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Nota storica su ‘Il generale Giacomo Carboni’ pubblicata su Focus Storia n° 205, novembre 2023

di Fabio Lambertucci

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Copertina e sommario dell’ultimo numero di Focus Storia

I retroscena dell’armistizio
di Fabio Lambertucci

Riguardo all’articolo “Le spie di Amé” (Focus Storia n° 203), vorrei ricordare che il generale Giacomo Carboni (1889-1973), direttore del Servizio Informazioni Militare (Sim) dall’agosto 1943 al fatidico 8 settembre 1943, condannato nel Dopoguerra per la “mancata difesa di Roma”, fu difeso, in parte, in seno al Partito comunista italiano dal funzionario comunista romano Antonello Trombadori (1917-1993), fondatore dei Gruppi Armati Patriottici romani (GAP) e Medaglia d’argento al Valore militare per la Resistenza.
Raccontò Trombadori che l’8 settembre si trovava a Roma in una stanza del Grand Hotel assieme a Luigi Longo (1900-1980), futuro segretario del PCI dal 1964 al 1972, allo scrittore Felice Dessì, al principe Raimondo Lanza di Trabia (1915-1954), ufficiale di ordinanza del generale Carboni e al figlio di quest’ultimo, il capitano Guido Carboni. Lo scopo era di accordarsi con il Sim per la consegna di armi in vista di un’iniziativa popolare antitedesca, in concomitanza con la dichiarazione di armistizio. Avevano preparato le squadre, individuato i depositi e progettato il tipo d’azione che avrebbero dovuto compiere con la collaborazione del Genio Minatori per far saltare in aria un paio di alberghi dove erano acquartierati i Comandi nazisti.
Non se ne fece nulla perché all’uscita dal Grand Hotel udirono alla radio il generale Badoglio che annunciava l’armistizio, anticipato di quattro giorni dal generale statunitense Eisenhower.
Nel documento conclusivo della Commissione militare d’inchiesta istituita per acclarare le circostanze della resa di Roma è scritto di Carboni: “Non c’è altro esempio di così vile comportamento davanti al nemico in tutta la storia della nostra patria”. Il documento venne firmato per il PCI da Mario Palermo (1898-1985).
Tuttavia Trombadori nel 1989 rilasciò in un’intervista a Storia Illustrata (Mondadori) questa dichiarazione: “Io non do un giudizio che assolve completamente il generale Carboni. Non ne faccio un eroe. Ne faccio però un uomo che, nello spaventoso sconcerto che derivò dall’allontanamento del Re e dello Stato Maggiore verso Pescara, ebbe un ineluttabile momento di perplessità. Anche perché, com’è noto, gli ordini che gli erano stati dati erano tutt’altro che precisi. Invece tutti – monarchici, antifascisti, Alleati – per ragioni diverse ma convergenti, hanno fatto di Carboni il capro espiatorio.
Qualcuno, in seguito, iniziò a rivedere questa posizione: come Gaetano Salvemini (1873-1957) che su questi temi pubblicò un molto problematico saggio a puntate sul “Ponte” di Pietro Calamandrei (1889-1956) nel 1952″. Carboni in quegli anni aderì al PCI e ne divenne consulente per le questioni dell’Intelligence.
A questo proposito possiedo una copia del suo saggio L’Italia nella politica militare mondiale – Eisenhower e l’Irredentismo germanico – Il “Gigantic Bluff” americano – La notte dell’8 settembre rivelazioni del Capo del S.I.M. – Il testo del Trattato C.E.D. (Parenti, Firenze, 1954) con dedica autografa del generale ad Amerigo Terenzi, importante esponente comunista ed editore de “l’Unità” e di “Paese Sera”, che recita: “a Amerigo Terenzi coraggioso padrino di questo libro. Roma, aprile 1954. Giacomo Carboni”.

Fabio Lambertucci (Santa Marinella, Roma)

Fonti
Pierluigi Battista, “Un po’ per paura, un po’ per dovere”. Antonello Trombadori racconta quarant’anni di polemiche nel PCI in “Storia Illustrata” maggio 1989, pp. 10-18.
Giovanni Cecini, I generali di Mussolini, Newton Compton, Roma, 2016, p. 544.
Carlo De Risio, Dov’è finito il tesoro del Sim? in “Storia Illustrata” n. 342 maggio 1986 pp. 68-72.

LE PAGINE DEI LETTORI DI FOCUS STORIA (n° 205) pp. 4-5

Parte della documentazione bibliografica portata a supporto

 

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