segnalato da Sandro Russo
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Continua la serie di Serenella Iovino su la Repubblica (di domenica 11 ottobre 2023).
Aspettavamo questa ‘puntata’ della serie di Serenella Iovino. Dopo Thoreau che giustamente è stato presentato per primo, forse Rachel Carson è il personaggio più conosciuto, fuori dall’America. Di lei e del suo libro già abbiamo parlato sul sito in occasione della recente Giornata della Terra (Earth Day), lo scorso 22 aprile, ma anche prima (leggi qui). Ma questa presentazione, arricchita dalla bibliografia, è ben più completa.
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I GUARDIANI DELLA TERRA. 4
Rachel Carson, la nemica dell’insetticida
di Serenella Iovino
Biologa americana, grazie alle sue ricerche, riuscì a far bandire il Ddt, pericoloso “simbolo del progresso”
Quando si accorge che la realtà le parla di zone contaminate animali avvelenati, persone che si ammalano pensa che sia giusto raccontarlo
Alla fine dell’estate 1962 John F. Kennedy si trova di fronte a un’insolita domanda: «Signor Presidente, pare ci sia preoccupazione sugli effetti a lungo termine del Ddt. Ha pensato di allertare il Dipartimento dell’Agricoltura o della Salute pubblica?».
È un periodo duro per il governo. Ci sono tensioni a Berlino e strani traffici tra la Russia e Cuba. La questione però è ineludibile. Da quando ilNew Yorker , uno dei periodici più influenti d’America, ha cominciato a pubblicare estratti di un libro sugli effetti del Ddt, l’inquietudine è montata. Perciò Kennedy risponde che, sì, indagini sulle denunce del «libro di Miss Carson» sono già state avviate.
Nel 1962 Rachel Carson ha 55 anni. Vive a Silver Spring, Maryland, con la madre e un pronipote che ha adottato. Biologa, ha scritto tre libri molto apprezzati sulla vita marina.
Il mare intorno a noi è rimasto nelle classifiche dei bestseller per ottantasei settimane, rendendola di colpo la divulgatrice scientifica più popolare d’America. I suoi libri parlano di onde e oceani antichissimi; di come la luna si è staccata dalla terra e di come la vita ha cominciato a popolare il mare; parlano di animali migratori e antiche teogonie.
È poetica e scientifica, miss Carson; e piacevole da leggere, perché le cose le sa e sa raccontarle. Poi ha cominciato a scrivere di pesticidi. Anche lì, vede e fa vedere. Stavolta però quel che vede fa paura. Ecco il problema.
Rachel Louise Carson nasce a Springdale, Pennsylvania, nel 1907. I suoi hanno pochi mezzi, ma coltivano letture e soprattutto coltivano lei. Rachel legge molto e comincia a scrivere presto: a otto anni pubblica il suo primo racconto. Nel 1925 è ammessa al prestigioso Pennsylvania College for Women di Pittsburgh: per la prima volta ha una camera con elettricità e acqua corrente. All’inizio ha una borsa di studio, poi i genitori devono vendersi le porcellane per pagarle le tasse. Presto — il padre muore nel 1935 — toccherà a lei mantenere la famiglia. Sogna di diventare scrittrice ma sceglie scienze. A un’amica confessa: «So che non ho molta immaginazione. La biologia mi ha dato qualcosa su cui scrivere».
Da scrivere infatti la biologia gliene dà subito. Per 2300 dollari l’anno scrive per la radio e il Fish and Wildlife Service, agenzia governativa per le risorse ittiche e la fauna selvatica. In un periodo in cui la carne è proibitiva — siamo nella Grande Depressione — il suo compito è rendere il pesce interessante. Lei lo fa talmente bene che dai pesci si allarga all’oceano e dall’oceano a tutto il pianeta. Al college ha imparato che la vita è un mosaico di creature ed elementi, con storie e avventure.
Il suo primo libro, Under the Sea Wind, si fa già notare, ma il successo vero arriva nel 1951. Ora sì, può fare la scrittrice. E può perfino comprarsi un cottage sull’oceano, nel Maine. È lì che conosce Dorothy Freeman: un’amica, altro, non possiamo saperlo. Sappiamo però che tra loro dura tutta la vita e che le lettere che non distrussero sono piene d’amore.
Quando scrive Silent Spring Rachel non sa che sarebbe diventata l’ecologista più influente della storia. All’apparenza la politica le è estranea. Con la sua aria mite di ragazza che fa i compiti e indossa da sempre i vestiti che le cuce la madre, della rivoluzionaria non ha nulla. Però lei è scienziata e scrittrice, insieme. Il che significa ascoltare la realtà, provare a capirla e consegnarla a quanta più gente possibile. È questo il suo modo di fare politica. Quando si accorge che la realtà le parla di zone contaminate, animali avvelenati, persone che si ammalano e aerei che spruzzano quintali di insetticidi su campi, fiumi, città, pensa che sia giusto raccontarlo, e lo fa.
In quegli anni il Ddt è più di una semplice sostanza chimica: è il simbolo del progresso.
