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Stupid is as stupid does (Stupido è chi lo stupido fa)
[Da Forrest Gump, film di Robert Zemeckis (e Steven Spielberg) del 1994]
Comincio questa epicrisi a più di un anno e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina (24 febbraio 2022) e al 23° giorno di quella tra Palestina e Israele (sabato 7 ottobre 2023).
Sono gli eventi e le date più importanti da tenere in mente, per le ricadute che stanno avendo e che avranno sulla nostra vita di tutti i giorni, sul nostro modo di intendere il vivere civile e anche per Ponza (inutile infilare la testa sotto la sabbia d’u summariell’ quando è bassa marea).
Quindi l’epicrisi di questa settimana non poteva essere che centrata sulla stupidità umana. Ne è il leit-motiv.
Un excursus sulla stupidità che alcuni articoli usciti in settimana mi aiuteranno a illustrare, altri a contrastare; di altri non potrò scrivere: me ne scuso con gli Autori.
Non sembri piccola cosa, il tema della stupidità.
Il titolo “Stupidità” può indurre forse a pensare che l’argomento sia leggero, scherzoso addirittura. È drammatico invece! Di stupidità si muore! Se ne parla infatti con un fondo di amaro sarcasmo, ma di tragedie si tratta. Di stupidità sono impastate le guerre. Essa mette a rischio la sopravvivenza stessa della specie umana sul terso pianeta di Sol.
Forse non tutti sanno che le morti per stupidità sono ufficialmente segnalate (e premiate) dai Darwin Awards (Premi Darwin) – Qui in Wikipedia.
Il Darwin Awards (il sito) è un riconoscimento ‘umoristico’ assegnato su base annuale a qualsiasi individuo (spesso alla memoria) che, secondo gli ideatori dello stesso premio, «si sono adoperati per la protezione del patrimonio genetico dell’umanità tramite l’estremo sacrificio di auto-sopprimersi nella maniera più spettacolare e idiota possibile» (trovare in questo una funzione positiva per la specie lo ha fatto appunto intitolare a Darwin, ma per l’individuo tutto è meno che ‘umoristico’).
Sebbene quando si tratta di stupidità c’è sempre del sarcasmo che affiora qua e là, gli effetti della stupidità – si è già detto va ribadito – sono quanto mai nefasti. Dal male assoluto – la morte e la guerra – e via discendendo tra le disgrazie umane
Traduzione: “I premi Darwin vogliono rendere onore a coloro che hanno versato cloro nella piscina dei nostri geni, rimuovendo accidentalmente il loro DNA da essa durante lo spettacolare culmine di una ‘grande idea’ dimostratasi molto, molto sbagliata” – [Vedy – Pronunciation spelling of “very”, mimicking a traditional upper-class British accent. Sillabazione di very (molto), rimarcando l’accento snob inglese].
Una esagerazione? Parliamo del presente allora, dal giornale di qualche giorno fa
Un articolo dalla Posta di Francesco Merlo su la Repubblica sulla Hot chip challenge – La sfida della patatina piccante
“Il mondo non sarà più lo stesso, dopo averlo visto con gli occhi di Forrest Gump”
Una delle citazioni più note tratte dal film Forrest Gump (riportata in epigrafe) permette di riflettere sul tema della stupidità, “Stupido è chi lo stupido fa”. La frase che la madre del protagonista suggerisce al figlio per difendersi dagli attacchi di chi lo offende, trasmette un significato profondo: non è stupida la persona, ma è il suo comportamento a renderla tale.
Prendiamo ora in considerazione le radici illustri della critica alla stupidità, senza risalire a Orazio o agli epigrammi di Marziale, tra i latini, o ancora indietro ai tragici greci. È nelle opere di Francisco Goya e George Grosz.
“Uno è nato nel 1746, l’altro nel 1893. Uno ha vissuto l’Inquisizione, l’altro il nazismo. Uno era spagnolo, l’altro tedesco. Entrambi hanno raccontato i disastri della guerra — Goya ha addirittura chiamato così un ciclo di sue opere — e l’orrore che questa crea.
