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[Segue dalla prima parte…]
Quindi le attività nautiche erano tutte in mano ai ponzesi e le amministrazioni che si sono succedute hanno fatto solo da spettatori interessati.
Porzio adottò nel 2003 il piano regolatore che servì per bocciare un progetto di porto turistico a S. Maria.
Nel 2007 le competenze demaniali vengono delegate ai Comuni
Il Comune non è preparato a gestire il demanio. Si succederanno in pochi anni diversi assessori al Demanio: Daniele Vitiello, Benedetto Sandolo, Enzo Di Giovanni, Franco Schiano
Nel 2007 nell’ordinanza n° 116/2007 all’art.36 si legge “si consente la locazione solo se si è in possesso di una concessione demaniale quindi di uno specchio acqueo”.
Tutti i locatori di barche e gommoni fanno richiesta di uno specchio acqueo.
Il 25.07 2008 una delibera d’intenti elaborata dal Consiglio Comunale, sindaco Rosario Porzio, prospetta la gestione di tutto l’ambito portuale
Nel 2009 il “Comitato Ponza C’è”, presidente Francesco Ambrosino, esce con un dossier sul demanio Marittimo dal titolo “Pacco, doppiopacco e contropaccotto” nel quale presenta la sua proposta di governo dei problemi demaniali e della portualità sia di Ponza-Centro che di Le Forna.
Giugno 2009 vengono sequestrati tutti i pontili. I noleggiatori senza specchio acqueo vengono denunciati
A Ponza succede il caos. Ponza è su tutti i giornali.
La Società Marina di Ponza presenta un progetto per costruire le scogliere previste nel Piano Regolatore Portuale e chiede la gestione della darsena che ne viene fuori.
Questa richiesta del Privato aggiunge tensione a tensione.
“Giuliano Valente amministratore della società “Marina di Ponza” presenta due progetti: un braccio per il molo attuale e l’approdo, con albergo a Cala Dell’Acqua il quale a suo dire: “dà garanzie ai concessionari attuali: nessuno vuole mandarli via”.
– Tutti i pontilisti si riuniscono in consorzio;
– I presidenti dei pontili vengono denunciati per associazione a delinquere;
Il “Comitato Ponza c’è” il 30/01/10 scrive una lettera all’Assessore al demanio Schiano che ha come oggetto: Controdeduzioni alla proposta di zonizzazione del comune.
Un lungo documento di cui riporto solo le conclusioni:
“Noi riteniamo che la Proposta di Zonizzazione fatta dal Comune sia inadeguata allo scopo, quello di sanare le attività nautiche fin qui sviluppate, che ripetiamo convivono insieme da anni e producono reddito, indotto, offerta e immagine.
La zonizzazione deve tenere in considerazione le istanze prodotte dai singoli utenti, queste istanze sono l’esatta disposizione delle attività che vanno dalla Caletta a S. Maria, in alcuni casi ci può essere sovrapposizione di planimetria, ma questo è dovuto non alla disposizione reale ma alla presentazione di istanze fatte in momenti diversi e a vari enti. Se ci sono queste sovrapposizioni gli interessati vanno convocati e invitati nel loro interesse a risolvere il problema.
Una zonizzazione seria deve quindi oltre a sanare le attività fin qui sviluppate deve eliminare i contenziosi che ci sono tra le attività vicinali e concorrenti: solo in questo modo si può veramente fare il salto di qualità da tutti auspicato a cominciare dagli organi di controllo e della sicurezza in mare per razionalizzare infine, quella offerta di qualità che solo imprenditori sicuri e tutelati possono garantire.
“Comitato Ponza c’è”
[Portualità e demanio marittimo a Ponza (2) – Continua]
Tonino Impagliazzo
22 Novembre 2023 at 17:26
Vincenzo,
in questo secondo pezzo ho letto con interesse che nel 2007 le “Competenze sul Demanio Marittimo” furono delegate ai Comuni. E mi sono chiesto del perché il “nuovo“ abbia stentato ad avanzare.
La risposta è giunta repentina e precisa allorquando l’interesse soggettivo o “ad personam” è divenuto eccessivo e prevalente rispetto all’ interesse pubblico, un tema che, con il passare degli anni, ha evidenziato uno sbilanciamento a favore del privato e poca attenzione al Pubblico.
Non credi, Vincenzo, che sarebbe opportuno e corretto indicare e/o stimolare una Bozza di Mediazione (vista la Direttiva Europea Bolkestein) con la quale tracciare una via di mezzo tra le lacune e i difetti dell’Ente Pubblico e le capacità tecniche, professionali e imprenditoriali dei cittadini e degli imprenditori che operano e vivono in maniera prevalente sull’isola?
Nascondere la testa sotto la sabbia, come fa lo struzzo, di certo non porta lontano e non apre la strada ai nuovi indirizzi gestionali da cui si vuole che si generi più qualità e più efficienza nei servizi che il territorio richiede.
Ed ancora un interrogativo: perché consentire ad altri l’utilizzo di così eccellenti risorse marine e terrestri e dimenticare chi abita e vive l’intero anno in questi luoghi?
vincenzo
22 Novembre 2023 at 18:39
Ci sarebbe da chiedersi mentre io e te ragioniamo se le amministrazioni comunali intese come maggioranza e opposizione siano sintonizzate sulla nostra stessa lunghezza d’onda.
Al di là della grande questione portuale e demaniale io vorrei capire se qualcuno (amministratore) pensa ancora di poter governare – nell’interesse del bene comune – senza prima lavorare per costruire una nuova organizzazione commerciale e sociale.
Il Sindaco o l’assessore pensa di avere collaborazione prima prendendo decisioni e provvedimenti unilaterali e poi magari quando ci sono critiche (che sono ovviamente spinte dai mille interessi privati) tentare un messaggio tranquillizzante che non attenua i sospetti né produce risultati previsti nelle scelte amministrative.
Il bene comune deve essere riconosciuto, dagli amministratori che devono essere capaci di farlo conoscere alla Comunità che governano perché sulla difesa del bene comune non ci possono essere compromessi o dimenticanze.
E’ successo negli anni invece il contrario. Le amministrazioni si sono arrogate il diritto di riuscire da sole ad appagare i desideri di una somma di individui che non sono mai, per questo diventati una comunità.
Caro Tonino io con questa LUNGA ANALISI sto appunto cercando di far capire sia agli amministratori, sia ai miei colleghi concessionari, che non si può più stare ad aspettare che qualcosa succeda.
Tu l’hai detto Tonino si fallisce “quando l’interesse soggettivo o ad personam diventa eccessivo”, e questo interesse è alla base culturale del vivere la vita politica, sociale ed economica nelle nostre isole.
E questa cultura che va cambiata. Se non si comincia l’opera di “nuotare contro corrente”, se non si incomincia a lottare l’individualismo in tutte le sue forme, se non costituiremo associazioni e cellule produttive di idee succederà che rimarremo individui privi di autonomia, di capacità di elaborazione per cui le scelte comportamentali saranno a tutti i livelli influenzate o condizionate dall’esterno.