intervista di Sandro Russo
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Continua l’esposizione di Guido Del Gizzo alle nostre domande; gli abbiamo chiesto noi di dedicare più spazio ai punti 5) e 6) della questione.
S. R.
A domanda risponde (a. d. r.)
di Guido Del Gizzo
5 – Parliamo della tua visione del futuro porto di Cala dell’Acqua: i requisiti essenziali e quelli accessori. La questione energetica (il porto avrà una sua autonomia energetica?). Le opere a terra: costruite e gestite da chi? Quali interazioni tra il Porto e il famigerato “Comparto 13”? (e il Piano Regolatore, in tutto questo?). Quali interazioni con il costruendo dissalatore Acqualatina e con il generatore della SEP, che insistono sulla stessa area?
La premessa è che abbiamo ereditato un progetto che, in parte, ha recepito delle richieste avanzate, a suo tempo, dall’amministrazione Vigorelli e che oggi, penso dovrebbero essere oggetto di ulteriori valutazioni.
La struttura generale del progetto è perfettamente attuale, ma forse ha senso immaginare, a fronte della stessa dimensione del bacino e delle aree a terra, un minor numero di posti barca rispetto a quanto previsto dieci anni fa.
Un’altra considerazione che abbiamo proposto al dibattito isolano è che i volumi previsti a terra (circa 2400 mq) sono appena sufficienti per le strutture che servono ad un porto moderno (cantiere e officine specializzate): questo significa che tutte le strutture commerciali e di servizio, ristoranti, agenzie e quant’altro, potrebbero essere realizzate appena fuori della costruenda area portuale, a condizione che qualcuno decida che fare del comparto 13 e disponga degli strumenti urbanistici necessari.
Ne approfitto per ribadire, per l’ennesima volta, che non siamo interessati nient’altro che la realizzazione del porto: possiamo rinunciare ad avere bar e ristoranti nell’area portuale, a condizione che qualcuno li realizzi nelle immediate adiacenze, perché sono necessari.
Banalmente e in modo trasparente, il nostro interesse sarebbe la nascita di un’area di sviluppo turistico e residenziale nelle adiacenze del porto, che ne risulterebbe favorito e ulteriormente valorizzato: anche se il progetto del porto, indipendentemente da tutto, comunque sarebbe dal punto di vista finanziario, razionale.
Sono altrettanto convinto che un’area di sviluppo turistico e residenziale, accanto al porto, sarebbe un’opportunità epocale per l’isola.
Non si tratta di immaginare casette a schiera e alberghi, ma piuttosto soluzioni architettoniche che raccontino la storia dell’isola, la vicenda della miniera, le migrazioni e le rotte dei marinai ponzesi e rappresentino la capacità di adottare soluzioni costruttive ed energetiche moderne, piuttosto che restare impiccati all’infinito ad un gruppo elettrogeno a gasolio.
Marina di Cala dell’Acqua srl ha recepito con convinzione la proposta del Prof. Corsini, della Facoltà di Ingegneria della Sapienza, per l’installazione, sui diversi segmenti della diga foranea da realizzare, di diverse tipologie di impianti per il recupero di energia dal moto ondoso: il porto sarebbe quindi più che autosufficiente, dal punto di vista energetico.
Inoltre, l’impianto sarebbe un laboratorio permanente sul tema del recupero energetico, che per CNR ed ENEA potrebbe essere il presupposto per organizzare una struttura specializzata nella certificazione della capacità energetica delle diverse soluzioni; ma, soprattutto, sarebbe la base per la costituzione di una comunità energetica rinnovabile (1) sull’isola che, se da un lato è un dito nell’occhio alla SEP (a meno che non decida di parteciparvi), rappresenterebbe l’inizio di un percorso virtuoso, comunque ineluttabile.
