Mediterraneo

Una monografia sul Mediterraneo consigliata da Concita

segnalato da Sandro Russo

Sto provando a procurarmelo. Ne leggerete presto sul sito

Invece Concita
La storia del Mediterraneo raccontata da “The Passengers”
Veniamo dal mare
di Concita De Gregorio

Il Mediterraneo, mare “in mezzo alle terre”, è l’acqua da cui siamo nati. Ci accomuna o ci separa?
Esiste un popolo del mediterraneo e se esiste cosa lo definisce? È il “mare che porta a un altro mare”, come diceva il grande regista greco Theo Angelopuolos che questo titolo di lavorazione aveva dato al suo ultimo film: una storia (anche) di traffici di esseri umani. Il mare cura tutto, il Nostro Mare. Ma uccide, anche.

È bellissimo l’ultimo numero di The Passengers , la rivista di Iperborea questa volta dedicata, appunto, al Mediterraneo.
Sono ventidue, i paesi che ci si affacciano, sapreste dirli? Io mi sono fermata poco oltre la metà, che vergogna. Ventidue più un territorio, Gibilterra. Sono diecimila le isole. Tredici quelle grandi, con più di centomila abitanti. Le conoscete, almeno queste? Siamo il sette per cento della popolazione mondiale, noi che ci andiamo ogni tanto a camminare sulla battigia. 512 milioni di persone.

Ha più di cinque milioni di anni, questo nostro mare. È nato dall’inondazione dall’Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra: l’acqua ci ha messo due anni a riempire il bacino.
Questo è solo un piccolo estratto del risvolto di copertina: numeri, per cominciare. Poi, nelle pagine, storie musiche tragedie, ozii e meraviglie, misteri profumi e civiltà. C’è anche una guida letteraria, se dopo aver letto tutto quel che non sapevate di cercare, vi avanza tempo per andare a cercare ancora, indietro e indietro. Conoscete “Il pensiero mediterraneo” di Franco Cassano, voce limpida e rimpianta, fondato forse – forse – sul ragionare insieme? È proprio il momento giusto per leggerlo, o rileggerlo. In questo tempo di naufragi di umanità e di pensiero, è proprio il momento.

[Da la Repubblica del 26.06.2023]

Dalla scheda di presentazione della casa editrice

Dal latino «in mezzo alle terre», il Mediterraneo evoca classicità, contaminazioni e cieli azzurri sui quali proiettare un desiderio: quello di riuscire a catturare i tratti di un’identità comune.
Se lo sguardo dello storico sembra smentire l’idea di mediterraneità – David Abulafia in questo volume lo definisce uno spazio frammentato, in cui anche nel passato l’incontro tra culture fu l’eccezione di alcune città cosmopolite e non la regola – sono le Muse a esserne attratte. La vena malinconica e riflessiva dei canti evocata dal musicista turco Zülfü Livaneli, la proverbiale convivialità e la celebrazione del tempo libero lodate da Matteo Nucci sono guardate con un misto di fascinazione e biasimo dai paesi a matrice protestante: la nobiltà del profilo greco dell’homo mediterraneus può diventare in un attimo caricatura sprezzante sinonimo di lassismo e arretratezza culturale.
Comunque lo si voglia definire, il Mediterraneo appare in crisi: trascurato dall’Unione europea che guarda alle coste nordafricane e levantine solo come minaccia e risorsa energetica, è il crocevia di una delle più grandi migrazioni della storia. Mentre ogni anno centinaia di milioni di vacanzieri sciamano verso i suoi lidi, come in uno specchio deformante centinaia di migliaia di persone affrontano un drammatico viaggio contrario per fuggire a guerre, persecuzioni e povertà.
‘La strada liquida’, come la chiamava Omero, è sempre più militarizzata, trafficata e inquinata, oltre che surriscaldata e sovrapescata. Visto dalle coste nordafricane, più che un Mare nostrum sembra un muro che divide il mondo arabo da quello europeo, fonte di divisione e non incrocio di culture. Sarebbe più saggio decantarne la varietà più che ricercarne una fuggevole identità comune, ma forse la mediterraneità non è altro che un sentimento, e come tale non vuole sentire ragioni.
Nonostante tutto resta affascinante, rassicurante e consolatoria. Sulle sue coste la modernità non attecchisce del tutto, il tempo scorre diversamente, e i popoli si parlano più che altrove.
E se l’homo mediterraneus dovesse ancora venire?

[Di Concita De Gregorio dalla rubrica Invece Concita, ne la repubblica di ieri 27 giugno]

 

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