Grosz vede le opere di Goya e con lo stesso impulso di denuncia del pittore spagnolo disegna, dipinge la tragedia del nazismo.
Sembrano due pittori contemporanei, tanto raccontano, con una forma che si fa sostanza, la tragedia del loro tempo, che è lontano ma evidentemente vicino, anche al nostro: la guerra. E li unisce una cosa, la caricatura, che sembra essere, per loro, l’unico modo di descrivere il «mostruoso verosimile», un mondo difforme e alla rovescia, che interiorizza ciò che è esteriore: un capovolgimento carnevalesco della realtà in cui satira e dramma convivono”.
La fucilazione del 3 maggio 1808 (anche conosciuto come El tres de mayo de 1808 en Madrid o Los fusilamientos de la montaña del Príncipe Pío o Los fusilamientos del tres de mayo) è un dipinto di Francisco Goya, realizzato nel 1814 e conservato nel Museo del Prado di Madrid. Completato quando l’artista aveva 68 anni, il dipinto rappresenta la resistenza delle truppe madrilene all’armata francese durante l’occupazione del 1808 della guerra d’indipendenza spagnola.
Goya. Che gran parlatore – Que pico de Oro (Capriccio n. 53). Un pappagallo, dall’alto di una tribuna, parla con arguzia e retorica, attirando il pubblico in una gabbia di false promesse. La gente ai piedi del pappagallo ascolta estasiata, ma è cieca (ha gli occhi chiusi. E il pappagallo illude, è mentitore: infatti, dietro esso, si trova una maschera [Da Francesco Raimondi, op. cit. in link, in nota (1)]
Su Goya e Grosz, imprescindibili alla completezza di quanto scritto finora, da leggere la sintesi di Luca Sommi (due pagine e mezza) dal suo libro “La Bellezza” (2023: Baldini-Castoldi Ed.). Qui in formato .pdf. (una pagina e mezza: un tempo ben impiegato!):
Luca Sommi. Da ‘ La Bellezza’. I disastri della guerra. Goya e Grosz.pdf
L’eclisse del sole – Eclipse of the sun (1926) George Grosz [Heckscher Museum (Huntington, USA). Presenta una critica atroce del complesso industriale militare che controllava la Germania di Weimar dove potere e avidità regnarono sovrane. Per una descrizione più accurata, leggi qui.
George Grosz. The Survivor Il Sopravvissuto (1936)
Veniamo a tempi più vicini a noi.
Il teorico riconosciuto della stupidità umana è Carlo M. Cipolla.
Carlo Cipolla, pur studioso serissimo, autore di molti libri di teoria economica, deve il suo successo presso il grande pubblico – caso eccezionale di best seller (anche long-seller) scritto da uno storico – alla formulazione, nel secondo dei due brevi saggi di cui è composto il piccolo volume, delle cinque leggi fondamentali della stupidità umana,
Le Leggi Fondamentali della Stupidita Umana
Il secondo saggio del piccolo libro tenta di elaborare una scherzosa teoria generale sulla stupidità umana, che vede gli stupidi come un gruppo di gran lunga più potente delle maggiori organizzazioni come le mafie o le lobby industriali, non organizzato e senza ordinamento, vertici o statuto, ma che, tuttavia, riesce a operare con incredibile coordinazione ed efficacia. A tal proposito il saggio enuncia cinque leggi fondamentali (sintesi da Wikipedia):
- Prima Legge Fondamentale: sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
- Seconda Legge Fondamentale: la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
- Terza (e aurea) Legge Fondamentale: una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
- Quarta Legge Fondamentale: le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
- Quinta Legge Fondamentale: la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista. Corollario: lo stupido è più pericoloso del bandito.
Grafico della distribuzione comportamentale secondo Cipolla. I due assi cartesiani rappresentano il guadagno portato dalle azioni delle diverse persone, che può essere positivo, nullo o negativo per la persona stessa o per le persone che la circondano
Troppo noto per non essere qui citato l’aneddoto attribuito a Charles de Gaulle (1890 – 1970) a proposito della stupidità.