Per i non addetti ai lavori, la comunità energetica rinnovabile è stata recepita nel nostro ordinamento con il Decreto “mille proroghe” del 2019 e prevede la possibilità per cittadini e imprese a riunirsi per produrre e consumare energia in modo associato, con finanziamenti e agevolazioni predisposte, in collaborazione con il gestore nazionale (vedi voluminoso ma esaustivo link allegato).
Il guaio è che a Ponza c’è un gestore locale che considera l’isola come riserva di caccia esclusiva, invece di prestare attenzione alle energie rinnovabili, e non capisce quanto gli converrebbe – come converrebbe a tutti -, partecipare all’iniziativa, anziché ostacolarla.
Contemporaneamente, il comparto dovrebbe essere oggetto di bonifica, prima, e di ri-naturalizzazione, dopo: che vuol dire restituire humus ai terreni per accogliere la vegetazione da reimpiantare.
L’humus, la frazione colloidale dei terreni, che garantisce fertilità e capacità di ritenzione idrica, può essere ricavato dal compostaggio della frazione organica dei rifiuti: però serve un’amministrazione che sappia cosa sia la raccolta differenziata.
La verità è che il porto impone di dichiarare cosa si voglia fare del ‘Comparto 13’ e di assumere decisioni e progetti coerenti: esattamente ciò che l’attuale amministrazione non vuole fare, mi pare, affinché possano accadere episodi apparentemente casuali, slegati tra di loro, ma funzionali all’interesse di pochi attori selezionati.
C’è un particolare che va poi messo in evidenza: nel 2016 la giunta Vigorelli approvò il progetto del porto, dichiarandolo di pubblica utilità, ma stralciò in Consiglio Comunale la variante di PRG, già predisposta, che la procedura adottata pure richiedeva.
Su questo aspetto – la mancanza di piano regolatore – si è aperta una diatriba ancora irrisolta.
Gli assessori competenti, all’epoca, erano… proprio Ambrosino e Feola.
Cala dell’Acqua e il ‘Comparto 13’ sono un coacervo di irregolarità urbanistiche, amministrative, giuridiche e ambientali, che riguardano anche tutta l’area degli impianti sportivi e i finanziamenti attivati, e si sono stratificate in molte giunte successive: sarebbe ingiusto attribuirle solo all’ultima amministrazione.
Ma non credo che il posizionamento del dissalatore a Cala dell’Acqua sia una questione da “guerra di religione” per Acqualatina: al contrario, mi sono convinto che la funzione principale dell’impianto sia quella di consumare l’energia dei gruppi elettrogeni di emergenza, dalla quale dipenderebbe un incremento rilevante dei profitti e dei contributi regionali, già molto consistenti (oltre 4 mln solo nel 2021…).
Altrimenti, perché ostinarsi, da anni, a fare un dispetto a metà della popolazione dell’isola?
A Ponza, tra il vicesindaco e la SEP, sembra di vivere eternamente nella celeberrima scena del “Marchese del Grillo” di Monicelli (“io so’ io, e voi nun séte… etc, etc”…).
6 – Come in tutto questo possono essere importanti i residenti, la gente delle Forna? Come e a che titolo possono essere coinvolti?
“La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi”. La citazione è di Marx e, in questi tempi di tassazione dei super-profitti delle banche, ci sta bene.
La gente delle Forna, per come la vedo io, dovrebbe essere padrona del proprio territorio e anche risarcita per essere, da decenni, il retrobottega dell’isola.
Però, finirà col meritare tutto lo scempio in programma, se non manifesterà, a breve, una propria visione di futuro.
Che vuol dire anche pretendere il rispetto degli impegni assunti dai candidati in campagna elettorale, e non parlo solo dell’ultima.
Su un’isola come Ponza, con il modello di sopravvivenza adottato, che consiste nell’accaparrarsi, tutti, una decente postazione di tiro alla selvaggina di passo (i turisti), è evidente come il potere discrezionale degli amministratori sia un’arma di ricatto che incide direttamente sulla vita di ognuno.
