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“Seconda passata”, ovvero la seconda volta del sito, dopo l’articolo che gli abbiamo dedicato nel luglio 2022 con le scuse a nome della sinistra e mie in particolare – Tante scuse, Jacovitti – per averlo ostracizzato catalogandolo come “autore di destra” tout court e perdendoci, nei miei anni tra il 1965 e il ’95 (Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 1923 – Roma, 1997) le sue cose migliori, “nè di destra né di sinistra” (è stato un anticipatore anche in questo), espressione di un anarchismo di centro (parole sue) volto solo a cogliere gli aspetti comici della vita, con uno stile personalissimo, assolutamente originale.
Ma da Jac non si può prescindere, come testimonia la ricchezza delle citazioni che si possono trovare sul sito… basta andarle a cercare:
L’occasione per “rispolverare” Jacovitti è stata stavolta l’allestimento di una mostra su di lui, al Maxxi di Roma, di grande bellezza e ricchezza, curata da persone che sono suoi strenui estimatori da sempre. Doverosamente visitata con amici altrettanto coinvolti.
Questa la presentazione su la Repubblica di qualche settimana fa:
Roma Cultura – Maxxi
Jacovittissimevolmente
di Patrizio Ruviglioni – Da la Repubblica – Cronaca romana, del 25 ottobre 2023
Il purista del fumetto che voleva far ridere
«Lavorava tutti i giorni otto ore, tranne la domenica, quattro » , racconta a un certo punto Dino Aloi, uno dei curatori della mostra. E non è tanto il fatto che Benito Jacovitti sia stato uno stakanovista del fumetto, quanto che in questi ritmi da prima rivoluzione industriale il suo genio non si sia mai intristito, ma si è sempre mantenuto puro, ispiratissimo. Passando da un genere all’altro, per media e forme d’espressione diversi; cominciando nell’Italia fascista, chiudendo nella Seconda Repubblica. Sempre nel segno dell’ironia. «Era un umorista, il suo obiettivo era far ridere. Ma era un artista prestato alla comicità. Rimane prima di tutto un disegnatore, un genio dotato dal punto di vista tecnico» , continua Aloi. E che – ma questo s’intuisce soltanto – nel disegno stesso ha trovato una fonte di gioia, un motivo per vivere.
O perlomeno è la sensazione che arriva assistendo a Jacovittissimevolmente, una mostra allestita nello spazio extra del Maxxi fino al 18 febbraio. Ci sono circa 450 opere tra tavole, video, installazioni e illustrazioni, divise in stanze tematiche, per provare a raccontare l’enorme e variegata produzione dell’artista di Termoli, a cent’anni dalla nascita e a venticinque dalla morte. Ci hanno messo mano la figlia Silvia, che ha aperto gli archivi di famiglia, lo stesso Aloi e Giulia Ferracci.
E c’è di tutto: dagli esordi agli inizi dei Quaranta sulle pagine di Il vittorioso, con tanto di albi dell’epoca ancora conservati, fino ai bozzetti e alle vignette disegnate a mano, con protagonisti decine di personaggi che ha ideato nel tempo, come Cocco Bill e Cip l’arcipoliziotto, arrivando fino allo sviluppo del Pinocchio che rappresenta forse il suo capolavoro, e di cui sono esposte le tavole originali. E ancora: filmati e reperti dalla sua attività per gli spot televisivi e i caroselli, le illustrazioni erotiche del grottesco KamasuLtra («abbiamo messo a disposizione una sorta di vocabolario, la sua è una satira da contestualizzare nel Novecento, ma siamo convinti che queste vignette potrebbero vederle anche i bambini» spiegano gli organizzatori) e una collezione delle varie edizioni del celebre Diario Vitt, il diario scolastico che a cavallo tra i Sessanta e Settanta vendeva tre milioni di copie l’anno, e che con le sue gag è diventato un culto per almeno due generazioni.
Accanto ha aperto anche una mostra – fino al 7 gennaio – con 19 dipinti inediti di Marco Tamburro, un altro che con la propria arte è andato oltre il concetto classico di pittore, indagando la realtà intorno. Viene da sé che Jacovitti non è stato solo un maestro del fumetto, ma un autore in grado di incidere nella cultura popolare con un’ironia abrasiva e ricercata. Pazzo nell’essere vulcanico, ossessivo (basti pensare che molte vignette erano colorate solo sul retro: perché?); vicino, con i suoi protagonisti squallidi, caricaturali, vitali. E viene da sé che questa non è un’esposizione classica di tavole e cimeli, ma un’esperienza che richiede tempo e attenzione per essere apprezzata, piena di vignette da osservare a lungo, di dettagli. La planimetria a tela di ragno con cui è strutturata, dal centro alle varie aree, s’ispira a un classico della casa come Anticaglie – una panoramica di tanti flash risalenti alla Storia dell’umanità, ciascuno con una gag da scoprire – e rende il percorso contorto e labirintico almeno quanto le sue opere. E finisce così con il ricordare quanto Jacovitti sia stato, prima di tutto, un’artista.
L’artista. In alto da sinistra verso destra, una pagina del fumetto Cocco Bill, al centro il fumettista Benito Jacovitti e poi un’opera dell’artista. In basso alcuni dei personaggi più famosi dei suoi fumetti
[Di Patrizio Ruviglioni – Da la Repubblica Cronaca romana, del 25 ottobre 2023]
Il file .pdf dell’articolo: Mostra Jacovitti. Roma Repubblica 25.10.2023
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Integrazione del 10 nov. 2023 (cfr. commento di Sandro Russo)
Alcune foto prese alla Mostra:
Il logo della Mostra e le tappe della sua vita, rese graficamente lungo la scala – si poteva dubitarne? – con uno dei suoi serpentoni
Tutto il serpentone (scusate il dito davanti all’obbiettivo)
La sala Cocco Bill, con la ricca moquette istoriata con i suoi disegni
Una incursione nella pubblicità commerciale
Jac erotico… Tra le mille vignette del Kamasultra, l’ultima parola sugli stupratori
Sandro Russo
10 Novembre 2023 at 13:52
Abbiamo molto gradito la mostra su Jacovitti, i miei amici ed io. Molto ricca scrivevo, e curata da veri estimatori/amatori, tra cui la figlia Silvia che ha fornito anche materiale inedito.
Mi ci è voluto qualche giorno per trovare il tempo di tirar fuori le foto fatte alla Mostra, ma ora le ho allegate all’articolo di base, a dimostrazione della ricchezza dell’allestimento, con alcune cose che non sapevo – si è cimentato (e ha lasciato il suo segno) anche nelle locandine dei film – e alcune perle, tra cui un messaggio garbato agli astensionisti e l’ultima vignetta (definitiva) sugli stupratori.
Grande Jacovitti