di Francesco De Luca
Una domanda cruciale.
Come convincere quel 40 per cento di italiani ad andare a votare?
Lino è uno di loro. “Non vado a votare perché è una perdita di tempo. Tanto, come voti voti, non cambia niente”. Questa è la motivazione addotta. Lino non fa testo, nel senso che non è individuato come un parere indicativo, e, proprio per questo, va analizzato. Chi si astiene pensa di non contare nel corpo sociale e, di conseguenza, la sua scelta la ritiene ininfluente per le decisioni di chi governerà.
Questa sua conclusione avvilente deriva:
A – dalla convinzione sua, della sua bassa cultura, di non aver peso nel corpo sociale. Lui non vale, e quelli come lui non valgono. Sono altri quelli che nella società contano e che determineranno le scelte politiche;
B – dall’esperienza fin qui accumulata. E cioé: chiunque va al governo alla fine prende decisioni lontane dai bisogni della gente comune. Perché la politica è un gioco in cui sei invitato a partecipare, sei blandito, ma in cui non vincerai mai. Come hanno dimostrato anni e anni di governo. Di destra, di centro e di sinistra.
Le convinzioni, tutt’e due, sono confortate da verifiche, ma poggiano su premesse contrarie all’ordinamento democratico dello Stato in cui viviamo. E sono letali anche per le conseguenze che generano. Anch’esse antidemocratiche. Perché una democrazia, o governo del popolo, poggia sulla partecipazione di tutti. Senza di essa si snatura, diventa governo di chi possiede il maneggio economico, o di chi possiede l’informazione, o di chi guida, in forza della sua potenza, stati satelliti. Tutto insomma a spese della volontà del singolo cittadino. Il quale viene dimenticato, nelle aspettative e nelle rinunce, nei diritti e nei doveri.
In definitiva, pur poggiando su dati di fatto accertati, l’astensione è riprovevole. Legittima ma non condivisibile. Perché avalla una falla nell’ordinamento democratico e l’astensione la amplifica, minando la forza della scelta democratica. La quale non è ‘dono di dio’, e pertanto non è né sacra né eterna né perfetta. L’ordinamento democratico è una libera scelta dei cittadini, ai quali si chiede un’attenzione costante. Perché la democrazia è la più precaria delle forme politiche. Non appena la libera scelta e la responsabilità vacillano altre forze tendono a sopravanzare e a minare la struttura democratica talché ora le forze economiche si ergono a finta difesa, ora le forze ideologiche si dimenano per fittizie garanzie: tutte a danno della volontà popolare. Oppure sono le forze internazionali a dichiarare più cogente ciò che decide l’alleanza degli Stati sulla volontà dei cittadini.
Se Lino fosse più cosciente del potere di scelta che ha nelle mani non si asterrebbe dal pronunciare il suo voto. Perché da quella scelta deriva – vuoi nell’opposizione vuoi nella maggioranza – la dignità della sua vita.
vincenzo
4 Luglio 2023 at 13:03
Il monologo sulla democrazia di Giorgio Gaber che non smetterà mai di essere attuale.
“Quando saremo tutti scemi allo stesso modo, la democrazia sarà perfetta”.
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