L’arroganza con cui questo viene praticato dall’attuale amministrazione, oltre al prevedibile andamento dell’attuale stagione turistica, però, apre scenari ancora peggiori.
Chi si è accaparrato le postazioni migliori – come la SEP, che nell’ultimo periodo ha accumulato super-profitti in modo perfettamente lecito, a carico di tutti i Ponzesi, vedi in mio commento “Una mano lava l’altra…” a questo articolo, di inizio luglio), sta accumulando liquidità che verrà, duramente, messa in gioco prossimamente, quando le concessioni demaniali dovranno andare a gara: ci sarà poco spazio per gli altri.
Gli abitanti delle Forna, e non solo loro, hanno bisogno subito di attivare anche un diverso modello di sviluppo, fatto di presenze fuori stagione, servizi alla nautica, possibilmente attività artigianali nuove in vari settori, lo sviluppo di attività produttive agricole, che pochi coraggiosi stanno mantenendo in vita o rilanciato, e, soprattutto, portare sull’isola ogni possibilità di innovazione e ricerca che capiti alla loro portata.
Non ci sono alternative al progresso e non si può rimanere legati a soluzioni tecnologiche vecchie di molti decenni.
Non c’è assolutamente nulla che, sia dal punto di vista tecnico e amministrativo, impedisca di spostare un gruppo elettrogeno o di montarlo in un container, per portarlo dove serve; così come il dissalatore che, in prima istanza, era stato previsto altrove (e l’ex sindaco Vigorelli ha spiegato con chiarezza perché sia finito a Cala dell’Acqua: leggi qui).
E la stupidità di destinare, ad area servizi, un pezzo di territorio ad alto valore paesaggistico e turistico è evidente a tutti: salvo che non sia un espediente per escludere possibili concorrenti e preparare il terreno a chi, già dal 2013, punta ad insediarsi a Cala dell’Acqua. Come sembra voler fare la SEP.
Ma non c’è alcuna ragione, e nessuna speranza, di spostare gli impianti se nessuno presenta un progetto alternativo, che può partire solo dagli abitanti delle Forna e dell’isola: un progetto che non può che essere partecipato, che vuol dire che gli abitanti delle Forna e dell’isola devono essere protagonisti delle scelte di fondo e non dipendere, di volta in volta, dalle scelte frettolose e poco note di un “tavolo tecnico”, di un sindaco o di un vicesindaco.
Il porto di Cala dell’Acqua può innescare questo percorso virtuoso e, se utile, saremo pronti a dare una mano, precisando nuovamente, se serve, di non avere alcun interesse, né alcun progetto, di tipo edilizio o commerciale che non riguardi direttamente l’attività di gestione portuale: naturalmente, con il massimo rispetto per chi vorrà occuparsi di carburanti, ristorazione, cambusa, trasferimenti e quant’altro giri intorno a un porto.
7 – In che termini sono i rapporti con i pubblici poteri? Come è messa la Regione rispetto al Porto? Cosa dipende dalla Regione e cosa no? Come c’entra il Ministero delle Infrastrutture?
Il Ministero delle Infrastrutture, tramite il Genio Civile, partecipa alla Conferenza dei Servizi, in occasione della quale ha emesso delle osservazioni, che sono state recepite nel progetto in fase di elaborazione e inviate al Comune (responsabile del procedimento).
Il Comune invece, affermando il falso malgrado l’evidenza del protocollo, dichiara, nella sua comunicazione del 23 gennaio u.s., che ciò non è avvenuto.
Stiamo verificando che siano state correttamente inoltrate a chi di competenza.
La Regione è impegnata nella realizzazione di un Piano dei Porti di Interesse Regionale, del quale Ponza è probabilmente il progetto in più avanzata fase di sviluppo/approvazione.
La Regione emette una concessione demaniale, nel quadro di un accordo di Programma, la cui istruzione è delegata al Comune, che lo firma congiuntamente.
