di Luigi Dies e Fausto Balzano
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“Ciò che Dio ha congiunto, l’uomo non separi”
Mt. 19,8
Vero che questa frase del Vangelo secondo Matteo si riferisce al sacramento del matrimonio, ma ho pensato ad essa in uno scambio privato con Luigi Dies sulla preparazione dell’evento del 16 dicembre per l’Anniversario della morte di mons. Dies.
Mi scriveva tra l’altro Luigi:
“Ho fatto presente a padre Francesco che vorrei partecipasse per quanto e come gli fosse possibile. Ma una ulteriore sollecitazione credo che dovrebbe venire da Don Ramon. Mi sembra giusto unire Ponza e Le Forna come erano uniti Monsignore e Don Gennaro. (…)”
A questa idea dell’unione si collegano due scritti, uno di Fausto Balzano e l’altro, a commento, dello stesso Luigi Dies su Facebook, qui di seguito riportati. Mi sono stati girati entrambi da Luigi.
Sandro Russo
Con la preziosa e fattiva supervisione di padre Francesco si sta portando avanti l’iniziativa per ripristinare e rendere di nuovo funzionante l’organo che per molti anni – e noi non più ragazzini lo ricordiamo bene -, ha accompagnato con la sua celestiale musica molte funzioni religiose svoltesi in parrocchia. Ora quello strumento affascinante è muto, abbandonato a se stesso, e giorno dopo giorno sta cadendo a pezzi.
Padre Francesco lo ha pazientemente ripulito, spolverato e ha raccolto i vari pezzi che devastati dai tarli e dal cancro del metallo per quanto riguarda le canne, avevano ormai collassato. Oggi, grazie a questo iniziale impegno di amore verso il nostro vecchio organo, disponiamo di preventivi per procedere al ripristino e riportarlo alla completa funzionalità. Per questo, per rendere partecipe tutta la comunità su quanto si vuole fare e per affiancare collaborazione alla infaticabile opera di padre Francesco, domenica prossima, 19 novembre, dopo la messa vespertina, ci sarà una riunione in parrocchia per l’esame dei preventivi e per decidere come proseguire nelle operazioni programmate e come reperire le risorse necessarie. La riunione è aperta a tutti. Partecipiamo numerosi.
(Comunicazione del 18. nov. 2023)
Caro Fausto. È fondamentale l’ idea di conservare la memoria, perché il bello di oggi possa essere goduto domani da chi guarda un vecchio oggetto, ne immagina i tempi e la storia, rivive racconti e aneddoti, e conserva insieme all’oggetto di memoria conservato, anche il ricordo di noi che non abbiamo permesso che fosse perduto.
È una cosa bella.
È giusto che i pezzi simbolici di un passato che ha avuto bei momenti di luce, vengano trattati con la giusta cura che permetterà, a chi saprà apprezzarli, di leggere il bello di un passato dove, avendo agito bene e per il bene, anche noi troveremo un angolo dove collocarci per non essere dimenticati.
La chiave di questi percorsi virtuosi deve però girare in una serratura che ha più mandate.
Soprattutto tre voci devono pesare per una decisione che sia ottimale:
– i costi;
– la rivalutazione artistica del bene;
– il ritorno pratico della fruibilità che non sia limitata dalle troppe fragilità accumulate.
Queste fragilità sono indissolubilmente legate all’ineliminabile, naturale, fisiologico degrado dovuto anche a fasi e periodi dove le attenzioni al pezzo in questione sono state poche o assenti.
Tutto si aggiusta, torna luccicante, ricomposto, ma la salute – nel senso di recupero della funzione – è un’altra cosa.
Detto questo, dal mio punto di vista, questo organo sarebbe da “musealizzare” facendo attenzione ai costi. Recupero conservativo estetico, risanamento da attacchi di muffe, fungi, tarme, ma rinunciare alla fruibilità. Un bel pezzo rimesso a nuovo con il minimo possibile di spesa, anche dilazionando nel tempo i costi, ma impostare la discussione soprattutto sull’acquisto, quello sì da fare al più presto, di uno strumento nuovo, in piena salute, dove un bravo organista riesca ad esprimere la passione e la foga musicale con l’intensità e la forza del gesto di chi fa scorrere le dita sui tasti mettendoci la forza dell’anima e del cuore senza la paura di sfasciare un incastro che, se anche privo di tutti i tarli, di questi conserva inesorabilmente tutte le tracce in intricate gallerie nascoste.
Quando sullo spartito è scritto “forte” o “fortissimo” se non picchi sui tasti non è la stessa cosa. Non puoi suonare e sfiatare avendo paura di pigiare e spingere a fondo. Quindi: prima spesa, un bell’organo nuovo, subito, e, piano piano, rifare il look al vecchio e glorioso organo per poi metterlo in mostra.
Questo penso io.
Luigi