segnalato da Sandro Russo
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La terza puntata della serie di Massini, di assoluta attualità, con notevoli agganci a temi già trattati sul sito. Questo articolone, per esempio, del 9 gennaio del 2018: Coco. Giocare con la morte, si può?, dove tra l’altro era anche citato il film di Tim Burton, qui usato per la copertina.
Halloween 2023 Un’indagine sull’orrore/3
Il nuovo sabba si balla online Ormai l’horror è dentro di noi
di Stefano Massini
Una volta Halloween serviva a esorcizzare il terrore: quello verso la brutalità della nostra stessa natura. Ma oggi la violenza corre sui social
Altro che vampiri e spose cadavere, il rito macabro è tutto intorno a noi, febbrilmente celebrato da milioni di utenti social
Il torneo mediatico di inni all’odio consente alle masse di compiacersi dell’orrore travestendosi a loro volta da boia
Siamo nel pieno di due guerre, la cui genesi sta in una contrapposizione fra parti insanabile e cruenta, tale da rifiutare l’ipotesi stessa del dialogo. È il seme da cui prende forma non solo la violenza, ma anche la paura: il conflitto con l’altro da te, l’estraneo inconciliabile, paradigma di ciò che non controlli e come tale rifiuti. Ed è di questo anatema dell’opposto che parleremo oggi, nella terza puntata di questa inchiesta sull’orrore che trova pretesto nella ricorrenza di Halloween.
Facciamo un passo indietro, all’origine del fenomeno. Che cosa è esattamente il sentimento dell’orrore?
Verrebbe da rispondere che si tratta della quintessenza della paura, in cui essa si aggrava con un senso profondo di disgusto e di condanna morale. Un esempio in questo senso può essere colto da quel che accadde a un maestro come Hitchcock, mentre lavorava ai Pinewood Studios di Londra sul montaggio di un documentario sui lager nazisti. Si racconta che dopo aver visto il girato dei primi alleati entrati a Bergen-Belsen, il giovane Alfred si assentò per oltre sette giorni consecutivi, rispondendo solo un laconico «è oltre ogni limite».
L’orrore sembra quindi nutrirsi di questo, della percezione di un eccesso, di un confine violato, di una misura clamorosamente abusata: si può avere paura dell’attacco di un felino nella savana, ma viceversa l’orrore scatta solo se il suddetto leone ti insegue con le fauci sporche di sangue di un neonato appena azzannato. Questo upgrade fa convertire la paura a un livello ulteriore, in una specie di elevazione al cubo che ci induce a rimuovere lo sguardo o ad attivare forme di evitamento (le immagini dall’Ucraina o dalla Palestina non solo non voglio vederle, ma mi convinco che siano fake). Ed è, non per nulla, lo stesso meccanismo che consente all’orrore di farsi horror, cioè una forma di paradossale intrattenimento che corre limitrofa alla commedia, con cui condivide proprio questa necessità di estremo, esplicita nei gargoyle delle cattedrali gotiche.
Halloween ne è la somma dimostrazione, perché incardina l’antologia dell’orrore più spietato (carni putrefatte, crani scuoiati, interiora in vista, bulbi oculari pendenti) convertendola in un grande cartoon collettivo in cui l’obitorio si fa balera e il funerale è un danzereccio Carnevale.
Questo se ci fermiamo all’apparenza. Ma se girassimo la domanda a Sigmund Freud? Qui il tema si fa molto interessante, se leggiamo quel trattato del 1919, di cui già ho avuto modo di parlare, da Freud dato alle stampe con il titolo Das Unheimlich.
In quelle pagine troviamo una definizione inattesa dell’orrore, interpretato dal padre della psicanalisi come reazione non al diverso da noi, quanto piuttosto a una familiarità tradita, e convertita in minaccia. È il cosiddetto elemento perturbante, cioè quello che ci incute angoscia proprio perché lo percepiamo radicato in noi, ed è straordinario il modo in cui Freud ne rintracci il metodo nei racconti [a partire da E.T.A. Hoffmann (1)] su bamboline assatanate e pagliacci demoniaci, ovvero su piacevoli compagni d’infanzia tramutati in automi sanguinari.
Lì, spiega Freud, la nostra psiche subisce come un corto circuito, perché è costretta a respingere ciò che in realtà ha già accolto e introiettato in se stessa, insomma va in crisi l’assunto fondamentale della nostra difesa, quello per cui il mostro da annientare è altro da noi. Trovo la suggestione illuminante, nella misura in cui ci porta a ridefinire il concetto stesso di orrore come paura di un orco che sta fuori e dentro, contemporaneamente.
Nel terzo millennio dei tribunali improvvisati online, con l’ossessione di dover tutti per forza esprimere la propria esegesi della realtà sotto forma di post, è chiaro che le parole di Freud sono una rivoluzione copernicana: l’orrore che proviamo manifesta in qualche modo in noi la rimossa sensazione di una comunanza con chi varca il limite, con chi si inebria di violenza e nel calpestare l’altro venera il proprio Baal. Ci inorridisce e ci spiazza lo spettacolo di una natura umana che è anche nostra, e che reca iscritta in sé la potenzialità della propria vena brutale, solo che il suo dilagare ci legittima inconsapevolmente a non reprimerla più.
