Da tempo aspettavo che qualcuno a Ponza, meglio se un giovane, andasse da un Santo e gli chiedesse qualcosa al di fuori della sua santità. Lo facesse diventare anche uno di noi.
La santità è un dogma deciso dall’istituzione ecclesiastica.
Cercare un compagno di strada, un esempio da seguire, lo decide la singola coscienza dell’uomo, il suo pensiero unico e irripetibile.
Ed è di questo che l’uomo in cammino ha bisogno: un compagno di strada, una coscienza, un pensiero da seguire con cui confrontarsi.
Importante è avere un compagno nella vita, che sia un Santo, un poeta, un nomade, un profugo, un mendicante o un uomo qualunque.
Un Silverio finalmente che non giustifica e non perdona, come il Cristo che manda via i farisei dal tempio.
Quando qualcosa o qualcuno diventa simbolo, e accompagna l’uomo nel suo cammino, questo qualcuno va continuamente pensato e ripensato.
Francesco Ambrosino per la prima volta in questo secolo ponzese, scava nella storia del popolo d’isola, e consegna un Silverio protettore, nascosto nelle ombre e nelle coscienze della nostra quotidianità, del destino d’isola.
Umanizzare un uomo che qualcuno ha ritenuto Santo, è un’operazione metafisica e poetica. Operazione difficile ma importante, Francesco ci rende un Silverio compagno di strada con cui parlare e confrontarsi, così come si fa col destino.
Il Silverio di Francesco vive e sta dappertutto, vestito o nudo, lui è in mezzo alla gente.
Un uomo semplice tra i semplici. Francesco colloquia con Silverio e, da questo intimo dirsi, restituisce l’origine e l’essenza del Silverio uomo, primitivo e vero, che ammonisce e predica.
Un uomo fatto santo che incalza la realtà e che ai miracoli crede poco.
Questa è una grande operazione culturale destinata al tempo, alle coscienze primitive, ad una nuova fratellanza, ad un Sapiens sempre e ancora in cammino. Alla fisicità del pensiero.
Allora siamo tutti Silverio, tutti inesorabilmente in esilio, esiliati solo per vivere, esiliati dai tanti volti, i tanti di noi stessi, dalle tante vite, dai tanti e diversi destini, uomini soli in burrasca, naufraghi nei sentimenti, nella ragione, negli istinti, naufraghi dall’essere sociale ed esistenziale. Silverio si fa destino unico per tutti.
Il Silverio di Francesco Ambrosino, ci invita a rivoltarci prima di tutto in noi stessi, affinché il cammino abbia un fine, una giustificazioni per esistere.
Pensare ad un mondo migliore attraverso i tanti volti di Silverio, ai tanti volti di noi.
Pensare meglio, vivere meglio.
Gli occhi dei Silverio di Francesco Ambrosino vanno direttamente intorno all’anima, allo spettacolo più grandioso del mare e del cielo, pensando a Victor Hugo.
Condivido con questi Silverio la presenza, la solitudine e le difficoltà di un mondo che ancora divide in buoni e cattivi, in poveri e ricchi e che porta miseria e difficoltà a vivere.
L’argomento va assolutamente continuato nella sua ricerca artistica, ha ancora molto da dire, è solo l’inizio.
Questo mondo così com’è non è sopportabile, abbiamo bisogno di un Silverio che ci rende immortali, forse felici. Come disse Albert Camus, qualcosa che non appartiene a questo mondo.
Mi aspetto un Silverio, ora dai tanti colori, un uomo con una sola unica origine, con un pensiero che destabilizza, per il solo bene comune.
Francesco Ambrosino con la sua arte ci dà una mano.
Emanuela Siciliani
18 Giugno 2023 at 21:34
Ho la fortuna di avere in casa, un San Silverio interpretato da Francesco Ambrosino. Un piccolo grande gioiello che ammiro e che protegge me e la mia famiglia.
Francesco ha molte doti. Bravo!