segnalato da Sandro Russo
.
La quarta puntata e ultima puntata della serie di Massini, pubblicata su la Repubblica giusto in corrispondenza della notte di Halloween, conclude degnamente un excursus tra gli orrori, immaginari e reali, di cui i secondi sono di gran lunga più preoccupanti. Abbiamo seguito tutte le puntate con passione e participazione. Bravo Massini e in bocca al lupo a tutti noi!
Halloween 2023 Un’indagine sull’orrore/4
Virus, test atomici e crisi climatica Se Halloween ormai è tutti i giorni
di Stefano Massini
Siamo dentro un pianeta tramutato in supermarket della morte vera, senza maschere e senza parrucche
Per decenni siamo scesi in piazza reclamando pace e un mondo pulito, ora che il rischio è più alto il silenzio è assordante
L’allerta è una costante e l’orologio dell’università di Chicago ha segnato il massimo record: 90 secondi all’Apocalisse
90 secondi all’Apocalisse. Lo dice il Doomsday Clock, cioè siamo sull’orlo della fine del mondo, e in questo mood eccoci infine alla notte dell’orrore. Solo che nella fattispecie non parlo di razzi, di ospedali distrutti, di bambini sgozzati o di profughi disperati, bensì dell’allegro Carnevale ossianico e goticheggiante che stanotte divertirà l’Occidente sotto il nome di Halloween. Insomma, l’orrore in miniatura dentro un pianeta tramutato in supermarket della morte vera, senza maschere e senza parrucche.
Si conclude quindi oggi, su questo paradosso, la nostra inchiesta a puntate su cosa sia diventata la paura nel 2023, Annus Domini in cui l’allerta è una costante e l’Orologio dell’Università di Chicago ha segnato appunto il massimo record di tutti i 76 anni della sua esistenza, 90 secondi all’Apocalisse.
Proviamo a partire da quelle lancette, perché la suggestione che portano con sé cade perfetta nella vigilia dei morti viventi e delle bare aperte come scatolette: l’Apocalisse biblica non era appunto l’occasione in cui i cadaveri si rianimeranno? Secoli di millenarismo si sono nutriti di questa attesa, e a seguire i dati scientifici del celebre Bulletin, mai come adesso sono stati così vicini al Day After, sommandosi la minaccia della crisi climatica con l’agguato di nuove pandemie e il colpo di mannaia di un terremoto geopolitico senza precedenti.
Quindi, provocatoriamente, potremmo dire che mai come stanotte Halloween è stata una festa realistica, essendo tutti in qualche modo candidati a un’imminente trasmutazione in zombie… Viene da sorriderne, ma solo per il tempo di un attimo, prima di realizzare che in effetti san Giovanni sembra proprio uno di noi, un rapper credibilissimo che vaticina l’Armageddon, fra tifoni che spazzano via città intere, virus preistorici che si liberano dal permafrost e l’umanità presa da una forsennata corsa al riarmo, con ripresa dei test atomici e clamorosi boom di spese militari.
Ed eccoci di nuovo al senso dell’orrore, che si nutre sempre di una componente di ineluttabilità, quella che per cui la catastrofe è mille volte più grande di te e rinunci a controllarla. In fondo non è questo il sentimento diffuso da cui scaturisce l’apatia di un Occidente rassegnato?
Per decenni siamo scesi in piazza a migliaia reclamando pace e dialogo fra superpotenze, abbiamo preteso un mondo pulito e protestato per il leggendario buco nell’ozono, ma adesso che il rischio è cento volte più alto le masse non prendono posizione, il silenzio è assordante, le moltitudini si contraggono in cortei e tutt’al più ci si limita a cliccare su un like.
È disinteresse? O non sarà piuttosto l’esito di un sentirsi schiacciati, inutili, irrilevanti al cospetto di un Moloch implacabile che si accanisce sui nostri anni con uragani, temperature roventi, guerre a rischio di escalation e virus capaci di bloccare le metropoli.
La difesa è fuori portata, e qui nasce il più autentico terrore, simile a quello che si esorcizza nella notte del 31 ottobre con le lapidi scoperchiate e un’invasione di salme cannibali, da cui nessuno si salverebbe. Non è identico?
Chi si salverebbe da un’alleanza iper-nucleare fra zar Vladimir, Kim Jong-un, i cinesi e l’ayatollah Khamenei? Chi si salverebbe da un altro parassita intracellulare magari più aggressivo di quello di Wuhan? Chi si salverebbe dalle calotte polari in ulteriore disgelo con inondazioni epocali? L’incapacità di fuggire e di reagire coincide con la più cieca declinazione dell’orrore, evocata per esempio da Putin quando pochi giorni fa decide di esibire a favore di telecamere la mitologica valigetta con i codici dei missili nucleari (la stessa valigetta, per intendersi, che abbiamo rischiato di veder passare nelle mani dell’ex-cuoco Prighozin, mercenario campione di massacri incredibilmente assurto a speranza di pace del pianeta).
Accade insomma che d’un tratto Halloween sia come Bela Lugosi, l’attore ungherese che legò il suo nome a Dracula e a tanti film horror, per poi scoprire che il vero terrore della sua esistenza non erano i vampiri redivivi ma la dipendenza dalla morfina, per cui egli finì tristemente la carriera prestandosi a parodie con Gianni e Pinotto in cui la Transilvania e il dottor Frankenstein facevano al massimo morire dal ridere. Non era soltanto l’ultima spiaggia per pagare le bollette, quanto la conseguenza di una lucida consapevolezza, alla luce della quale i mostri dell’oltretomba scadevano a caricature se commisurate a una realtà ben più raggelante.
C’è spazio allora per un colpo di scena finale, quello per cui Halloween nel 2023 può diventare simpatica perfino a me che non l’ho mai apprezzata. Mi appare, grazie a Bela Lugosi, una festa così tenera, così infantile nel suo circoscrivere il terrore a ragni appiccicosi e pipistrelli svolazzanti, depotenziando la portata annichilente di tutto ciò che sul serio ci toglierebbe il fiato.
Halloween con le sue figurine avvolte nei mantelli rossi e neri prova a raccontare l’irreparabilità del Male, la nostra umana inabilità a contrastarlo, ed è un paradigma così limitrofo a quello che noi viviamo nell’annus horribilis che ci è toccato, ostinandoci a grattare un minimo di sorriso nel baratro generale.
Che poi è il sorriso incarnato nel simbolo stesso della festa di stanotte: la zucca tramutata in lanterna nasce dalla leggenda del fabbro irlandese Jack, che riuscì con la sua furbizia a ingannare Satana e con lui la morte stessa, finendo per vagare sospeso fra i mondi, illuminandosi la via con una fiammella dentro una rapa scavata. È l’estremo sghignazzo di chi, pure nella lotta impari con forze imbattibili, riesce comunque a strappare un lacerto di speranza, ed attaccarsi a quello. Per sopravvivere.
L’articolo in file.pdf: La Repubblica del 31 ottobre. S. Massini Serie Halloween.4
Immagine di copertina (da la Repubblica). A Wuhan. Vigili del fuoco pronti alla disinfezione dell’aeroporto di Wuhan durante il Covid