In questo senso la kermesse di Halloween, con i suoi zombie cannibali e i maniaci armati di motosega, altro non era che la raffigurazione concreta di quanto noi stessi avessimo contiguità con la parte distruttiva di noi, vestendone i panni per una notte in una forma di catartica ostentazione (non è dunque un caso che le prime testimonianze della festa siano datate a oltre cinque millenni or sono, quando niente al mondo sarà stato come adesso tranne l’impalcatura psichica dell’essere umano).
A far riflettere è allora non tanto Halloween 2023, quanto il contesto in cui essa si ripresenta, ovvero questo torneo mediatico di continui inni all’odio e alla violenza che consente alle masse di compiacersi dell’orrore travestendosi a loro volta da boia e legittimando il che è in loro (anche su questo, il dottor Freud insegna).
Altro che streghe di Salem, altro che conte Dracula e vampiri alla Polidori, altro che spose cadaveriche di Tim Burton, toccherà prendere atto che il vero sabba è già intorno a noi, febbrilmente danzato da milioni di utenti social che virtualmente ne ammazzano più che Leatherface in tutti i sequel di Non aprite quella porta.
Immagine di copertina. Un frame da La sposa cadavere di Tim Burton (2005), con le voci di Johnny Depp ed Helena Bonham Carter
Il file .pdf da la Repubblica di lunedì 30 ottobre: La Repubblica 30 ottobre Stefano Massini. Serie Halloween.3
Note (a cura della Redazione)
(1) – Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, noto anche con lo pseudonimo di E. T. A. Hoffmann (Königsberg, 1776 – Berlino, 1822), è stato uno scrittore, compositore, pittore e giurista tedesco, esponente del Romanticismo.
Ha iniziato la sua carriera letteraria come critico musicale. Nei suoi racconti Hoffmann affronta diversi generi narrativi, spaziando dall’avventuroso al poliziesco ante litteram, dal fantastico al grottesco fino alla fiaba; si dedica a casi patologici e alla satira; descrive la realtà concreta come un qualcosa di inconcepibile, assurdo, artificioso, mentre i sogni e le magie appaiono come aspetti assolutamente naturali e ovvi. La sua figura e le sue opere letterarie, improntate al fantastico e all’horror, influenzarono notevolmente il Romanticismo europeo e ispirarono le narrazioni di molti autori, tra i quali Edgar Allan Poe e Fëdor Dostoevskij (estratto da Wikipedia, ibidem)
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Commento del 2 novembre
Breve resoconto della Festa di Tutti i Santi vissuta a Ponza
di Martina Carannante
Buon giorno a tutti! Come va?? Halloween ventoso sull’isola e Ognissanti piovoso, insomma non si può dire che siano stati bei giorni di festa a causa delle condizioni meteorologiche. La festa in piazza organizzata dalla Pro Loco di Ponza è andata abbastanza bene, peccato solo per il forte vento che però non ha impedito agli isolani di travestirsi e festeggiare in piazza. Il panino con la porchetta ha fatto furore e nel dopo serata tutti a ballare la disco in piazza.
Non c’è che dire, si prova a fare aggregazione… e mangiando, bevendo e ballando ci si riesce pure bene!
Dopo il forte vento, però ieri è arrivata la pioggia… giornata uggiosa quella della Festività di Ognissanti. Non ci sono stati villeggianti sull’isola visto il brutto tempo previsto ed anche scarsi ritorni…
Oggi Commemorazione dei Defunti, si torna a lavorare per tutti e sull’isola ci si prepara per una nuova ondata di brutto tempo.
Sandro Russo
1 Novembre 2023 at 11:32
Ho fatto i conti mio malgrado con quanto sia infestante/impestante questa moda di Halloween in luoghi non sospetti, proprio ieri sera quando, recandomi al mio cinema preferito a Genzano (h. 21:30) ho trovato tutte le strade di accesso sbarrate e presidiate dalle luci blu della Polizia Municipale (parliamo dell’Appia, una strada consolare, mica un vicolo di paese!)
Non capivo e non capivo… fino a che non ho visto famiglie e individui isolati con residui di mascheramenti (per lo più orridi, nel senso di dozzinali, senza fantasia), refluire dal Corso.
Ma come? I dignitosi Castelli Romani, terra di porchetta e de nu’ parlemo come magnemo! …che cos’hanno a che fare con questa americanata?
Martina Carannante
2 Novembre 2023 at 11:02
Breve resoconto della Festa di Tutti i Santi vissuta a Ponza
Buon giorno a tutti! Come va? Halloween ventoso sull’isola e Ognissanti piovoso, insomma non si può dire che siano stati bei giorni di festa a causa delle condizioni meteorologiche. La festa in piazza organizzata dalla Pro Loco di Ponza è andata abbastanza bene, peccato solo per il forte vento che però non ha impedito agli isolani di travestirsi e festeggiare in piazza. Il panino con la porchetta ha fatto furore e nel dopo serata tutti a ballare la disco in piazza.
Non c’è che dire, si prova a fare aggregazione… e mangiando, bevendo e ballando ci si riesce pure bene!
Dopo il forte vento, però ieri è arrivata la pioggia… giornata uggiosa quella della Festività di Ognissanti. Non ci sono stati villeggianti sull’isola visto il brutto tempo previsto ed anche scarsi ritorni…
Oggi Commemorazione dei Defunti, si torna a lavorare per tutti e sull’isola ci si prepara per una nuova ondata di brutto tempo.