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Sono stato molto colpito ieri mattina presto, dalla notizia ricevuta da Emanuela e Domenico della morte di Luciano Pizzuti, a 77 anni.
Doppiamente colpito perché neanche sapevo niente della sua brutta malattia, iniziata a febbraio scorso e esitata ieri nel peggiore dei modi.
Esternando il nostro dolore con altri amici (tra cui Patrizio e Domenico Musco, appunto), con la moglie Paola e il figlio Lorenzo nella camera ardente del Fatebenefratelli di Roma, anche di questo si parlava, tra mille altri ricordi comuni, come accade in questi casi.
Che anche tra amici, molto amici, ci si perde. Non ci si vede più tanto spesso, si allentano i contatti epistolari, magari si pensa che siamo sempre lì… che ci siamo sempre. E invece no!
Poi arrivano notizie come questa e ci si rammarica a vuoto. Mannaggia. Mannaggia.
Perché con Luciano ci siamo sempre trovati in sintonia. La moglie Paola (archeologa da campo) era compagna di scuola di amici comuni e tutta la famiglia ha naturalmente fatto parte del cerchio allargato che si muoveva tra Roma, Gaeta, Ponza, Lanuvio, lo Sri-Lanka, e in tempi più recenti Tarquinia. Ci siamo incontrati e ospitati a vicenda, per periodi più o meno lunghi, in tutte queste residenze. Si mangiava insieme, si facevano progetti comuni, si rideva tanto… Si stava bene.
Luciano era ingegnere, come attività principale, ma aveva l’animo del poeta che si esprimeva in modi diversi, soprattutto nel disegno e nella pittura. Ma aveva anche interessi musicali. Dallo Sri Lanka una volta gli abbiano portato un sitar in regalo. Non ho mai saputo se aveva poi imparato a suonarlo. Ce lo aveva promesso…
Un paio di anni fa siamo stati suoi ospiti a Tarquinia – con Paola avevano messo radici e costruito casa lì: da buon ingegnere progettava e costruiva! – ospiti loro in occasione di una Mostra di pittura nel borgo antico. Come al solito, siamo stati benissimo insieme, tante promesse… e poi non ci siamo più visti.
Lo abbiamo sempre ricordato Luciano per la sua generosità e fiducia negli amici. Come quando negli anni ’90, all’inizio dell’avventura in Sri-Lanka ci capitò l’occasione di comprare un terreno che un politico locale vendeva a buon prezzo per finanziare la sua campagna elettorale. Dovevamo versargli una bella cifra in pochi giorni; non altissima ma comunque fuori della copertura delle nostre carte di credito. Ricordo che per mattine successive andavamo nella Banca locale con le nostre carte Visa per prelevare il massimo di rupie concesso, ma il nostro credito si esaurì ben presto e avemmo l’idea di chiamare Luciano per un prestito. Gli telefonammo la mattina prestissimo (per lui in Italia, che stava sei ore indietro per via del fuso) chiedendogli – da una cabina telefonica, in epoca pre-telefonini – di accreditare 5 milioni sul conto di uno di noi.
– Che è uno scherzo? – disse lui.
E noi, a 8000 km di distanza che ci davamo da fare per spiegargli la situazione… cercando di non ridere, mentre provavamo a convincerlo che nessuno ci stava minacciando con una pistola… Poi l’accredito arrivò.
Con le sue capacità tecniche Luciano ci aveva dato un aiuto sostanziale per ristrutturare (ricostruire in realtà) il grande salone del casale di Lanuvio – dove abbiamo sempre fatto gli incontri con gli amici ponzesi dei Lanuvio Day.
Aveva rinforzato le vecchie mura (i romani facevano mura molto spesse, ma senza fondamenta) ideando al loro interno un parallelepipedo in cemento armato su cui la vecchia struttura praticamente si appoggia.
Le strutture antisismiche erano una sua specifica competenza. Scherzavamo su questa cosa dicendo che se fosse venuto un terremoto terribile ai Castelli – un big one de Noantri – l’unico edificio in piedi sarebbe rimasto il salone del casale. Quello fu un periodo molto divertente, Luciano e Paola alla progettazione, Domenico, “direttore dei lavori”, che inventava continue “variazioni in corso d’opera” e gli amici rumeni (Stroe, con qualche manovale occasionale) che macinavano un camion di cemento e ghiaia a settimana.
Altri bellissimi ricordi sono legati a un viaggio di Luciano in Sri-Lanka, circa una quindicina di anni fa. Quella volta era venuto da solo, senza Paola. Luciano era un entusiasta di base. Figuriamoci come visse la vacanza in un paese tropicale, tra profumi, sapori, paesaggi del tutto nuovi per lui.
