di Sandro Russo
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Perché leggere l’epicrisi settimanale?
Non si sono letti uno per uno gli articoli della settimana?
Quel che c’era di nuovo e interessante è stato detto una volta per tutte… non è un sovrappiù ritornarci sopra?
Avrei qualche dubbio in proposito, che mi viene dalla frequentazione della letteratura giapponese.
Intorno all’anno Mille fioriva in Giappone una raffinata cultura di cui è testimonianza un solo libro, immenso e modernissimo (per noi lettori di oggi), di Murasaki Shikibu, una dignitaria della corte di Kyoto, al tempo: “Genji monogatari”, tradotta da noi come “La signora del ponte – Il ponte dei sogni”. L’atmosfera prefigura per grandi linee quella che fu da noi l’epoca dell’Amor Cortese, con complicati modi di esternare i propri sentimenti e precisi rituali nei rapporti tra le persone, a qualunque livello di intimità tra loro.
Il libro di Murakami Shikibu e (a dx) una stampa d’ambientazione Meji
A quei tempi a corte era tutto un correre di messaggeri, ognuno recante un rotolo di pergamena avvolto con un nastro fermato con la ceralacca (di invenzione cinese), a volte accompagnato dal rametto di una pianta; sia il colore del nastro che il fiore o le foglie che accompagnavano il messaggio erano fortemente simbolici e a volte completavano l’atmosfera e il significato dello scritto.
Un campo di applicazione particolarmente suggestivo della ‘lettera del giorno dopo’ era dopo gli incontri d’amore…
Il messaggio era precisamente definito: 5 – 7 – 5 sillabe (in quella lingua), 17 sillabe in tutto, a costituire un componimento poetico fulminante, l’”haiku”, giunto attraverso i secoli fino ai tempi nostri, sostanzialmente immodificato (1).
E’ dalla lettura del librone di Murasaki (…che risale a parecchi decenni fa) che ho ricavato l’abitudine – a volte la necessità – della ‘lettera del giorno dopo’.
Spesso, dopo un incontro di gruppo con persone che si conoscono anche molto bene, resta la sensazione che il grosso della conversazione sia stato sotterraneo, non detto; che molte cose, dietro e intorno alle poche parole scambiate, siano restate indistinte.
Come si capisce dal romanzo, già a quei tempi si impiegava la tecnica delle libere associazioni; le metafore erano di uso comune ed il gusto per il bello e l’essenziale erano molto più raffinati che di recente da noi.
Le lettere del giorno dopo focalizzano un punto, definiscono le sensazioni sfuggenti che tra le chiacchiere leggere o profonde (del ‘giorno prima’) restavano sotto il pelo dell’acqua, presenti ma invisibili. A volte ribaltano del tutto il senso di un colloquio. Così a volte un incontro pieno di risate e sorrisi viene ricordato come tristissimo; sfumature inapparenti di uno sguardo o di un gesto prendono solo il giorno successivo tutt’altro significato e importanza.
Ho scambiato spesso ‘lettere del giorno dopo’ con le persone con cui avevo una corrispondenza più stretta, quando avevamo la sensazione che il ‘non detto’ fosse più importante del resto…
Non si tratta di elucubrazioni teoriche. Possiamo fare un test di prova con un tema di estremo coinvolgimento per la comunità ponzese – specie della componente fornese – che è quello del dissalatore. Con l’ultima notizia comparsa ieri sul sito: Dissalatore, problemi con la trivella.
C’è che a Le Forna il dissalatore non lo vogliono. Non lo vogliono lì.
Agli annosi (e noti) problemi sulla qualità dell’acqua prodotta una volta in funzione (vedi l’esperienza di Ventotene) e ai problemi di smaltimento della salamoia, l’isola stessa (consideriamola come se fosse un’entità senziente) ha aggiunto la sua voce:
“Sono un ecosistema delicato. L’area mineraria è tutta una galleria sotto. Le case che crollavano quando l’estrazione mineraria ha cominciato a lavorare in profondità, sono un ricordo ancora vivo nella memoria della gente di Le Forna.
Si è data la giusta considerazione all’effetto delle trivellazioni in un’isola dove anche senza fare niente ogni tanto frana qualcosa!?
Per il dissalatore ancora non si è fatto nulla e già si vedono danni!
Certo per l’Amministrazione e per Acqualatina è un grossa rogna da gestire. Ma è anche il tipico campo in cui con le decisioni d’imperio, senza l’appoggio della base popolare, si possono fare danni enormi.
