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L’Eroe fantasma e il fantasma dell’Eroe

di Gianni Sarro

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L’eroe è una figura centrale della narrazione di ogni tempo. Fil rouge imprescindibile dell’abbrivio, dello sviluppo e dell’epilogo del racconto. Ma chi è l’eroe? Tra i tanti: l’Achille omerico, l’Orlando di Ariosto, il Tancredi del Tasso; personaggi contraddisti dalla capacità di compiere imprese prodigiose, che destano meraviglia, a volte incredulità, ma che, soprattutto, appassionano e tengono col fiato sospeso i lettori.

Il cinema, a sua volta, ha (ri)proposto la figura dell’eroe sin dagli esordi, mostrandosi capace non solo di riletture avvincenti, ma anche di realizzazioni di nuovi modelli che si sono imposti nell’immaginario del pubblico, partendo dall’archetipo dell’eroe moderno: Ulisse, un personaggio ambiguo, bugiardo, non lineare.
Tutto inizia con Ladri di biciclette (De Sica, 1948), in cui un uomo cerca qualcosa (una bicicletta, il lavoro, una vita migliore) e non la trova, ed è la storia di un vagabondaggio, è il tema dell’erranza che segna profondamente il cinema moderno, vedi Antoine (Doinel) in I 400 colpi, di François Truffaut (1959), vedi Le mepris, di Jean-Luc Godard (1963) dove, guarda caso, i protagonisti sono impegnati a scrivere la sceneggiatura dell’Odissea, o Il sorpasso di Dino Risi (1961), in cui gli eroi (ma lo sono ancora?) girano a vuoto, in tondo, alla ricerca, in fondo, non  sanno neppure loro di cosa, e imboccano strade che non hanno uscita.

Come in 2001: odissea nello spazio, di Stanley Kubrick (1968), dove tutto sommato il vero eroe è lo sguardo spettatoriale, costretto a sua volta a cercare, viaggiare, a perdersi, senza trovare mai un punto d’approdo, come accade ad Ethan (John Wayne) nel capolavoro di John Ford The Seachers, (1956). A proposito quant’è emblematico il titolo originale (Searchers, letteralmente “I cercatori… quelli che cercano”; Sentieri selvaggi è bello, ma non c’entra niente), e potrebbe essere anche il titolo di Vertigo, di Alfred Hitchcock (1956), in cui Scottie (James Stewart) cerca e gira ed erra, nel doppio senso che è un errante ed è uno che sbaglia.

Per non dire dell’Avventura, di Michelangelo Antonioni, dove di nuovo qualcuno cerca (e qualcuno è scomparso) e non c’è approdo.
Un tema, quello dell’eterno viaggiare, riproposto efficacemente da Wenders in Lisbon Story (1994; sul sito, leggi qui), dove l’eroe-viaggiatore sembra galleggiare nello spazio, come lo star child di 2001, in una circolarità eterna.

L’eroe ambiguo, non lineare lo ritroviamo pressoché in tutto il cinema di Clint Eastwood (molte citazioni sul sito: accedi attraverso “Cerca nel sito”), che sceglie di mostrare dinamiche non riconciliate, dilemmi morali che non vengono sciolti, dell’impossibilità di ridurre tutto alla contrapposizione bene/male. L’eroe eastwoodiano acquista un’altra caratteristica: quella di rimandare alla figura del fantasma. In tal senso il personaggio simbolo del cinema di Eastwood è l’infallibile pistolero di Per un pugno di dollari, che arrivato da un altrove in un villaggio di frontiera spara con irreale precisione, sbarazzandosi di quattro sconosciuti arroganti. Un ‘eroe’ del qual non sappiamo niente. Da dove viene, perché è arrivato, qual è la sua missione. Nè lo sapremo successivamente. Nel duello finale sbuca pressoché dal nulla (nell’inquadratura precedente non c’era) affermando la natura fantasmatica del personaggio.
Ancora più emblematica come figura di eroe-fantasma è William Munny de Gli spietati (1992). Clint torna dopo sette anni nei panni del personaggio del pistolero. È arrugginito, nuota nel fango e nella mota dei maiali. Non riesce a salire a cavallo. Dopo essere stato sotto una pioggia incessante prende l’influenza. Poi arriva il duello finale e fa fuori tutti. Lecito pensare, ipotizzare che sia un altro personaggio. Venuto da un altrove cinematografico. In altre parole un fantasma.

Continuando a giocare, forse l’eroe moderno è un po’ come «l’undici di picche», come direbbe Fausto, il protagonista di Profumo di donna, di Ettore Scola (1974), ovvero un uomo che non esiste. Un fantasma.
E volendo potremmo ricominciare da capo.

The searchers, final shot turning away

Immagine in alto, nell’articolo: la statua di Achille, l’eroe greco, in Hyde Park, London, UK. È dedicato al soldato britannico e uomo politico Arthur Wellesley, il primo duca di Wellington

 

 

 

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