Turismo

L’escursione alla Costa dei Trabocchi con il pensiero a Ponza

di Sandro Russo

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Il ponzese in viaggio – l’abbiamo detto tante volte -, compara continuamente quello che vede con la sua isola del cuore. Il mare è più bello, gli scogli e la  costa più vari, la gente più ospitale. Mentre la bellezza non si discute mai, a volte sotto strati di  pregiudizi, altri paragoni sono impietosi e, seppur a malincuore bisogna ammettere che sì, da altre parti sono più bravi, ci sanno fare di più.
Così durante e dopo il viaggio appena descritto ho pensato alla genialità di quella gente che da modesti suggerimenti avuti dall’ambiente e della storia – “culturali”, in definitiva – ha riscoperto/inventato la “Costa dei Trabocchi” e l’ha imposta al turismo nazionale e internazionale con tutti i collegamenti e le relative iniziative.

Il giro sciistico di Sellaronda si snoda attorno al massiccio del Sella

Chi si occupa di promozione e pianificazione territoriale sicuramente può portare esempi emblematici. A me viene in mente quello che si sono inventati popolazioni povere per tradizione secolare, in Trentino-Alto Adige, dove sono riusciti a trasformare lo sci da una attività d’èlite a sport di massa con tutto l’indotto e le ricadute economiche conseguenti (1).  

Cinque Terre (Italy, October,2020). Immagine da Wikipedia

Tempo di vendemmia alle Cinque Terre

O la tradizione viti-vinicola delle Cinque Terre (2), diventata in pochi anni una attrazione di grande richiamo, tanto di invocare il numero chiuso per limitare il turismo; o la fioritura di diverse essenze vegetali sugli altipiani di Castelluccio di Norcia (3).

Sono esempi estremi, è vero, favoriti dal particolare sinergismo tra l’ambiente e l’attività umana di promozione, ma qualche esempio virtuoso bisogna portare per scuotere gli isolani dall’appiattimento sulla bellezza di Ponza, Palmarola e Zannone, eterna e immutabile, per cui non c’è da fare null’altro che coglierne i frutti dorati

Riprendiamo concetti già svolti in altri articoli, qui su Ponzaracconta: non c’è altra sede in cui se ne parli o ci si ponga il problema che dovrebbe interessare tutti, sull’isola. Quando abbiamo scritto dell’identità di luogo (Place identity fa più paura): Di cosa parliamo quando diciamo “identità di luogo”? (2).

A Ponza ci sono segnali sparsi di una sensibilità del genere. Potrei fare degli esempi e molti altri sicuramente ne dimentico, ma sono iniziative sporadiche, quasi personali.
C’è stato il recupero della tradizione vinicola con il ripristino delle parracine e delle vigne di Fieno, portato avanti da Emanuele e Luciana, delle “Antiche Cantine Migliaccio”; e altre piccole imprese isolane li hanno affiancati, nello stesso settore.
In un campo analogo si muovono le iniziative dell’Associazione “Custodi della terra di Ponza”.
Con spirito filologico e imprenditoriale registro l’allestimento e il mantenimento del Museo delle antiche tradizioni di Gerardo a Frontone.
E la proposizione della flora mediterranea e delle essenze locali con il Giardino Botanico Ponzese, nato dalla passione e dalla competenza di Biagio.
E addirittura – quasi aneddotiche – ma indicatrici di una tendenza – le invenzione del marchio “Confinato a Ponza” (che non ha mancato di suscitare polemiche in passato; l’utilizzo della storia del confino come richiamo è riuscito meglio a Ventotene) e quella della “parmigiana di palette di fichidindia”, anche se è un falso storico perché anche in tempi di fame i ppalètt’ c’erano, ma mancava tutto il resto.

Poi ci sarebbero da considerare le identità di luogo che si sono inventate le isole vicine, a cominciare da Ventotene (già menzionata) e studiare le esperienze più blasonate di Capri, Procida e Ischia. E quanto ci sarebbe da studiare su quanto hanno realizzato in luoghi pure a noi vicini, come la costiera amalfitana?


