di Rosanna Conte
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Ieri c’è stata la cerimonia pubblica che per l’inaugurazione del murale a maiolica dedicato a Sandro Pertini con interventi del sindaco Francesco Ambrosino, di Antonio De Luca e di Umberto Migliaccio.
C’è stata una ricca partecipazione di ponzesi residenti e non, ma anche di alcuni turisti.
Pertini è stato il presidente più amato dagli italiani per la sua forte carica di autenticità che trasmetteva con immediatezza e simpatia a tutti. Forgiato da una vita in cui la fedeltà ai valori di libertà, giustizia sociale, partecipazione civile, difesa del più debole e solidarietà gli ha imposto dure rinunce, non lasciava margini di incertezze nelle sue scelte, sempre pronto a pagare personalmente nella dura lotta per la loro affermazione.
Fra i circa duemila confinati passati per Ponza fra il 1928 e il 1939, è quello più ricordato dai ponzesi, e grazie all’incessante pressione di Antonio De Luca nel chiedere alla famiglia dell’avvocato Luigi Sandolo la disponibilità a pubblicare il carteggio fra questi e Pertini, ieri sera l’accostamento alla sua figura è avvenuta anche attraverso documenti.
Il taglio storico è stato affidato a Umberto Migliaccio che ha sottolineato come l’evento debba essere il primo di una serie di momenti di riconoscimento pubblico di quei personaggi che, passati per la colonia confinaria di Ponza, hanno fatto, come Pertini, la storia del nostro paese stilando la sua costituzione democratica.
Indubbiamente, la capacità narrativa di Antonio De Luca, che abbiamo sempre apprezzato, ne favorisce la proiezione oltre l’aspetto storico, ma questa è la cifra della società contemporanea in cui qualunque conoscenza che richiede ragionamenti, necessita di un racconto accattivante, altrimenti viene tralasciata dalla massa.
Può sembrare una critica, ma non lo è. La narrazione è la più antica forma culturale che l’umanità ha inventato per tramandare le conoscenze e attraverso essa sono nati i miti e sono giunte a noi notizie del mondo antico, notizie che non sono storiche, ma che possono suggerire alla Storia, all’Antropologia, alla Geografia e così via dei percorsi di indagine da battere. Quindi sono preziosi alleati di chi vuole ricostruire il mondo antico.
È però fondamentale distinguerli dalla realtà. Ad esempio, Eea è il nome mitico di un’isola dove abitava la mitica maga Circe. Non abbiamo conferme storiche che fosse Ponza o il Circeo o addirittura altre isole a seconda delle spiegazioni scelte e sarebbe oltremodo azzardato pensare per il futuro di recuperarlo per utilizzarlo oggi come viene prospettato dalla relazione della Commissione Toponomastica il cui operato è stato approvato dalla Giunta.
Siamo comunque convinti che siano azioni positive il canto dei poeti, se serve a suscitare emozioni che abbiano ricadute di crescita sulla comunità, come l’apposizione di targhe e murali che contribuiscono a mantenere il ricordo.
Si spera che non restino momenti effimeri, ma che mettano in moto la curiosità per andare oltre, arrivare alla radice del meccanismo che suscita i sentimenti e iniziare a riflettere.
E’ pur vero che i sentimenti sono fondamentali, ma non possono essere l’unico motore delle azioni umane: accanto ad esse è necessario il pensiero.
Le persone che il Centro Studi e Documentazione Isole Ponziane-APS ha accompagnato lungo il percorso delle strade del confino, e non ultimo il gruppo arrivato col Viaggio della memoria a maggio, hanno sempre rilevato con meraviglia e con tono interrogativo l’assenza di tracce visibili di memoria come sono le mattonelle dedicate a personaggi di importanza nazionale. Si sperava di iniziare a rendere operativo un simile progetto in concomitanza con la nuova toponomastica, ma quella appena approvata ha incluso solo Pertini.
Il Centro si farà comunque carico di mantenere vivo questo discorso per evitare che l’oblio faccia slittare anche le indicazioni sicure, come è successo con Antonio Winspeare, guida morale dei nostri antenati, colui che ha mediato col potere politico in loro difesa, l’ingegnere del centro urbano della nostra isola costituito dal molo, dalle banchine, da costruzioni come l’attuale comune, la chiesa di S. Silverio e S. Domitilla, la chiesa del cimitero, le opere di canalizzazione delle acque, il faro della Madonna, il Lanternino.
Il suo nome, finora presente esclusivamente in un pub, è stato affidato a una località estranea ai suoi interventi, la banchina nuova costruita nel secondo dopoguerra, spezzando così il legame fra il luogo e la persona.
Speravamo che la toponomastica riuscisse ad avere quella valenza memoriale forte di cui la nostra isola ha bisogno.
Per ora ci dobbiamo accontentare, grazie all’impegno di Antonio De Luca, della cerimonia di ieri.
Mimma Califano
26 Agosto 2023 at 21:30
Cara Rosanna, condivido le tue considerazioni, non posso tuttavia esimermi dal sottolineare che, nonostante nella relazione finale della Commissione toponomastica sia stato evidenziato il valore della memoria, nella concretezza delle scelte non sia stata del tutto rispettata.