Pare – ma la storiella viene raccontato in molti modi – che durante una tappa di trasferimento in macchina con il suo autista, De Gaulle fu attratto da un comizio che si teneva nella piazza del paesello che stavano attraversando. Incuriosito fece fermare la macchina poco discosto e stette ad ascoltare l’oratore che dal palco inveiva contro gli stupidi, dicendo che come primo punto del suo manifesto elettorale avrebbe abolito la stupidità. De Gaulle commentò asciutto, scuotendo la testa: “Vaste programme! – e proseguì il viaggio.
Il cinema, sensibile rilevatore di tutti i vizi e le virtù umane ha i suoi cantori/celebratori della stupidità in due/tre grandissimi registi (uno è sdoppiato in due):
I fratelli Coen (Joel, 1954 e Ethan, 1957) e Stanley Kubrick (New York, 1928 – St Albans, Inghilterra, 1999).
I fratelli Coen hanno una filmografia molto ricca e varia, ma il tema della stupidità è centrale in molti delle loro opere (e non sono film di poco conto; basti pensare (cito quelli che mi hanno lasciato un’impronta indelebile: Arizona Junior (Raising Arizona, 1987); Fargo (1996); Il grande Lebowski (The Big Lebowski, 1998); L’uomo che non c’era (The Man Who Wasn’t There, 2001; forse il loro più emblematico, quasi monografico) sulla stupidita!); Prima ti sposo poi ti rovino (Intolerable Cruelty, 2003. Il killer asmatico che scambia l’inalatore con la pistola vale da solo tutto il film!); Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men, 2007. Premio Oscar) A Serious Man (2009). Ma sono davvero tanti, da non poterli citare tutti e molti sono capolavori.
E che dire di Kubrick, che nei suoi pochi film ha toccato generi molto diversi, da Spartacus al thriller erotico (Eyes wide shut); ma le sue pietre miliari contro la guerra e la stupidità sono Orizzonti di Gloria (Paths of Glory, 1957), con un grande Kirk Douglas (leggi qui); Il dottor Stranamore (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) (1964) Full Metal Jacket (1987). Tanto importanti che al dottor Stranamore ho già dedicato una epicrisi: “La situazione è tragica ma non seria”, nel marzo 2022, ai primi venti di guerra.
Sempre dal cinema, in due film visti di recente, vengono due suggerimenti ulteriori per particolari declinazioni della Stupidità.
Una si aggancia a quanto si diceva a proposito di Forrest Gump, che spesso non si è stupidi per limitazione o altro, ma perché errare è umano, tutti possiamo sbagliare, a prescindere dalla nostra intelligenza.
In questo film di geni – il regista, il protagonista Robert Oppenheimer -, c’è anche Albert Einstein, di cui è noto un aforisma sulla stupidità (non citato nel film): “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”.
È quanto si vede nel film Oppenheimer (di Cristopher Nolan; 2023) in cui l’ideatore e realizzatore della bomba atomica, sulla cui intelligenza non si può dubitare, compie l’errore grossolano ma molto “stupido” di sottovalutare il potere politico che lo espropria della sua invenzione e trasforma quella che lui pensava la definitiva e ultima arma (paradossalmente era un pacifista) in una delle tante possibilità di sterminio che avrebbe subito negli anni una proliferazione incontrollata (ascolta il monologo di Michele Serra, più avanti).
Ancora, un dissidio personale, nato da un capriccio – una variante dalla stupidità – inquina il rapporto tra due amici che vivono con semplicità e fraternamente in un’isola della costa irlandese. Il film è Gli spiriti dell’isola – The Banshees of Inisherin (2022, di Martin McDonagh). “Una tragicommedia disperata e ispirata, metafora della divisione fratricida che segna l’Irlanda dagli anni della guerra civile”, così titola una recensione (www.mymovies.it, di Marianna Cappi). Nove candidature all’Oscar, otto ai Golden Globe, dove ha vinto come miglior film, attore e sceneggiatura Ambientazione molto suggestiva: gli amatori delle isole l’hanno molto apprezzata.
