di Tonino Impagliazzo
Premessa
- L’art. 10 del Decreto-legge del 14.04.23 n°39, convertito in legge in data 13.06.23 n°68 (detto “Decreto siccità”), annulla importanti normative e introduce elementi nefasti diretti ad una minore tutela dei “microcosmi marini e terrestri” che domiciliano nei mari, nei territori montani e nelle piccole isole ;
- Un invito ai cittadini delle piccole isole a restituire, come atto di protesta, al Ministero dell’Ambiente le chiavi delle AMP (aree marine protette) e delle RNS (riserve naturali statali) affinché vengano rimosse quelle norme e vincoli di legge che attualmente colpiscono unicamente i cittadini delle piccole isole
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Da punta Semaforo in Ventotene sono sceso come Diogene con una lanterna in mano, ho percorso via Ulivi e ho raggiunto il Porto Romano in cerca di un ambientalista terrestre (Folco Quilici, Donatella Bianchi, Rosalba Giugni, Pecoraro Scanio, etc..) e non ho incontrato nessuno. Allo stesso modo è accaduto a Ponza, laddove sono partito da punta Incenso per giungere al monte Pagliaro e sono disceso a Cala dell’Acqua, e non ho incontrato né un ambientalista né tantomeno un delegato delle Associazioni Ambientaliste e dell’Associazione delle piccole Isole.
Era nel lontano 1941 quando i Padri Costituenti ed i visionari di un’Europa libera e unita scrissero il Manifesto di Ventotene in questa piccola isola, luogo dove oggi si consuma un disegno criminoso e nefasto che annulla ogni parvenza di tutela e di rispetto dell’ ambiente.
Fu nel 1987 quando il sindaco Beniamino Verde, la Giunta ed il Consiglio Comunale di Ventotene si dimisero in anticipo perché ritennero che “la tutela dei piccoli microcosmi marini e terrestri” fosse assunta come risposta giusta e necessaria ”per la sopravvivenza del mare e dei territori delle piccole isole“ e ritenne altresì che questa scelta fosse condivisa da una larga maggioranza di cittadini. Il sindaco Beniamino Verde riferiva: chi sceglie me e la mia lista è favorevole al Parco Marino ed alla Riserva Terrestre. La conferma a sindaco, di Beniamino e della maggioranza, da quel giorno divenne l’inizio di una nuova storia.
Oggi dobbiamo fare i conti con l’ art. 10 del decreto Siccità (Legge 13 giugno 2023 n° 68 – ved. all. in fondo pagina), un D.L. emanato nel marzo 2023 (denominato, appunto, Decreto siccità e trasformato, nel giugno dello stesso anno, in Legge dello Stato).
Il decreto Siccità, passato sotto silenzio, riscrive e modifica in modo pesante la legge Salvamare e la legge 152/2006, note per aver dettato le “disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare»
L’art. 10, comma 1 così recita
“L’autorizzazione alla realizzazione e all’esercizio degli impianti di desalinizzazione pubblici e in partenariato pubblico privato, destinati al soddisfacimento dei bisogni generali civili e produttivi, equivale a dichiarazione di pubblica utilità e costituisce, ove occorre, variante allo strumento urbanistico. Per la realizzazione di detti impianti si applicano le disposizioni sull’esercizio dei poteri sostitutivi e sul superamento del dissenso di cui all’art.2 del Decreto-legge 14 aprile 2023 , n° 39”…
e più avanti
“Sono soggetti a VIA (Valutazione Impatto Ambientale) gli Impianti di desalinizzazione con portata pari o superiore a 200 l/sec.”, cioè 17.000 mc. al giorno.
Quindi la norma riguarda i grandi impianti, come quelli presenti in Arabia Saudita e Israele, e, poiché in Italia il valore massimo della portata degli impianti dislocati nelle piccole isole (Pantelleria, Favignana, Ventotene, Ponza, l’Elba, etc.) non supera i 20 l/sec cioè 1.800 mc al giorno, le nuove disposizioni di legge escludono le “piccole isole” dalla valutazione del VIA e agevolano la realizzazione di detti impianti di dissalazione cancellando qualsiasi parere contrario e/o manifestazione di dissenso.
L’ art. 10, comma 2 mortifica il “Decreto Legislativo n°152/del 2006”, conosciuto come Codice dell’Ambiente, poiché contiene disposizioni concernenti la soppressione delle condizioni in presenza delle quali sono ammissibili gli impianti di desalinizzazione destinati alla produzione di acqua per il consumo umano e la possibilità che gli impianti possano essere realizzati anche con il ricorso a forme di partenariato pubblico privato.
Ed ancora, l’inserimento di specifiche prescrizioni per gli scarichi delle acque reflue derivanti dai procedimenti di Dissalazione, con possibilità di adottare norme in variazione e criteri integrativi alle attuali prescrizioni.
Considerazioni e commenti
Il Decreto convertito in legge, approvato dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica, vanifica Direttive e Norme Comunitarie, addolcisce leggi e norme dello Stato in materia, affossa l’ istituzione dei Parchi e delle Riserve e rende poco efficace il principio della tutela ambientale e della conservazione delle risorse.
Non avrei giammai immaginato, pensando a quello che fece Beniamino Verde nell’anno 1987 dimettendosi da amministratore, assieme a tutti i Consiglieri, per verificare e chiedere ai cittadini dell’isola di esprimere una volontà popolare piena, prima di istituire sull’isola un’ Area Marina Protetta e una Riserva Naturale Statale, dover oggi essere costretto a meditare, cadendo in un lamento mesto, sui passi indietro fatti con l’art. 10 del Decreto Siccità in vigore.
Cui prodest?, avrebbe detto Seneca. A chi giova un gesto così scellerato che cancella dagli atti dello Stato una norma a tutela dell’ ambiente marino, che non fa distinzione del tipo di sostanza e della distanza dalla costa e, al tempo stesso, concede ai gestori degli impianti di dissalazione di poter scaricare in mare, sotto costa, qualsiasi tipo di sostanza, e azzerare con certosina meticolosità ogni efficacia della Legge Salvamare e della Legge n°152/2006 relativa ai parametri da rispettare per lo scarico delle acque provenienti da detti impianti?
Difficile rispondere.
Basta cittadini!… non perdete tempo con le SIC e le ZPS , con Direttive CE, con Raccomandazioni e Leggi Nazionali, perché l’obiettivo prevalente della nuova legge Decreto Siccità, all’ art. 10, è soltanto quello di allontanare l’attenzione dalla tutela degli habitat marini e dell’ambiente terrestre.
Ciò che bisogna fare è migliorare la cultura ed il rispetto del mare, del suolo e dell’aria le cui finalità non coincidono con il Decreto Siccità perché questo vuole essere unicamente un invito ad abbassare i valori della tutela, del rispetto e della protezione del creato.
All. Legge n.68 del 13 giugno 2023