La concessione demaniale, tuttavia, per questo genere di infrastrutture, resta di competenza regionale.
8 – Abbiamo lasciato per ultima, tra i poteri pubblici, l’Amministrazione Comunale. Hai incontrato anche i membri della amministrazione attuale (sindaco Francesco Ambrosino – ndr)? Con che risultati?
Abbiamo, naturalmente, incontrato sindaco e vicesindaco, anche se, più che con la giunta, siamo stati costretti ad interloquire con il loro avvocato.
Un’amministrazione è ciò che decide di fare: questa ha deciso di provare a bloccare il porto, pur dichiarando il contrario.
9 – Quali sono secondo te gli aspetti più problematici che si interpongono tra la proposta di Marina di Cala dell’Acqua e la effettiva realizzazione del porto?
Quali le ipotesi alternative? Le prossime scadenze?
Credo che l’aspetto più problematico consista nella posizione del vicesindaco che dà l’idea, peraltro pubblicamente dichiarata, di voler realizzare lui il porto, eliminando noi dalla partita: sappiamo che l’amministrazione, dallo scorso gennaio, sta cercando di promuovere altre compagini societarie.
Tuttavia, siamo in uno stato di diritto, credo che il porto rappresenti un’opportunità importante per la maggior parte degli abitanti dell’isola, e inoltre quest’amministrazione non è fra le più popolari – né fra le più esperte – che abbia mai incontrato, anche se ne conosco di peggiori.
Se non riusciremo a trovare una ragionevole composizione del problema, l’alternativa è rinviare la realizzazione di questa infrastruttura di almeno dieci anni, tra ricorsi e nuove procedure, ed è probabile che non bastino.
Chi afferma il contrario non sa di cosa parla o mente sapendo di mentire.
Si perderebbero tutte le opportunità che i prossimi anni presenteranno, e l’isola ne ha bisogno urgentemente.
A novembre avremo la decisione del TAR: prima, spero che avremo l’occasione di incontrare gli abitanti delle Forna e capire cos’abbiano in animo di fare.
[Del Gizzo, chi è costui? A domanda risponde (2) – Fine]
Nota della Redazione
(*) – Sul sito, abbastanza completo e riepilogativo sulle problematiche di Cala dell’Acqua, l’articolo a cura della Redazione, del 14 aprile 2023: “Tutto su Cala dell’Acqua”.
(1) – Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale (vedi sul sito dell’Enel: https://www.enelx.com/it/it/storie/2020/05/comunita-energetiche-cosa-sono)
Biagio Vitiello - Sandro Russo
12 Agosto 2023 at 17:35
Scambio mattutino di commenti su Del Gizzo tra Biagio Vitiello e Sandro Russo
[12/8/2023 – 07:42 ] Biagio – Buongiorno, ho finito di leggere pochi secondi fa. Mi sono fatto la mia idea su cosa dice Del Gizzo. È chiaro che vuole promuovere e tutelare i suoi interessi, che fino a un certo punto sono assimilabili a quelli dei fornesi (mi chiedo quanti sono i fornesi che la pensano come lui).
Non mi va bene la distinzione che fa tra ‘fornesi’ e ‘ponzesi’, forse perché mi sento totalmente “di Ponza” e l’isola mi sta a cuore tutta.
Quello che vuole realizzare è un programma “a metà”, ed è naturale che è la visione parziale di chi non vive a Ponza: è come vestire un uomo con sopra giacca e cravatta, e sotto pantalone sdrucito e scarpe logore.
Chi non vive a Ponza, ignora le problematiche importanti come la Sanità, i dissesti idrogeologici, i negozi (che non esistono in inverno), le nuove forme di turismo (soprattutto gli aspetti che interessano i giovani dell’isola), i collegamenti, ecc. ecc.
