segnalato dalla Redazione
.
Riportiamo dalla stampa on line queste notizie aggiornate sull’andamento dei lavori all’ex carcere di Santo Stefano
Dalla grotta abusiva al falso in atto pubblico. Il giallo del commissario all’ex carcere di Ventotene, nominato in attesa di processo
di Lorenzo Sangermano da la Repubblica on line del 14 novembre del 14 2023
Rinviato a giudizio dalla Procura di Cassino, l’ex comandante Giovanni Maria Macioce era già consulente del Comune. Fissata a maggio 2024 la prima udienza
Nel carcere borbonico di Santo Stefano, sull’omonima striscia di terra al largo dell’isola di Ventotene, le vecchie celle conservano ancora il ricordo di Altiero Spinelli. “La via da percorrere non è facile, né sicura, ma deve essere percorsa”, scriveva dal suo confino l’intellettuale. Una frase che, di fronte alla scelta del commissario a capo dei lavori dell’ex-carcere, il governo decide di prendere alla lettera. E sul nome in lizza, quello dell’ex comandante della Guardia di Finanza Giovanni Maria Macioce, osteggiato perché finito sotto processo a ridosso della nomina, l’estate scioglie ogni dubbio.
Sull’isola dei confini, a fine gennaio 2023 il governo impone un cambiamento. Fino ad allora, a gestire il fondo da 70 milioni di euro messo in campo dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi compare il nome dell’ex-eurodeputata del Partito Democratico Silvia Costa. Nominata da Dario Franceschini, la commissaria ha il compito di organizzare il rifacimento dell’ex-carcere e della creazione di un museo al suo interno. A lavori avviati, a mancare però è il rinnovo della commissaria che, complice lo spoil system, viene presto sostituita.
Dal governo a emergere è il nome di Giovanni Maria Macioce. Ex comandante della guardia di finanza, 76 anni, ciociaro doc, non è nuovo all’amministrazione locale. Infatti dall’ex sindaco dell’isola riceve nel 2018 l’incarico di monitorare il personale addetto alla gestione di un’area marina protetta. A ricollocarlo, lo stesso ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e, con la nomina nei giorni successivi da parte del consiglio dei ministri, l’incarico diventa ufficiale. Non del tutto però, perché a mancare è la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Senza precedenti, al capo di stato sono necessari sette mesi per accettare il testo. Un ritardo che, con il Quirinale, sembra non avere a che fare, ma che nasce, cresce e muore sullo stesso isolotto. Solo pochi mesi dopo la sua nomina, il nome di Giovanni Maria Macioce compare nella lista di indagati per un abuso edilizio. Secondo l’allora capo procuratore di Cassino Luciano D’Emmanuele, il finanziere ricevette dal vicesindaco di Ventotene Modesto Sportiello il possesso di una grotta abusiva sul litorale. Situata in un’area protetta, proprio come quella che lui gestiva, ad aggravare le sorti di Macioce è l’accusa mossa nei suoi confronti, falso in atto pubblico. In compagnia dei figli e del vicesindaco, il 9 novembre 2021 il comandante delle fiamme gialle dichiarò di fronte al notaio che lo spazio ricevuto era adibito a deposito. Una versione smentita dal procuratore, secondo il quale i quattro imputati erano “già consapevoli che si trattava di tre distinti immobili adibiti ad uso abitativo”.
La semi-ufficialità della nomina rimane tale fino al 26 settembre, quando la firma di Sergio Mattarella conferisce a Macioce la carica. A rimanere nell’ombra sono sette mesi di attesa che dividono governo e istituzioni. Palazzo Chigi tace su un possibile sostituto e l’attesa si riempie di appelli e interrogazioni parlamentari. A firma della deputata Laura Boldrini, il Partito democratico chiede chiarimenti, mai arrivati, sulla posizione vacante. Nello stesso consiglio comunale, i consiglieri di opposizione avanzano i primi dubbi: “Quanto alla nomina di Giovanni Macioce, non si tratta di illazioni ma di fatti. Se è vero che Macioce non è stato rinviato a giudizio per abusivismo, permane a suo carico un decreto di citazione a giudizio per il reato di falso in atto pubblico. Lo stesso Macioce, da indagato, assicurò che in caso di rinvio a giudizio avrebbe fatto un passo indietro rinunciando alla nomina”.
A lavori bloccati e giorni che scorrono, le istituzioni coinvolte scavalcano il sindaco per rivolgersi direttamente al governo. Università Roma Tre, La Sapienza, Università di Bologna e tante altre chiedono all’esecutivo una scelta rapida perché, fissato al 2025, a rischio è il termine ultimo dei lavori. Secondo enti e università, per sbloccare l’impasse, serve presto un commissario “dotato dei requisiti di esperienza e capacità necessari per i complessi compiti di indirizzo e supervisione del progetto e di coordinamento operativo delle molteplici amministrazioni coinvolte”.
Il 26 settembre Mattarella firma la delibera necessaria e l’11 novembre, impressa sulla gazzetta ufficiale, la squadra di Giorgia Meloni mette nero su bianco la decisione definitiva. Nessun dietro-front. Con sorpresa, la direzione spetta a Macioce e nelle opposizioni si avverano i timori riguardo la trasparenza di una commissione che, per lo meno, è di casa. Anche se in una grotta.