segnalato dalla Redazione
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Un botto, lo squarcio e la barca a vela affonda, paura alla regata di Ponza. Lo skipper: “15 minuti dopo non ce l’avremmo fatta”
Da repubblica-on line del 15 maggio 2023
Foto Dmd Sea Service Ponza (da la Repubblica)
Il maxi, così si chiama l’imbarcazione, si è piegato tra le onde a metà tra Zannone e l’isola pontina. Una disavventura spaventosa nel bel mezzo della Regata dei Tre Golfi, fino a quel momento dominata. L’Sos a mezzanotte e il salvataggio eroico
La regata si trasforma in un incubo. È venerdì, sono le 23,30. Fuori, in acqua, è buio e l’equipaggio dell’Arca Sgr, una barca a vela da 100 piedi, rischia grosso. Il maxi, così si chiama l’imbarcazione, sbanda, sembra piegarsi. Fino a sdraiarsi tra le onde a metà tra Zannone e Ponza. Una disavventura spaventosa nel bel mezzo della Regata dei Tre Golfi, fino a quel momento dominata.
Si tratta della prima prova del Campionato europeo classe maxi, 150 miglia da traguardare a tutta velocità. Se non fosse per lo schianto che ha bloccato la barca del timoniere Furio Benussie i 17 componenti del suo team. Mentre assaporavano già la vittoria, con un trionfale ingresso a Sorrento, sono stati allertati da un colpo secco. Fortissimo.
Ecco che la barca si inclina subito di 45 gradi. Tanti scivolano, altri sono legati con le cinghie di sicurezza. Nessuno fortunatamente si fa male. Chi scende sotto coperta si mette subito le mani nei capelli: il buco è grosso, uno squarcio enorme. Scatta l’allarme, mentre parte dell’equipaggio si fionda a tamponare la falla.
Lo skipper Benussi racconta minuti al cardiopalma: “Se fosse successo 15 minuti più tardi, saremmo stati davvero in pericolo”. L’incidente è infatti capitato tra le due isole pontine, che coprono il vento. E per fortuna in una gara affollata di amici, come quelli di Shockwave 3 Prosecco Doc. L’equipaggio del maxi triestino si è fiondato immediatamente in direzione dei rivali.
Ecco i primi soccorsi in attesa della Guardia Costiera e dei tecnici di Dmd Sea Service Ponza, che hanno trainato in salvo l’imbarcazione dopo l’ordine di lasciarla. Uno scafo in carbonio messo in salvo a fatica, ma con successo: per trascinarlo in porto non sono serviti i palloni gonfiabili. Ma, considerate le dimensioni, è stato necessario portarlo nell’area dei traghetti.
Ora non resta capire cos’è accaduto in acqua, al buio. Di più si saprà quando il maxi arriverà in cantiere. Nel frattempo l’equipaggio resta sospeso: da una parte c’è l’amarezza per aver dovuto lasciare una gara praticamente vinta, dall’altra il sollievo. Poteva finire molto peggio.