Ancora un aggancio all’attualità per dire dei miei guru personali in tema di critica della stupidità.
Uno è Francesco Guccini, che scrive canzoni. Che a livelli basici, quando eravamo giovani, ci ha incoraggiato a pensare. Tra l’altro pensavo … Guccini è uno dei pochi da cui i giovani accettano di prendere consigli. Solo Lui poteva permettersi questa frase “a vent’anni si è stupidi davvero”, contenuta in Eskimo (1978): l’abbiamo ascoltata sul sito presentata da Sandro Vitiello:
Perché a vent’anni è tutto chi lo sa A vent’anni si è stupidi davvero Quante balle si ha in testa a quell’eta’
L’altro è Giorgio Gaber, fondamentale, insieme a Enzo Iannacci, – ci hanno lasciato entrambi, purtroppo -, nella mia formazione critica (entrambi si possono trovare e ascoltare nell’indice del sito).
E ancora Michele Serra. Nel suo monologo sul collezionismo (delle bombe atomiche) si sono molti spunti che riecheggiano in questa epicrisi:
leggi e ascolta qui.
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L’insieme di esempi, spiegazioni e denunce della stupidità ha il difetto purtroppo di non aver spostato nei secoli il procedere inesorabile, “a tritacarne”, della storia umana, visti gli eventi di esordio di questo XXI secolo (iniziato ufficialmente l’11 settembre 2001, è bene ricordarlo) verso l’epilogo paventato che sta giusto dietro l’angolo, di una terza, e definitiva, guerra mondiale.
Dopo questo compendioso saggio sulla stupidità umana avete diritto anche ad una traccia di vera epicrisi, con un abbozzo di sommario degli articoli della settimana. Ovviamente, essendo questo lo scenario dei miei pensieri, l’elencazione non potrà essere che parziale e orientata, limitandomi a sottolineare gli articoli più attinenti al tema.
Per una volta ometto i link – ho fatto tardi anche per il recente rallentamento del sito durato due giorni pieni e ora per fortuna risolto. Ma con le premesse appena presentate sulla stupidità – alcune sono ripetizioni, ma è un segno di quanto sono convinto – vi sarà agevole entrare nella mia modalità di lettura, per questa settimana in particolare, e trarne le vostre considerazioni.
Buona domenica di sole a tutti
Sommario articoli – da domenica 22 ottobre a sabato 28 ottobre -, in ordine di pubblicazione
Procida, la firma del patto di gemellaggio
Gli uomini sono tutti uguali?
Corse sospese per condizioni meteo avverse
Una confederazione in Palestina per due popoli
Animali ubriachi… e anche peggio
Un articolo “necessario” sul cospirazionismo in Italia, e non solo
Il Sentiero di Circe: disegnare in canoa nel lago di Paola
La guerra in Medioriente e “l’autorità dei sofferenti”
A proposito della musica ‘a palla’
Nota storica su ‘Il generale Giacomo Carboni’ pubblicata su Focus Storia n° 205, novembre 2023
Laziomar e Amministrazione vanno incontro agli studenti
Grazie a Enzo Di Giovanni
La legge negata, di Impagliazzo e Del Gizzo
Sabato 28 ottobre, Carlo Antonio Secondino a Formia
Il rumore del silenzio
Confetti rossi per Maria Cristina Sandolo
Un grappolo d’uva
Le basi del pensiero moderno
Il Meteo (143). La settimana da lunedì 23 ottobre 2023
Una canzone per la domenica (269). Miracolo
La posta dei lettori. La musica dalle barche in rada
A proposito di ambiente, con riferimento a Impagliazzo e Vitiello
Compendio di geopolitica globale, secondo Federico Rampini
Note
(1) – Goya – Francisco José de Goya y Lucientes [Fuendetodos (Aragona, Spagna), 1746 – Bordeaux (Francia), 1828) è stato un pittore e incisore spagnolo. Considerato il pioniere dell’arte moderna, è stato uno dei più grandi pittori spagnoli vissuti tra la fine del XVIII secolo e dell’inizio del XIX. I suoi dipinti, i suoi disegni e le sue incisioni riflettevano gli sconvolgimenti storici in corso e influenzarono i più importanti pittori coevi e del secolo successivo. Goya è spesso indicato come l’ultimo degli antichi maestri e il primo dei moderni.Prevalentemente acqueforti, I Capricci trattano tematiche riguardanti la prostituzione, la superstizione, l’abuso di potere e la stupidità della classe nobile, il clero, la fortuna, i medici, i metodi d’insegnamento scolastico e i ciarlatani. Oltre a I Capricci e altre incisioni, Francisco esegue anche la serie di incisioni intitolata I Disastri della Guerra. Ottantatre lavori realizzati tutti tra il 1810 e il 1820. Si tratta di opere “monotematiche”, aventi come soggetti la guerra e tutti i propri atroci orrori.
