di Francesco De Luca
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‘È fuori tempo ormai’: l’espressione l’ abbiamo sentita più volte nel corso degli anni, e sempre con aria rassegnata. ‘Il treno è passato… e l’occasione persa!’
Dominanti sono i sentimenti della rassegnazione, come detto, e poi della delusione, del malcontento, della tristezza.
Il tempo, che domina la vita, evidenzia l’irreversibilità del suo procedere, screditando i ‘ricorsi’, sia quelli personali sia quelli storici.
La cultura, abbacinata, si autocompiace nel cozzare contro l’ineluttabilità spigliata della natura che, anche quando ri-propone soluzioni del passato, lo fa con forme innovative, giacché il movimento in avanti è il suo propulsore.
La tecnologia, figlia della cultura, si è impossessata ormai dell’attualità, ovvero degli eventi che ci scorrono sotto gli occhi e fra le mani. Ebbene essa, la tecnologia, nella smodata potenza, quotidianamente cerca di superare lo scorrere in avanti del tempo. Cerca di dominarlo. Per cui la vecchiaia… è possibile fermarla, la privazione… è possibile raggirarla, il difetto… è possibile rimuoverlo. Presto, si sogna che anche la vita sarà possibile debellare, così che imperiture potranno disvelarsi la giovinezza, la bellezza, la padronanza.
Sono le categorie che, supportate dalla tecnologia, sbugiardano se stesse, rendendo evidente a tutti, nei social network, la precarietà del sistema ecologico planetario, la provvisorietà delle soluzioni per il dominio dell’energia, la fragilità dei sistemi politici, l’aleatorietà delle economie, la pericolosità delle ideologie.
A livello psicologico si esalta la pervicacia assoluta della volontà umana. A livello educativo si incentiva la superiorità, l’eccellenza, la dominanza. Nulla potrà essere negato all’uomo perché nulla è così lontano da non poter essere raggiunto. Il fallimento è sinonimo di perdita, di rinuncia, di inefficienza. La speranza, come sentimento che rinnova lo spirito, alla luce delle trascorse esperienze, è poco curata. Chi spera ha già rinunciato!
L’umanità, ossia la dote completa dei sentimenti in possesso dell’uomo, è rampante non speranzosa, è arrogante non rispettosa, è imponente non ossequiosa.
Ottobre langue, col sole in fuga, la pioggia che incalza, il vento umido, la natura incupita. Nei filari intristiti fa capolino un grappolo d’uva. Una speranza!
A supporto presento questa poesia:
‘Nu rappuciello (1) d’ uva
Doppo ‘a tagliata d’a vennegne (2)
i file ‘i vite so’ massacrate;
pare ca c’è passata ‘na ventulata
c’ha rruinate foglie, canne e pale ‘i legna.
I passarielle (3) nun pizzecano ll’acene
e, si muolle i mmane, tuocche foglie arracagnute (4).
‘A campagna è moscia e ‘ntrestute
e ce arregneno i pugniente (5) d’asparece.
Ma, annuascuosto comme ‘nu munaciello”
ncopp’a preula cumpare ‘nu rappuciello d’uva:
so’ cinche o sei acine ca truove
pennulianno sulitarie, mature e gialle.
Già nuvembre accappona ‘a pelle
e quanta foglie cadeno ind’u core,
‘stu rappuciello d’uva m’arricorda ‘u sole
quanno scarfa ind’a staggiona bella.
E che sapore tene chesta pigna:
è na sursata fresca e zuccherata,
me fa scurda’ ch’è vecina ‘a vernata
e che pe me ‘u tiempo ormai s’arrogna (7).
Miezz’a ‘sta catena (8) tutta secca
stu rappuciello d’uva è ‘na speranza,
me dice ca ce sta ‘na ccianza (9)
pure quanno ‘a vita s’arrepecchia (10).
E a me me basta,
nun voglio smancerie,
pozzo affrunta’ ‘u friddo e ‘a vecchiaia;
me stregno ind’u giubbotto assaie assaie
e faccio chiste quatte passe ‘i via.
Note: 1 – grappoletto; 2 – vendemmia; 3 – passeri; 4 – aggrinzite; 5 – rametti spinosi dell’asparago; 6 – gnomo; 7 – si restringe; 8 – terrazzamento; 9 – chance, possibilità; 10 – s’avvolge su di sé;
Questa la versione recitata