di Silverio Guarino
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L’occasione me l’ha data Rosanna Conte che con il suo Centro Studi e Documentazione (Cesdip) mi ha stimolato ad andare a Ponza durante la stagione invernale per svolgere due incontri con gli studenti dell’Istituto Tecnico per il Turismo, come già illustrato in un precedente contributo per Ponzaracconta (leggi qui: Lo “stile di vita” dei nostri giovani).
I fine settimana si sono realizzati nelle giornate del 24 25 e 26 febbraio e del 24 25 e 26 marzo (primavera appena iniziata con l’ora legale).
Mare calmo e tempo buono di cielo; traversate tranquille e serene.
Nessun passante per strada e nei vicoli, né di giorno, né di pomeriggio, né di sera, anche se di sera ci si può incontrare tra amici a un bar.
Con i pochi conoscenti che incontri, ci si saluta con un sorriso e ci si sofferma a chiacchierare senza fretta.
Uno sguardo alle epigrafi di chi ci ha lasciato.
Silenzio quasi irreale; mancano tutte le attività che d’estate si elettrizzano e si esaltano. Solo pescherecci e nessuna imbarcazione da diporto a mare; nessun pontile. L’acqua del porto è trasparente e puoi vedere il fondale a colori.
Un bar poi lo trovi per un cappuccino o un prosecco.
Sulle punte delle dita di mezza mano, i posti dove poter mangiare qualcosa.
Ma l’isola è meravigliosa e perciò vi riporto un piccolo contributo fotografico che parla più di ogni altra parola, relativo ai due fine settimana. Lo vedranno anche dall’altra parte del mondo, così che i ponzesi lontani potranno riscaldarsi il cuore.
Istantanee di febbraio
D’inverno Ponza è un cantiere a cielo aperto (anche se molto spesso è anche a cielo “coperto”: i lavori si fanno al chiuso). Tutti quei “dig-dig” dei lavori pubblici e privati rivolti al miglioramento dell’accoglienza rappresentano il continuo impegno degli abitanti dell’isola nell’attesa della “stagione”. E’ l’unico costante “rumore” che pervade l’isola. Dovunque e comunque. E che ti fa distrarre e magari ti fa calpestare quell’unico (!) inconfondibile segno della presenza dei cani, lasciato disinvoltamente e ‘involontariamente’ dai loro proprietari ‘distratti’.
Regna il silenzio e nessuno circola per le strade e per i vicoli.
Poi, quando si riparte la domenica pomeriggio per ritornare in continente, vedi tutte quelle persone sulla nave e ti viene da chiedere: “Ma dove stavano nascoste?”.