Paul Müller, chimico svizzero che ne aveva scoperto le qualità come pesticida, aveva ricevuto il Nobel per la medicina. In un tempo in cui si moriva di tifo e malaria, il Ddt aveva salvato molte vite. In Italia era sbarcato con gli Alleati. I filmati dell’Istituto Luce ci mostrano ancora i soldati americani che lo pompano sui napoletani durante l’epidemia di tifo: nel 1944 sono in tre milioni a ricevere la propria dose. L’anno successivo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità lo usa per debellare la malaria, anche in Sardegna. Per l’agricoltura industriale è un vantaggio enorme. Ma il Ddt non è solo nei campi: è in detergenti, saponi, vernici, rivestimenti dei cassetti. Per il significato che ha assunto, negli Usa il Ddt è parte del discorso politico. E poi ovviamente ci sono le grandi industrie chimiche, le solite: DuPont, Union Carbide, Monsanto, Shell e via così (1). Nessuno sembra pensare ai suoi effetti a lungo termine.
Intanto però succedono cose: morie di pesci e uccelli, irrorazioni su luoghi abitati all’insaputa della gente. È dal 1945 che Rachel tiene d’occhio tutto ciò. Ha proposto un articolo al Reader’s Digest ma non lo hanno voluto.
Nel gennaio 1958 però riceve una lettera. Una vicina la informa che i suoi terreni sono stati spruzzati di Ddt senza il suo permesso. Tantissimi uccelli sono morti: la primavera americana ha perso la voce. È solo l’ultimo dei segnali di cui Rachel ha bisogno per mettersi a scrivere e lasciare che il messaggio trovi la più ampia diffusione possibile. Il New Yorker è la cassa di risonanza perfetta.
Quanto avviene dopo è storia. Nonostante le minacce delle corporations, le indagini dell’Fbi su di lei, le campagne sessiste, le accuse di filo-comunismo e stregoneria, il libro è un successo travolgente. Carson parla agli Stati Uniti e dice alla sua gente che l’epoca della “pastorale americana” (2) è finita perché un certo uso della scienza ha tradito la natura, e quindi gli umani.
Vuole sia chiaro che i pesticidi servono, ma quelli organici come il Ddt hanno effetti a catena su tutto il vivente — effetti che non sono stati studiati abbastanza. E vuole sia chiaro il contesto — capitalistico — in cui l’uso dei pesticidi è tutt’uno con l’economia, la politica e l’ideologia che lo sostiene. No, Rachel Carson non è per niente apolitica.
Divorata dal cancro, è valorosissima fino alla fine. Affronta i dibattiti e difende la verità della scienza. Muore nella primavera del 1964 con tante idee ancora da scrivere. Nel 1972 il Ddt viene bandito. Due anni prima si è celebrato il primo Earth Day: il grande movimento ambientalista nasce nel nome di Rachel Carson. Istituti di ricerca intitolati a lei sono oggi presenti in tutto il mondo. Uno dei più prestigiosi è il Rachel Carson Center for Environment and Society di Monaco di Baviera.
Il suo direttore, lo storico Christof Mauch, ci dice: «Nelle fotografie la vedi col microscopio e col binocolo. Guarda le piccole cose e le cose lontane e le vede tutte insieme. La sua visione “ecoscopica” è stata la vera rivoluzione».
Immagine della Carson, dall’articolo di Repubblica: Cbs Photo Archive/Getty
L’articolo originale, in formato .pdf: La Repubblica 11.10.23. S. Iovino. Rachel Carson
Note (a cura della Redazione)
(1) – Dirty dozen – Quella sporca dozzina (The Dirty Dozen) è un film del 1967 diretto da Robert Aldrich, adattamento dell’omonimo romanzo di E.M. Nathanson.
Ini analogia con il titolo del film (!)l’“International Pesticide Action Act” espresso da un Convegno sulle intossicazioni acute tenuto nel 1988 in Malaysia ha stilato una lista di sostanze altamente tossiche messe al bando dai paesi industrializzati e commercializzate invece nei paesi sottosviluppati. Tali sostanze, denominate “The Dirty Dozen” la “sporca dozzina”, comprendono quattro organoclorati: Dieldrin, Endrin, Lindane/BCH (Benzene hexachloride), Camphechlor, Chlordane, Chlordimephorm, DBCP(Di-Bromo-Chloro-Propane), DDT (Dichloro-Diphenyl-Trichloroethane); un diluente idrocarburico alogenato Ethylene Dibromide; un erbicida: il Paraquat; un insetticida organofosforico: Parathion; un erbicida clorofenossiacido: pentaclorofenolo [Tesi di Laurea in Medicina – Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’ – Dipartimento di Scienze Anestesiologihe, Medicina Critica e Terapia del Dolore – Centro Antiveleni. Laureanda Helga Toechterle (anno accademico 2005-6): “La sindrome colinergica in Tossicologia”. Relatore: prof. Luciano Signore; Correlatore: dr. Alessandro Russo].
(2) – Pastorale americana (American Pastoral) è un famoso romanzo scritto nel 1997 da Philip Roth; premio Pulitzer per la narrativa del 1998. Dal romanzo è stato tratto un film del 2016 (con lo stesso titolo), diretto e interpretato da Ewan McGregor, che riveste il ruolo dello “svedese”.