Tutte queste considerazioni mi sono state innescate  dall’escursione alla Costa dei Trabocchi e dalla libera associazione di iniziative virtuose che hanno riguardato territori e attività diverse.
Qualcosa si muoverà a Ponza?

 

Note

(1) – Il Trentino-Alto Adige è la terza regione italiana per PIL pro capite con 36639 € (2016), preceduta dalla Valle d’Aosta e dalla Lombardia.
«Non sono più solo gli amanti della neve a venire in montagna, ma anche chi ama fare passeggiate, respirare aria buona, fare attività outdoor d’estate.
«La montagna è diventata sinonimo dello stare bene. Ecco, io penso che sia proprio la capacità di intercettare una vasta platea di persone a rendere il racconto sulla montagna più interessante per tutti»
– Da un’intervista a Floriano Omoboni, giornalista sportivo ed esperto di sport business.

(2) – Le Cinque Terre sono un frastagliato tratto di costa della Riviera ligure di levante (Riviera spezzina) situato nel territorio della provincia della Spezia, tra Punta Mesco e Punta di Montenero, nel quale si trovano cinque borghi (tre comuni e due frazioni) o, come si diceva anticamente, “terre”, che elencati da nord verso sud sono: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore (fonte Wikipedia)

(3) – Castelluccio è una frazione del comune di Norcia (PG) in Umbria, uno dei centri abitati più elevati dell’Appennino. “La fioritura di Castelluccio” avviene ogni anno tra la fine di maggio e i primi di luglio nel Pian Grande e nelle valli di Castelluccio, e consiste in una massiccia fioritura di migliaia di fiori che a seconda della coltivazione dei campi sono di una sfumatura cromatica differente creando un mosaico di colori

(4) – Sull’identità di luogo, nel sito:
Di cosa parliamo quando diciamo “identità di luogo”
Identità di Luogo (2). Barcellona, un altro turismo è possibile
Identità di luogo (3). Partiamo dalla casa
Identità di luogo (4). Genius loci, un libro che ne parla

1 Comment

1 Comments

  1. Enzo Di Fazio

    29 Settembre 2023 at 14:52

    Conosco i trabocchi o trabucchi, come li chiamano in Puglia, per aver vissuto circa tre anni, per motivi di lavoro, a Termoli e per avere una figlia maritata ad un pugliese della provincia di Bari. A Termoli ce n’era uno, all’epoca in corso di ristrutturazione, nel borgo vecchio prospiciente il mare. Molto belli e attivi quelli che ho visto lungo le coste del Gargano.
    I trabocchi, o trabucchi, sono delle peculiarità di quel territorio e strutture suggestive ed uniche come suggestivi ed unici sono i trulli di Alberobello, o i sassi (le case grotte) di Matera o le malghe del Trentino
    Fortunati quei luoghi che hanno queste ricchezze e brave le comunità che, con l’interessamento e l’impegno delle amministrazioni, hanno saputo recuperarle e valorizzarle.
    Anche Ponza, come tutti i luoghi che hanno un passato da raccontare, ha tante ricchezze legate alla sua storia e alle tradizioni, Sandro le elenca mettendo in risalto come appaiano più frutto di iniziative isolate e personali che risultato di un’attività di recupero antropologico per farne motivo di orgoglio ed elemento identitario del territorio.
    E’ questo che manca a Ponza: la capacità di rendere quelle peculiarità tasselli di un percorso unico che li tenga insieme, li valorizzi, li curi e li proponga.
    Tempo fa scrissi, parlando con Benedetto Sandolo (leggi qui), dell’arte di fare le nasse e della disponibilità che mi manifestò l’amico Benedetto di tramandare quell’arte antica, creando – perché no – anche un laboratorio, capace di addomesticare il giunco e la canna come per decenni gli avi hanno saputo fare. Ecco, certe disponibilità sostenute e coltivate potrebbero, assieme ad altre, rappresentare la chiave di volta per interpretare il turismo in maniera più ampia, quindi diversa da quella tradizionale

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