di Rosanna Conte
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Ormai dovremmo sapere tutti che le parole, pronunciate da chiunque, debbano essere sempre soppesate prima di essere accettate. Bisogna capire cosa volesse veramente dire chi le ha pronunciate e cosa è stato da noi compreso. E’ un lavoro che richiede qualche riflessione e qualche conoscenza, parole, queste, oggi poco usate perché prive di senso nel nostro flusso comunicativo continuo.
Chi si sofferma un attimo a riflettere prima di rispondere a qualcosa che “ha capito”?
La velocità è l’imperativo, la leggerezza dell’assenza della riflessione è una condizione esistenziale, la conoscenza è un optional antidiluviano. Pensiamo tutti di sapere, di conoscere e quindi di avere gli strumenti per affermare il nostro essere, senza porci alcun problema.
Ora fin quando siamo noi, persone comuni, ad esprimere idee sbagliate recintiamo i danni al qui ed ora. Ma se lo fanno le persone di potere- politici- intellettuali – i dannosissimi influencer che sono scatole vuote a perdere – la cosa è molto grave perché ne siamo noi i destinatari e rischiamo veramente di essere turlupinati.
E’ per questo che ognuno di noi dovrebbe essere almeno consapevole che le parole di chi ha potere possono colpirci come un bersaglio senza che ce ne accorgiamo: le prendiamo sempre per oro colato e le diamo per scontate. Alcune le dimentichiamo e non ci toccano più di tanto, ma in realtà ci hanno già toccato.
Senza renderci conto esse sono penetrate nel fondo della nostra mente e contribuiscono a sostenere una visione del mondo che non è stata costruita da noi, ma da altri.
La manipolazione comunicativa è del tutto indolore. Chi non ha gli strumenti non se ne accorge e si ritrova convinto di aver fatto scelte in assoluta libertà.
Niente di più falso.
Così, se il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, dice che noi italiani siamo stati dei bravi colonizzatori delle terre africane, ci crediamo subito. Perché non dovremmo? E se la Meloni per la politica estera parla di “Piano Mattei” nei rapporti con la Libia siamo convinti che sia una cosa buona, visto che nel profondo della nostra memoria giace un’idea positiva di Enrico Mattei.
Ma è davvero così?
Forse non proprio, come dimostra nel .pdf in calce Davide Conti, uno che conosce la storia e ha scritto libri di forte spessore che andrebbero letti tutti.
La colonie di Fd’I. Italiani brava gente
dal Il Manifesto del 1 luglio 2023