Botanica

Tutto il tempo racchiuso in un fiore 

di Sandro Russo

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Del tempo sappiamo tutto, siamo grandi esperti… purché ammettiamo di non saperne niente.
Ci nutriamo di luoghi comuni e di citazioni, di cui questa forse è la più famosa: – «Sed fugit interea fugit irreparabile tempus»«Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo» (Virgilio, Georgiche, III, 284).
Di fatto non andiamo oltre la descrizione delle sue caratteristiche.
Impossibilitati ad agire su di esso, ci limitiamo a trovare modalità di adattamento al dato di fatto.
Quella che funziona meglio, secondo me, è la concezione giapponese dell’ukiyo-e, della serena – (?) giocoforza – accettazione dell’irreparabile e della attitudine a fruire intensamente della bellezza fugace.
Ne ho scritto sul sito, qualche tempo fa (leggi qui): – “Il rapporto con la Natura, in Giappone è sempre intenso e infiltrato dal sentimento del “divino” immanente in ogni pianta, animale o elemento del paesaggio. Nelle immagini del mondo fluttuante (ukiyo-e) esso trova espressioni di una grazia e leggerezza speciali, per l’apprezzamento dell’effimera gioia di contemplare un momento di bellezza nella sua interezza, irripetibile”.

Ma c’è una pianta, ancor più del ciliegio in fiore (sakura) caro ai giapponesi, che esprime, già nel nome con cui viene indicata in varie lingue, il passare del tempo.
Ha finito la fioritura proprio in questi giorni, da me, e sono ancora sotto fascinazione.

È la Brunfelsia (io ho Brunfelsia calycina e Brunfelsia macrantha), una solanacea di origine sud-americana “dall’Argentina alle Antille”, tropicale e sub-tropicale. Infatti soffre il freddo. In Costarica, dove è il fiore nazionale, è un alberello chiamato Verga di San Josè (San José è anche la capitale del Costarica)
Il nome l’ha dato il solito Linneo per onorare un prelato settecentesco, Otto Brunfels (1488 ca.-1534), rinomato illustratore botanico.

Finita la fioritura ne posso parlare, dopo averla fotografata in tutte le fasi. La caratteristica della pianta è che i fiori appena sbocciati sono di colore blu-viola intenso, diventano poi blu ed infine sbiadiscono verso il bianco. Il tutto in tre giorni, così da avere sulla stessa pianta fiori di tre diversi colori.

A sin. particolare della Brunfelsia calycina della foto precedente; a destra Brunfelsia pauciflora macrantha, di diverso portamento, foglie più grandi e fiori radi, ma più grossi dell’altra varietà.

Fioritura 2023, al casale

L’hanno chiamata in italiano Ieri, oggi e domani, ma è un nome chiaramente mutuato dall’inglese Yesterday Today and Tomorrow
Per il nome si poteva fare di meglio, credo. Sarà che faccio molta attenzione (sarò fissato?) ai nomi, come ai titoli dei libri e degli articoli, del resto.
Come l’avrei chiamata, una pianta con un fiore così?
Come Ieri, oggi, domani, film a episodi del 1963, diretto da Vittorio De Sica, Oscar al miglior film straniero nel 1965. Con due iconici Sophia Loren e Marcello Mastroianni (la famosa scena dello spogliarello!)
Non-ti-scordar-di-me (Forget-me-not in inglese), mi piace molto, ma è già stato preso, e non c’entra, in questo caso. Tra l’altro forse è stata una necessità imposta dall’altro nome, myosotis (orecchie di topo, dal greco)! E indica due piante diverse, Myosotis, appunto e Veronica persica (occhi della Madonna).
Ricordati-che-devi-morire (Sì, sì… Eeeeh… mo me lo segno!). Quello era Troisi, ma troppo funereo, non va bene!
Passa-la-bellezza. Pure questo usato (per un libro di Antonio Pascale del 2005).
Guardami-ora, anche richiama la fugacità del momento
Insomma del nome non sono tanto soddisfatto, ma ce lo teniamo così. Ch’amma fa’?
Certo che i nomi delle piante sono interessanti… Racchiudono mondi! Sarà il caso di scriverne ancora…

Fioritura 2023, a casa di Roma, più precoce perché nel posto dov’è prende più sole. Dimenticavo di dire che B. calycina si propaga abbastanza facilmente per talea semi-legnosa o anche da seme, mentre non sono mai riuscito a duplicare la B. macrantha

Varie fasi successive della fioritura (tutte le foto sono mie):

In piena fioritura

Verso la fine della fioritura. Più bianca che blu

L’ultima foto, con Gasperino perplesso (…è il passare del tempo che lo ‘perplime’!)

 

 

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