Sempre per Cala dell’Acqua è in ballo il progetto del porto; segnaliamo al riguardo uno scambio di commenti all’Epicrisi della settimana scorsa, con Guido Del Gizzo, del consorzio Marina di Cala dell’Acqua srl.
Contemporaneamente – almeno nella settimana del sito – l’Amministrazione ha qualcosa in mente per Chiaia di Luna…
– Dalla stampa: ‘Resuscitare’ Chiaia di Luna;
– Delibera comunale del gennaio scorso: “Messa in sicurezza di Chiaia di Luna”.
Ripensandoci, alcune cose non tornano, come la Delibera preparata a gennaio e pubblicata solo di recente, dopo quattro mesi. Ma su questo tema torneremo con approfondimenti la settimana entrante.
Molti articoli, prevalentemente dalla stampa locale, sono informativi e di rilevanza pratica:
– Ponza, Procida e Ventotene: aumenta la tassa di sbarco;
– Dalla stampa, su Ponza e Ventotene (blitz antibracconaggio a Ponza e beghe legali per il comune di Ventotene). Il bracconaggio e l’inosservanza dei divieti anticaccia sono, nel sentire comune, antichi vizi delle comunità isolane. Qualcosa sta cambiando, ma molto, molto lentamente;
– Ponza, deposito temporaneo a Monte Pagliaro;
– Dalla stampa del 26 aprile – Ponza senza rumori e cantieri;
– Ischia e Procida: due destinazioni turistiche a confronto.
In settimana appena trascorsa si è anche solennizzata la ricorrenza del 25 aprile, Festa di Liberazione dal nazi-fascismo: articoli e commenti correlati.
Non è stata, neanche quest’anno, sul sito, una ricorrenza vuota. È stata anzi particolarmente sentita per il fatto che per la prima volta una celebrazione precipuamente antifascista si sia svolta sotto l’egida di un governo post-fascista.
Si è in campi contrapposti, ed è anche giusto che sia così.
Gli articoli al riguardo, ciascuno con un suo carattere specifico, delineano i diversi aspetti della ricorrenza, sia per gli aspetti isolani che per le valutazioni più generali (nazionali).
A Ponza, sede di Confino politico e di un presidio della Milizia, il fascismo è stato vissuto piuttosto per il contributo che dava ai magri introiti isolani che in termini ideologici. Un maggiore coinvolgimento emotivo c’è stato solo quando alcune donne isolane hanno amato e sposato dei confinati, e ne hanno spartito il destino. Questo ha aperto gli occhi a qualcuno; ma la maggioranza è rimasta “simpatizzante”. Posso ben dire di conoscere i vari aspetti del problema per aver avuto una madre ponzese che malgrado la vernice libertaria sovrapposta, è rimasta ‘emotivamente’ fascista.
Per gli aspetti nazionali, insistere a chiedere abiure forzate e certificati di antifascismo a chiunque sarebbe deleterio per la residua credibilità e significato del 25 aprile, festa di una Liberazione specifica e storica e non di una astratta libertà. Questa festa non è la festa di tutti gli italiani, ma solo di una parte di essi, per quanto maggioritaria, (speriamo!). Importante è che chi non la sente come sua, se lo tenga per se, soprattutto se ha giurato su questa Costituzione e se ricopre, temporaneamente, cariche istituzionali.
– Il nostro 25 aprile, (include diversi commenti importanti: quello di Maria Conte da Padova, il video di un’intervista di Enzo Biagi a Pertini e la posizione (che condividiamo) di Michele Serra espressa nella sua Amaca del 23 aprile;
– Scritti e poesie per il 25 aprile (un florilegio recitato in video da due giovani);
– Il 25 aprile di un poeta (una canzone ‘dedicata’ di Francesco Guccini);
– Andare per i luoghi del confino (a partire da una iniziativa estemporanea di Rosanna Conte del Centro Studi e Documentazione Isole Ponziane – APS, gli interlocutori hanno espresso apprezzamenti e Commenti);
– Ricordi di Ponza da una testimonianza di Franco Cecotti.
Un apprezzamento sincero per il successo di un’iniziativa di Gennaro Di Fazio nel suo ruolo di presidente della Comunità Arcipelago delle isole Ponziane (il Bando del Concorso ‘Vivere le isole’ è stato pubblicato sul sito il 16 dicembre 2022).