Purtroppo, le amministrazioni precedenti evidentemente hanno pensato ad altro. È comprensibile che ora Del Gizzo tiri l’acqua al suo mulino, come farà anche qualche amministratore attuale.
Mi fa rabbia – ma tanta rabbia! -, che abbiamo dei patrimoni inestimabili a Ponza, con i quali potremmo portare agiatezza e prosperità ai ponzesi ‘indigeni’, che non possiamo utilizzare al meglio, perché tocchiamo gli interessi di qualcuno: Zannone, i fari di Ponza, ecc. Di questo nessuno si interessa e nessuno propone – soprattutto gli amministratori -. E tutto peggiora.
Comunque, ho constatato che i politici vengono a Ponza solo a ‘fare passerella’, mai per qualcosa di cui l’isola ha bisogno.
Io sarei disponibile a mettermi in gioco con piacere, per dare le mie idee progettuali su nuove forme di turismo (a costi bassi), ma purtroppo l’invidia è tanta…
Ci vediamo alle elezioni europee, e voglio vedere quanti saranno i ponzesi che andranno a votare. Gli ‘indigeni’ intendo, perché ci sono molti elettori che non vivono a Ponza, forse per mantenere le 5 (cinque!) sezioni isolane.
Sandro – Biagio, se la tua proposta globale per Ponza è quella dell’astensionismo, vedi bene che è persa in partenza.
Poi la distinzione tra Ponza e Le Forna andava bene a tutti quando era Ponza che conduceva il gioco. Ma appena i fornesi alzano la testa, ecco che siamo tutti uguali!
Veramente mi aspettavo da te una analisi più acuta, su quel che scrive Del Gizzo.
Biagio Vitiello - Sandro Russo
12 Agosto 2023 at 17:55
Scambio mattutino di commenti su Del Gizzo tra Biagio Vitiello e Sandro Russo (continuazione)
Biagio – Sulla divisione ponzesi-fornesi non sono d’accordo, né ho mai detto che deve esserci. Vengo dalle Forna e secondo me bisogna, non fare distinzione, ma fare gli interessi dei cittadini più svantaggiati (che siano di Ponza o di Le Forna).
Riguardo al voto, mi domando: i politici hanno solo promesso, ma hanno mai fatto qualcosa di necessario e importante? Vedi, una cosa importante che è stata ottenuta, nella storia fornese, è stata quella di far chiudere la miniera; e questo lo hanno fatto i fornesi insieme con i ponzesi.
Ma fino ad ora non abbiamo rimediato ai guasti, né abbiamo proposto alla Samip di rimediare. Perché?
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Sandro – Perché il ‘Comparto 13’ tutte le Amministrazioni se lo vogliono giocare pro domo sua. E tra veti reciproci, si è addivenuti alla paralisi completa… Questo denuncia Del Gizzo.
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Biagio – Era prevedibile quello che tu dici, ed è per questo che si doveva proporre alla Samip di rimediare al guasto causato.
È anche normale che Del Gizzo voglia tranne un vantaggio, altrimenti non si buttava “nella pentola”. Però poi alla fine, come dice il detto: “I ciucci (chi ha interesse) s’appiccichene e i varrelle (i ponzesi) ce vanno pe’ sott’”.
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Sandro – La SAMIP da Ponza è scappata con ignominia, dopo il furto con scasso… che vuoi che le importasse rimediare ai guasti causati? Toccava ai ponzesi risolvere il malfatto, e tutti hanno avuto paura di affondare la forchetta nel piatto per primi!
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Biagio – Prima di mollare, la Samip fece delle proposte di conversione, ma non vennero accettate (forse perché se le avessero accettate poteva sembrava che i ponzesi avessero perso la guerra?).
Se vuoi saperne di più, chiedi a Giovanni Matrone, che lavorava alla Samip, a quel tempo…
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Sandro – Biagio, faccio una sintesi e pubblico il nostro scambio su Del Gizzo?
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Biagio – Ok