Su Goya: https://loblodellarte.wordpress.com/2017/07/20/goya-un-artista-che-sapeva-vedere/
(2) – George Grosz, nome d’arte di Georg Ehrenfried Groß (Berlino, 1893 – Berlino, 1959), è stato un pittore, disegnatore e caricaturista tedesco. Alcuni aspetti della sua vita sono riportati nel breve capitolo tratto da La Bellezza di Luca Sommi (op.cit.)
(3) – Carlo Cipolla (Pavia, 1922 –2000) è stato uno storico italiano, specializzato in storia economica. Ha insegnato in Italia e negli Stati Uniti, a livelli di eccellenza (alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all’Università di Berkeley in California; oltre ad esperienza alla Sorbona di Parigi e alla London School of Economics).
Cipolla si divertì ad “approfondire” il tema della stupidità umana formulando la famosa teoria della stupidità, enunciata nel suo libello intitolato The Basic Laws of Human Stupidity (stampato per la prima volta nel 1976 come regalo di Natale per gli amici) poi pubblicato in italiano nel 1988 come Allegro ma non troppo (Il Mulino Ed.), e tradotto in almeno 13 lingue. Questo volume riunisce, insieme al saggio sulla teoria della stupidità, un altro breve trattato umoristico dal titolo “Il ruolo delle spezie (e del pepe nero in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo” stampato dalla stessa casa editrice nel 1973, sempre in inglese e sempre come regalo natalizio.
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Appendice del 19 nov. 2023 (Cfr. commento di Tano Pirrone)
Ritaglio-immagine inviato in allegato al commento:
Sandro Russo
30 Ottobre 2023 at 13:09
Ripensandoci, come succede per gli scritti buttati giù in fretta, mi sono venuti alla mente altri due esempi di stupidità: quella di un uomo intelligentissimo (un grande scienziato) e quella che inquina e distrugge un bel rapporto tra amici (…che guardacaso vivono su un’isola!).
Inseriti nel testo nell’articolo di base, insieme a qualche immagine!
Tano Pirrone
19 Novembre 2023 at 06:10
Pur con ritardo ho letto con attenzione e molta tristezza (pur rassegnata) l’articolo su cui c’è ben poco da aggiungere, se non un sigh! di fumettesca memoria.
Intervengo solo perché ho appena trovato un “pezzo” estremamente interessante sullo sconfinato argomento, la cui dimensione, longevità, capacità di riprodursi in ogni ambiente e in ogni condizione è catastroficamente preoccupante: c’è sempre una speranza che il cattivo si redima, invece lo stupido lo è in aeternum, senza remissione: lo è ab origine e sine spes.
Egli esiste per darci conto della fragilità umana e della vanità della redenzione.
La stupidità è l’ultimo baluardo contro cui s’infrange la speranza.
L’immagine riporta parte di un editto del Tribunale provinciale di Como che illustra la procedura di dichiarazione di un imbecille, atto che va necessariamente portato alla conoscenza di tanti.
Mi chiedo, umilmente, se il tribunale del tempo non avesse dovuto come primo atto, in esecuzione dell’editto, dichiarare in primis imbecille se stesso.
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NB – Nei commenti non è possibile inserire immagini. Il ritaglio-immagine dell’editto comunale inviato da Tano è annesso in fondo all’articolo di base (ndr)