Devo dire che abbiamo provato più volte a chiedere ai nostri giovani di scrivere, fotografare, produrre video), qualunque tipo di coinvolgimento pubblico nella vita dell’isola, ma i risultati sono stati modesti. Questa iniziativa invece sembra aver avuto successo – Franco De Luca che ha visionato gli elaborati ne dice gran bene. Li ospiteremo molto volentieri sul sito, con l’idea di riprovare anche noi come sito Ponzaracconta, a proporre qualcosa (non ci arrendiamo, no!):
– Concorso della Comunità Arcipelago ‘Vivere le isole’. Due serate di premiazioni.
Due articoli di Franco De Luca fanno da ponte alla parte conclusiva di questa epicrisi.
La vita sull’isola ha le sue asperità, ma chi in piena libertà (non vincolato dal bisogno) ha operato una scelta del genere, riesce a vivere la bellezza dei luoghi e la ricchezza dei rapporti umani tipica delle piccole comunità:
– La natura insegna;
– L’orologio suona.
Ho lasciato per ultimi i pochi articoli su pittura, musica, poesia e scrittura.
C’è gran bisogno di esprimere la nostra emotività in forma artistica – nel senso più ampio: creatività, originalità, le tante declinazioni della bellezza e dell’amore –, ed esse non possono non avere la loro espressione anche nel sito:
– Dell’evento ‘Paul Thek a Ponza’, sabato 29 aprile leggeremo nei prossimi giorni;
– Una canzone per la domenica (243). David Bowie resuscita, come Lazzaro (il mondo di un musicista-poeta illuminato ed un commento di Gabriele Romagnoli);
– Primavera vien danzando… (con una poesia di Monica Conversano, una musicista “naturalizzata fornese” che si diletta di scrittura);
– Mio padre e il cruciverba come dizionario, di Enzo Di Fazio che attraverso la scrittura trova la strada per rivivere (per se stesso e per noi che leggiamo) le esperienze e i sentimenti forti della sua vita. Applico a lui, al suo modo di scrivere, alcune affermazioni di Erri De Luca – un autore che so anche lui ama – quando parla di memoria… e di ghiacciai.
“..Cos’è per lei la memoria e a che serve?” – gli chiedono.
– Non è un album di fotografie – risponde – né un posto, né una biblioteca o un’enciclopedia da consultare: non si può tornare sui passi per riviverne un pezzetto. È un enorme ghiacciaio che, come succede spesso, ogni tanto si ritira e restituisce pezzi e reperti. La memoria sputa dettagli in maniera così forte e violenta che mi obbliga a riscriverla. Ecco, la scrittura è la seconda volta della memoria, il caso, l’accidenti che coinvolge molti pezzi e molte ossa del passato”.
E sullo stesso tema si esprime Gianni Celati, nell’introduzione a ‘Bartleby lo scrivano’ di H. Melville:
“La condizione d’esercizio della scrittura dipende senza dubbio da un andamento inerziale delle parole che portano, e portano dove vogliono loro, mai dove vogliamo noi. Portano là dove sono chiamate dalle voci che parlano all’anima, le quali sorgono da chissà dove, comunque sempre da molto lontano…”
Nota
(1) – L’haiku è l’espressione poetica tipica della filosofia zen, come in altri campi lo sono le arti marziali, il teatro No, la cerimonia del the, la calligrafia, l’arte della disposizione dei fiori, il tiro con l’arco.
Nel romanzo di Murasaki, fanno da contrappunto alla storia, dei brevi componimenti poetici intercalati con tutta naturalezza nel testo, come “lettere del giorno dopo”, appunto (bisogna immaginarli vergati su una pergamena fermata dalla ceralacca e accompagnati da un rametto di una pianta o da un fiore in tema con la composizione).
Vi farà pensare alla primavera o all’autunno, questo unico ramo dalle tinte contrastanti, o Signora della Montagna?
Tingerò il mio abito del colore dei fiori di ciliegio, così che quando i fiori saranno caduti avrò qualcosa che me li ricordi
Saggi i fiori che vanno a cadere nel lago, donde l’onda ai tuoi piedi li riporta
Dove i mucchi di neve erano più fondi, dove il ghiaccio cedeva sotto il mio piede, ho scovato il mio cammino; solo accanto a te mi son smarrito
Se, come i fili dell’ordito, dobbiamo esser sempre separati, su quale trama potrò mai tessere i miei giorni?
La bellezza andò perduta, ma nel rosso fogliame risorse, per andare di nuovo perduta. Di te, specchio perfetto dell’incertezza del mondo, io parlo, o ciliegio