Attualità

Acqua: diritto umano, fondamentale e universale

di Tonino Impagliazzo

 

L’Acqua è un diritto

Una risoluzione ONU del 28 luglio 2010 ha dichiarato che “l’acqua è un diritto umano, universale e fondamentale”, un diritto uguale per tutti, senza discriminazioni all’accesso, con lo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute.

Nel prendere atto che, attualmente, il diritto umano all’acqua e ai servizi igienici non è ancora garantito né a livello nazionale né a livello internazionale e che, sulla base delle argomentazioni a sostegno, una distribuzione più democratica dell’acqua è ampiamente condivisa dai cittadini, può essere utile riportare un esempio da imitare, partendo proprio dalla risoluzione dell’ONU.

 

Qualche accenno alla Direttiva  ONU che ha definito l’ acqua un diritto umano universale

E’ il 28 luglio 2010 quando le Nazioni Unite approvano una risoluzione che riconosce l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari tra i diritti umani fondamentali.
La mozione, presentata dal Presidente della Bolivia, Evo Morales Ayma, e firmata da una trentina di altri paesi, sancisce che “l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari sono un diritto umano essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti gli altri diritti umani”. L’accesso all’acqua potabile è, così, entrato a far parte ufficialmente della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Dopo aver dibattuto ampiamente sulla scarsità di acqua potabile del pianeta, le Nazioni Unite, presenti 163 Paesi, pervennero alla votazione con 122 voti a favore, nessuno contro e 41 astensioni.

Come evidenziato dal testo dell’ONU, a tutt’oggi una persona su otto non ha accesso all’acqua potabile e ciò provoca la morte di tre milioni di persone ogni anno.
I dati diffusi dall’ONU riferiscono che ogni anno oltre 1,5 milioni di bambini, di età inferiore ai 5 anni, muoiono per mancanza di acqua potabile e che oltre 443 milioni di giorni di scuola vengono persi a causa di malattie legate alla qualità dell’acqua e alla mancanza di strutture igieniche.

Lo scopo della risoluzione ONU è quello di invitare tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali a fornire risorse finanziarie, tecnologie e competenze ai Paesi in via di sviluppo, affinché l’acqua potabile e i servizi igienici di base siano garantiti a tutti.

Il diritto all’acqua era già stato inserito dall’Onu in alcune Convenzioni sui diritti delle donne, dei bambini e dei disabili, ma non era ancora stato dichiarato ufficialmente diritto umano universale.
“C’è bisogno di solidarietà, non solo nei confronti di chi è vicino e presente, ma anche di chi è più lontano nel tempo e nello spazio. L’umanità deve imparare ad amare l’idea di lasciare alle generazioni future un pianeta vivente” (traduzione di Maurizio Ricucci – I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio, Mondadori, 2006)
“Una eco-economia è quella che soddisfa le nostre necessità senza mettere in pericolo le prospettive delle generazioni future di soddisfare le loro necessità” (Valeria Giacomoni, Marco Moro e Margherita Romano – Eco-Economia. Una nuova economia per la terra, Editori Riuniti, 2002).

L’acqua è un bene comune, non ha confini, non può essere posseduta come una proprietà privata e venduta come merce. Una distribuzione diseguale dell’acqua e le tragiche condizioni di vita di chi non ne ha ci pongono un interrogativo: se l’acqua, è un bene essenziale per la vita,  è giusto che alcuni ne abbiano in abbondanza e altri ne siano privi?

Un esempio  da imitare

Nel Comune di Massa Carrara, a seguito di un caso accaduto ad una signora del luogo, alla quale era stata sospesa l’erogazione dell’acqua per non aver pagato in tempo la bolletta, si è costituita un’ Associazione denominata Unione Popolare GAIA che, partendo dalla vicenda capitata alla signora, rimasta peraltro senza acqua per tre giorni anche dopo aver sistemato il sospeso, appellandosi alla direttiva ONU ha richiamato l’attenzione del gestore e, più in generale, quella della comunità su una serie di norme regionali che limitano il disagio dell’utente quando accadono disguidi simili a quello capitato alla signora di Massa. E’ emerso così che, in tali situazioni il diritto all’acqua deve essere garantito con un limitatore a 50 litri giornalieri per persona, e che solo dopo aver accertato l’impossibilità di poter installare un limitatore si può passare a provvedimenti più restrittivi.

Nella regione Toscana l’ Unione Popolare GAIA oggi chiede a tutti i Comuni che si attivino affinché il gestore Gaia Spa abbandoni definitivamente la sua veste giuridica privatistica e diventi un ente di diritto pubblico. Solo così, uscendo dalle logiche di mercato, è possibile garantire il diritto all’acqua, non sempre scontato come dimostra la vicenda appena raccontata.
L’Associazione, nella circostanza, ha messo in evidenza come spesso le assicurazioni degli amministratori di porre attenzione ai problemi e alle difficoltà degli utenti si contraddicano con la realtà, ove distacchi del servizio idrico non fanno altro che aumentare i disagi di situazioni familiari già critiche. Sarebbe buona prassi che venissero date indicazioni agli operai addetti al distacco di avvisare prima dell’operazione, in modo da evitare anche danni a elettrodomestici e impianti casalinghi.
“Pensiamo che un ente pubblico sarebbe più attento all’utente, alle sue esigenze, ai suoi diritti rispetto a una società gestita in cui il profitto dirige ogni cosa: per questo continueremo a batterci per una società idrica interamente pubblica” queste le conclusioni dell’Associazione.

Ciò che è accaduto a Massa Carrara è accaduto anche a Ponza. E’ allora importante sapere che il diritto all’acqua fa parte dei diritti umani universalmente riconosciuti e che esistono delle norme che possono venirci incontro se, per un motivo o per un altro, non dovessimo essere puntuali nel pagamento della bolletta d’acqua

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