Zoologia

Gli animali nell’Antropocene

proposto da Sandro Russo

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Tre fuoriclasse da non perdere per nessun motivo: Marco Belpoliti che recensisce un libro di Serenella Iovino su Italo Calvino. Tema: gli animali nell’era geologica dominata dall’uomo

Italo Calvino (1923-1985) a Parigi, a Saint-Germain-des-Prés, nel dicembre del 1974

A lezione di antropocene da Calvino, il libro di Serenella Iovino
di Marco Belpoliti – Da la Repubblica on line del 30 maggio 2023

Nel suo nuovo saggio l’autrice analizza le opere dello scrittore dal punto di vista degli animali. E del nostro rapporto ambivalente con loro

Nell’estate del 1946 l’esercito americano fa esplodere una bomba atomica nell’atollo di Bikini. Per testarne la potenza dispone nel poligono numerosi animali tra cui duecentoquattro capre. Il 17 novembre dello stesso anno un giornalista ventitreenne del quotidiano comunista l’Unità, Italo Calvino, scrive un articolo intitolato Le capre ci guardano: “Vi siete mai chiesti cos’avranno pensato le capre a Bikini? E i gatti nelle case bombardate? E i cani in zona di guerra? E i pesci allo scoppio dei siluri?”.

Quarant’anni dopo il signor Palomar, alter ego del sessantenne Italo Calvino, visita nello zoo di Barcellona l’unico esemplare di gorilla albino al mondo. Lo scorge solo e malinconico stringere al petto un copertone di pneumatico d’auto. Così la notte nelle lunghe ore di insonnia a Palomar continua ad apparire l’immagine di “Copito de Nieve”: “Tutti rigiriamo tra le mani un vecchio copertone vuoto mediante il quale vorremmo raggiungere il senso ultimo a cui le parole non giungono”.

Nell’arco di questo lungo lasso di tempo Calvino è diventato un autore notissimo in tutto il mondo; ha scritto anche degli animali: formiche, gatti, cani, vespe, piccioni, serpenti, merli, storni, galline, dinosauri, conigli, e altri ancora. Poi ha pubblicato romanzi sulla distruzione del paesaggio e sull’inquinamento, e inventato personaggi che vivono un rapporto particolare con la natura: Marcovaldo e Cosimo di Rondò, protagonista de Il barone rampante.

Serenella Iovino, docente alla University of North Carolina, ha deciso di raccontare cinque animali dello scrittore ligure rileggendo le sue pagine e mettendole in relazione con il tema dell’Antropocene. Gli animali di Calvino (Treccani) è un libro che sviluppa due temi tra loro intersecati: col primo l’autrice legge e commenta le pagine dello scrittore ligure, col secondo immerge quelle pagine nel clima della discussione scientifica, etica e filosofica innescata dall’Antropocene. All’inizio degli anni Duemila Eugene F. Stoermer, biologo, e il chimico Paul Crutzen, premio Nobel, hanno descritto l’impatto dell’Homo sapiens sul Pianeta Terra coniando il termine: l’umanità è una forza geologica che agisce e ancora agirà per milioni anni a venire. Calvino non ha fatto in tempo a conoscere l’ipotesi di questa nuova classificazione delle ere della Terra, tuttavia non ho il minimo dubbio che ne sarebbe stato immediatamente incuriosito e avrebbe scritto su queste pagine uno dei suoi meravigliosi articoli pieni di curiosità, intelligenza e dubbi, dal momento che l’ipotesi dell’Antropocene, come scrive Iovino, si presenta come la suggestiva “trama di un gigantesco romanzo planetario”.

Partendo da La formica argentina, protagonista dell’omonimo romanzo (1952), per passare ai gatti del racconto Il giardino dei gatti ostinati (1963), al coniglio di Marcovaldo (1963) e alla chioccia de La gallina di reparto (1954), sino ad arrivare al gorilla del signor Palomar (1983), in ogni capitolo Iovino parte da Calvino e arriva a definire i temi del dibattito attuale sugli animali, compreso l’animale uomo. Ogni sezione di questo aggiornatissimo volume pone degli interrogativi: è lecito o no combattere le formiche argentine alla stregua di “invasori biologici”? I gatti, domestici a intermittenza, che abbiamo esiliato dal loro habitat naturale, come sopravvivono nelle nostre metropoli? Davanti al coniglio di laboratorio, che suscita appetiti mangerecci in Marcovaldo, carnivoro affamato, cosa si deve pensare? E quando Palomar entra in una macelleria di Parigi e vede un bue squartato, allo stesso tempo fratello fatto a pezzi e promessa di felicità gustativa, come va giudicato? O ancora: la gallina che Adalberto, guardia giurata, vuole allevare nella fabbrica dove lavora, cos’è: una produttrice di uova, una carne da pasto o un essere senziente e intelligente?

Ogni animale calviniano diventa per Iovino l’occasione per approfondire i temi dell’etica ambientale e animale. L’autrice ricostruisce con cura il contesto da cui è nata ogni storia narrata da Calvino, e nel medesimo tempo ci ragguaglia su etologia, antropologia, filosofia e biologia riferite ai diritti nel percorso attuale della co-evoluzione tra esseri umani e animali. Come regge Calvino il confronto con i temi dell’Antropocene? Lo scrittore ligure continua a essere attuale, oppure no, rispetto alla nuova etica animale? La risposta è semplice e complicata a un tempo, com’è proprio di Calvino stesso, dell’uomo e dello scrittore.

Il suo punto di vista è certamente antropocentrico, ci ricorda Iovino, per quanto la sua immaginazione narrativa sia decisamente anti-antropocentrica. Come ha spiegato Calvino stesso nella lezione americana sulla visibilità “la nostra immaginazione non può essere che antropomorfa”, e senza l’immaginazione non può esserci conoscenza del mondo intorno a noi.

La magia di questo scrittore, che cercava di rappresentarsi i pensieri di un gatto, consiste proprio in questa dualità, che nasce dalla coscienza d’essere capace e insieme incapace d’uscire dal suo (e dal nostro) antropocentrismo: una lezione di modestia e insieme una spinta a immaginare ciò che a prima vista sembrerebbe inimmaginabile

Il libro. Gli animali di Calvino di Serenella Iovino (Treccani pagg. 160 euro 18)
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