Come ingegnere dell’Ufficio tecnico, prima al comune di Roma, poi a Gaeta e infine a Latina, Luciano si è trovato a operare anche su Ponza. Ricordo la bonifica di una frana a Giancos che aveva interessato la zona adiacente all’attuale supermercato Conad e la messa in sicurezza dello scoglio più grande di Calafonte, dove preesistevano delle grotticelle per il rimessaggio di reti e attrezzi da pesca, assottigliate dal mare e dal vento, a rischio crollo. Lo scoglio ne risultò appiattito e irriconoscibile. Ebbe molte critiche, in quell’occasione (circa nel 2002, mi pare), ma non aveva potuto fare altrimenti; parlandone mi spiegò come spesso i criteri tecnici di sicurezza non coincidono con quelli estetici.
Quando da Roma (dal quartiere San Lorenzo di provenienza della famiglia di Luciano) la famigliola si trasferì sull’Ardeatina, Domenico, Giampiero e io gli regalammo un bell’olivo, caricato sulla Nissan di Domenico che aiutammo a sistemare nel piccolo giardino dove ora, molto cresciuto, è diventato il personaggio principale. Lo andavamo sempre a trovare, quando di notte arrivavamo per una cena. Ma di recente non era più successo, anche per il loro parziale trasferimento a Tarquinia.
È stato bello rievocare ieri con Paola e Lorenzo questi momenti di una grande amicizia, un po’ rimpiangendo di non aver più fatto cose insieme, negli ultimi anni; ma così è la vita, macina e travolge il bene e il male, talvolta indifferente alle volontà delle persone.
Ciao Luciano, il legame tra noi e quanto abbiamo fatto insieme, sono tra le cose belle da ricordare. Ci scalderanno sempre il cuore.
Due quadri di Luciano Pizzuti nelle nostre case
Un ritratto di Sandro, fatto da Luciano. Notare la citazione del lampione della vecchia illuminazione comunale di Ponza
Immagine di copertina. Per Luciano, la prima camelia dell’inverno, al casale
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Integrazione del 1° dicembre (cfr. Commento di Sandro Russo)
Le foto di Luciano inviate da Paola
Luciano in Turchia, Istanbul. Alle sue spalle il ponte sul Bosforo
Davanti alle nuove costruzioni di Tarquinia
Di nuovo fotografato sul mare, a Malta. Luciano amava molto il mare, era anche velista (da scuola di vela della Maddalena, grande amatore di Ponza e fruitore dei gommoni di Diva Luna)
Domenico Musco
23 Novembre 2023 at 22:06
Che dire ancora di Luciano… Sandro ha fatto un quadro reale della persona eccezionale che era… Tante cose si potrebbero dire su di lui, ma il dispiacere della perdita mi toglie ogni pensiero.
Una cosa però vorrei aggiungerla. Che questo ingegnere-artista è stato talmente onesto per tutta la sua vita professionale che non ha mai derogato ai suoi principi.
Da giovane era Ingegnere capo del Comune di Gaeta e arrivò nel suo ufficio il progetto di quelle case inclinate, a forma di televisori, in cima alla collinetta che affaccia nel porto. Lui contrastò duramente i notabili di allora per non farle costruire. Disse che erano brutte e non le avrebbe mai approvate!
Si dimise e lasciò il lavoro, pur avendo bisogno di soldi.
Prima di andare in pensione era Ingegnere capo del Genio Civile di Latina e nonostante avesse diritto all’auto con autista dalla Stazione FS di Latina fino all’ufficio, ha sempre voluto prendere l’autobus.
Ma non era rigido nei progetti che predisponeva. Per il progetto del casale che ha ricordato Sandro a lui stava a cuore soprattutto la struttura antisismica. Poi lasciò abbastanza mano libera alla nostra inventiva… che era tanta! Quando venne a vedere i lavori finiti trovò le arcate di ferro che correvano nel senso dell’asse maggiore del salone invece che all’asse minore…
Noi lo stavamo a guardare un po’ preoccupati, ma la faccia gli si allargò in un sorriso dei suoi: Bello… bello… disse – Però… gli archi non dovevano andare nell’altra direzione? Ma è bello! Va bene!
Sandro Russo
1 Dicembre 2023 at 07:06
Alcune foto di Luciano Pizzuti
Ho girato a Paola la richiesta – mia e di molti che mi hanno scritto – di vedere qualche foto di Luciano; alcuni lo conoscevano solo di nome o (confusamente) di vista.
Le sono grato per aver, appena ha potuto – e riesco solo a immaginare con quanto infinita pena ed emozione -, messo mano alla ricerca e alla scelta alle foto che lei stessa deve avergli fatto, in diverse situazioni, prevalentemente di viaggi.
Dato il contesto e l’affetto per loro due, non ho saputo fare una scelta e pubblico tutte quelle che mi ha mandato.
Le ho allegato in fondo all’articolo di base, con i luoghi in cui sono state fatte.