euterpe Mousiké.
La Redazione
26 Novembre 2023 at 13:06
“L’amaca” odierna di Michele Serra su la Repubblica, a seguito delle manifestazioni dei ieri, è riportata qui a cura della Redazione.
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La vita e la politica
di Michele Serra
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Le magnifiche manifestazioni di Roma, Milano e tante altre città aprono il cuore e rischiarano il paesaggio sociale italiano. Ragazze e ragazzi quanti non se ne vedevano in piazza, tutti assieme, da anni. Ma noi vecchi, nel nome delle nostre vecchie convinzioni, siamo costretti a domandarci con ansia quanto di questa mobilitazione rimarrà, metterà radici, insomma diventerà politica.
La massa delle opinioni, in rete, è ingente e importante. Dunque si presume che molte di queste giovani persone rimarranno in contatto, si ritroveranno nei circuiti veloci e nervosi del dibattito online, daranno vita a nuove discussioni.
Ma dare corpo e struttura a queste parole, a queste sensibilità, evitare che, svanita l’emozione del momento, svanisca anche la forza politica di questo movimento, lasciando a poche avanguardie il campo della lotta, farebbe la differenza con precedenti mobilitazioni, presto esaurite per sfinimento o per oblio.
Ammesso che i partiti non servano più a nulla, se non a fare da collettori nel giorno delle elezioni (comunque: non poi così poco), trovino questi nuovi soggetti politici (tali sono le ragazze che “fanno rumore” e i ragazzi che le fiancheggiano) la maniera di non sciogliere il corteo. Le manifestazioni di ieri contenevano vita, vita a tonnellate. Tra la vita e la politica c’è, ormai da tempo, una cesura drammatica, che fa sicuramente male alla politica ma, se mi è permesso dirlo, fa male anche alla vita. La politica è precisamente l’atto mancante, in questo momento.
Se una giornata come quella di ieri trovasse il modo di diventare politica, di fare politica, cambierebbe l’Italia.