Va benissimo la passeggiata Pertini, frutto dell’impegno della narrazione che ne sta facendo Antonio de Luca. Ma mentre Ventotene ha fatto del confino politico un marchio dell’isola, con indubbie ricadute sul piano della visibilità (sempre utile ai fini turistici), a Ponza si è fatto e si continua a fare di tutto per depennare quel decennio (dal 1928 al 1939) dalla storia locale. Eppure qui più che altrove la presenza dei confinati ha inciso nella storia locale (non fosse altro che per i 27 matrimoni che ne derivarono), sarebbe stato sufficiente che la Commissione avesse inserito nel nuovo stradario una via o uno slargo denominato genericamente: confinati politici e/o confinati antifascisti.
Volendo lo possono ancora fare, magari è stata solo una dimenticanza e non una precisa volontà.
Come si dice sempre: un paese senza memoria è un paese senza futuro!
arturogallia
28 Agosto 2023 at 10:54
La toponomastica, si sa, ha una fortissima valenza storica e ancor più politica e può essere strumento politico, ma anche educativo. Ricordare date, personaggi, eventi favorisce la persistenza della memoria di una comunità e può creare sentimenti di coesione, ma anche, talvolta, di divisione.
Ricordare un grande personaggio della storia italiana che a Ponza ha trascorso momenti chiave della sua vita è importante, giusto e doveroso. Trasmettere la memoria storica di una comunità alle giovani generazioni è fondamentale per costruire il loro futuro su basi solide.
Certamente, i confinati tutti, anche quelli “minori” meritano attenzione e ben vengano proposte di nuove intitolazioni di strade, piazze, luoghi, a partire dai confinati. Sicuramente ce ne sarà modo.
Al contempo è importante riconoscere e rileggere le denominazioni dei luoghi (toponomastica) e delle strade (odonomastica) che esistono sull’isola. Su questo, maestro è De Luca, i cui interventi su questo sito a tal proposito sono numerosi e fondamentale per lo studio toponomastico ponzese è il suo volumetto (-etto perché è di dimensioni ridotte, non per l’importanza, che lo definirebbe -one).
Di recente, proprio De Luca si è soffermato sulla denominazione “Ponziane” o “Pontine” e pensiamo a quale forte valenza politica può avere l’uso di uno o l’altro termine.
Ricordiamo anche i luoghi di insediamento delle prime famiglie nel Settecento, che oggi danno nome proprio a quei luoghi dove si insediarono (Scotti, Guarini, Conte). O al toponimo radicato tanto forte intorno al monastero di Santa Maria che lì, dove si insediarono i primi Mazzella è prevalso il nome religioso su quello famigliare.
E poi ci sono quelli politici: Corso Pisacane, intitolato all’eroe patrio che fece tappa a Ponza, aprì le carceri, diede fuoco all’archivio comunale e salpò verso Sapri, un tempo quel corso era intitolato al sovrano napoletano (sovrapposizioni politiche).
E poi ci sono i nomi marittimi e costieri, di cala in cala nomi si susseguono, originati da un naufragio, una roccia dalla forma bizzarra, o in base alla costa verso cui guardano (Forte Papa, verso Roma; Cala Gaetano, verso Gaeta). Molti nomi sono di origine marinara, ovviamente, e Zannone ne è ricca: qui ci viene in soccorso Silverio Mazzella e la sua bella carta dell’isola con testa di muflone del 2000: la cieca dei Pesci, dove questi si riproducono, o la cala Mariuolo, dalla foca che rubava il pesce dalle rete, che trova una replica, più famosa, in Sardegna. Chi diede il nome alla cala sarda? I pescatori ponzesi…
Tanti nomi, cristallizati sulle mappe e nei tesi o solamente trasmessi di bocca in bocca, che leggeri si perdono nella risacca, ma che costituiscono un patrimonio fondamentale per una comunità insulare, dimostrando come mare e terra, talvolta, si confondano tra loro.
p.s.: trovo che sia un argomento molto interessante di cui parlare per ore e ore, in privato, in pubblico, nelle scuole, tra amici, con forestieri, o con un passante con cui condividere qualcosa di più che “il tempo che fa”.
Biagio Vitiello
29 Agosto 2023 at 22:59
Carissimo Arturo, buonasera. Ti ho letto con interesse su Ponzaracconta e devo fare una precisazione su Zannone (che conosco benissimo, per averci vissuto). Nella “Cieca dei pesci” – ‘a ceca d’i pisce”, i pesci non si riproducevano, ma si “acchiappavano”. I monaci avevano costruito con massi una specie di bacino con una piccola entrata che una volta chiusa, permetteva di catturare i pesci (avendoli prima attirati con della mangianza).
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Risponde Arturo Gallia (con un vocale trascritto a cura della Redazione)
Caro Biagio, grazie mille per la precisazione. Ci vediamo la prossima settimana a Ponza. Un abbraccio