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In relazione ai commenti comparsi sulla pagina Facebook del sito, all’articolo Segnali di fumo di Franco De Luca
Delle tante cose che ho imparato della vita (e dei ponzesi) durante la navigazione di lungo corso – 12 anni da poco compiuti – a bordo del sito Ponzaracconta, ricordo una lezione che mi impartì Giuseppe Mazzella, “l’avvocato” della redazione, in un’assolata mattina dell’estate 2012, a casa sua, vista Cala Feola.
Stavo meditando di dare le dimissioni dal sito per contrasti acuti con i redattori di allora; il sito era nato da poco, nel febbraio 2011.
– Fai male – disse l’amico Giuseppe, gran conoscitore della sua gente, a me che ero tutto sommato ‘oriundo’ – a Ponza, se abbandoni, significa che hai torto! La gente non capisce la rinuncia sdegnosa. Per loro ti sei ritirato perché avevi qualcosa da nascondere: pecché tenive… ’a pettula cacata.
Fu convincente. Inghiottii amaro e tenni duro.
Dopo qualche mese lui e io (unici superstiti del gruppo originario) mettemmo insieme un nuovo gruppo redazionale che è quello che dura tuttora.
Perciò rispondo alle critiche che sono state mosse al sito via Facebook.
Siamo fieri dei traguardi raggiunti e dei nostri (oltre) 14.000 articoli. Sempre Giuseppe ricorda sempre che storicamente è una delle iniziative culturali di maggior durata dell’isola, dati l’individualismo e la conflittualità endemici.
Si poteva fare di meglio? Sicuramente, se fossero stati di più a partecipare alla costruzione, a dedicare parte del loro tempo alla ricerca e redazione di articoli, anche a partecipare all’oscuro lavoro manuale dell’inserimento. In questo progetto sono mancati (e mancano) in maniera rilevante i giovani e le loro proposte. Tutti sono testimoni di quanto ci abbiamo provato; dei tentativi che abbiamo fatto per aggregarli!
Come diceva una bella pubblicità della Coop ai suoi inizi – La Coop sei tu! – così il sito avresti potuto essere tu.
Con una impostazione democratico, libertaria e aperta a tutti i contributi, gli articoli avrebbero potuto essere ancora più vari. Ovvio che chi ne propone di più secondo i suoi gusti estetici e interessi culturali, in qualche modo poi determina la linea del sito.
Dodici anni di articoli sono tanti… Rievocare il passato è stato fatto massivamente nei primi anni; la nostra generazione si è raccontata in tutti i suoi aspetti; adesso siamo a raschiare il fondo del barile dei ricordi!
Ma quelli che non trovano motivi di interesse nel sito devono avere l’onestà di pensiero di ammettere che sul sito si scrive – in maniera mai banale, non noiosa, anzi… molto attuale – di Natura, di Letteratura e Poesia, di Antropologia e Paesaggio, di Musica, Cinema e Teatro; perfino di cronaca e analisi politica (nazionale e mondiale). E le foto di Ponza? Dove ne trovate di così belle?
Rifiutare di leggerlo significa ammettere un disinteresse per molte delle cose per cui secondo noi – per dirla alla Woody Allen – “vale la pena vivere”.
Se tutto ciò non attira, il problema non è del sito, ma di chi non vi trova motivo di interesse.
Rinunciare a dare un contributo al sito, implica una ammissione di inadeguatezza: a fare, dare, anche a modificarlo/aggiornarlo dall’interno.
Infine una quistione ricorrente, che di tanto in tanto riaffiora, nel sito: il fenomeno Sang’ ’i retunne. Sono stato uno dei più convinti sostenitori (nonché collaboratore) dei suoi folgoranti elzeviri, pubblicati settimanalmente sul sito e poi raccolti in un vero libro del settembre 2016 (leggi qui).
I suoi estimatori ne hanno apprezzato l’originalità, la promozione del dialetto, la costruzione letteraria raffinata a partire da una base popolare: variazioni sul tema secondo i canoni della commedia dell’arte. Se vogliamo, anche un esperimento di fusione tra ‘cultura alta’ e ‘cultura bassa’; per qualcuno addirittura una sonda nell’inesplorata antropologia ponzese. Bum!
Date le premesse, quasi ovvio che sia risultato urticante per molti, “incomprensibile” per altri, politicamente inviso ad altri ancora… Ma chest’è!
Dice bene Franco, nei suoi “Segnali di fumo”: “Il Sito c’è, è presente”.
– E con un archivio e un know how da paura! – aggiungo io.
– “Peccato che non possa essere la bocca dei Ponzesi. E, dietro la bocca, anche la mente, e il cuore. Potrebbe rappresentare quel vincolo di raccordo di cui spesso lamentiamo la mancanza”.
In conclusione, un dato inconfutabile. Nonostante i detrattori, il sito risulta sempre più letto: parliamo di un numero degli utenti giornalieri tra gli 800 e i 1000, che arriva a 5000 – 7000 con punte fino a 10000 se si considerano gli accessi multipli (le persone che ‘aprono’ più volte nella giornata, per vedere se ci sono novità).
Il sito ha raddoppiato-triplicato gli accessi dai suoi primi anni a oggi, anche se sappiamo bene (dalle statistiche interne) che la parte maggiore dei suoi utenti non sta a Ponza, ma sono persone legate a vario titolo all’isola, ai ponzesi e al sito: motivazioni affettive, interesse al suo passato e alle sue tradizioni: sentimenti generalmente positivi, costruttivi…
Queste considerazioni, come il sostegno dei lettori e collaboratori rappresentano una forte spinta a continuare e ad aprire porte, non a sbarrarle!
“Caratteriali oppositivi”: no grazie!
“Critici costruttivi”: sì, in qualunque momento!
Enzo Di Fazio
28 Marzo 2023 at 22:04
“Il sito sei tu”. E’ questa l’idea che abbiamo sempre coltivato. Un sito aperto a tutti come ci siamo sempre sforzati di rappresentare.
L’articolo di Sandro mi ha fatto ricordare quanto faticoso sia organizzare eventi a Ponza e quanto lo sia di più cercare di stimolare, interessare la comunità isolana.
Non mi riferisco tanto ai convegni, alle mostre o alla presentazione di libri che richiamano di norma gli appassionati di storia, arte e lettura (che non sono mai tanti) quanto ai tentativi di coinvolgere, soprattutto i giovani, nell’esercizio della scrittura
Nell’estate del 2017, lanciammo “Il sogno nel cassetto”, un piccolo concorso teso a raccogliere racconti, scritti in dialetto, poesie riguardanti Ponza o comunque le isole dell’arcipelago. Era aperto ai giovani e ai meno giovani. L’esito? Zero.
Non c’erano premi in danaro. Promettevamo solo libri e il piacere di leggere o farsi leggere un proprio elaborato. Forse facemmo l’errore di proporlo in estate, quando tutti sono impegnati negli affari di stagione, ma c’era tempo fino al 31 ottobre.
Nell’ottobre del 2014 offrimmo la nostra consulenza nel concorso “Lo sviluppo locale che vorrei: equo e sostenibile” promosso dal Ministero dell’Ambiente e rivolto agli studenti delle classi terze e quarte delle scuole secondarie superiori. Forse c’era presunzione nell’offrire consulenza ma ci sentivamo di farlo per essere convinti ambientalisti e per tutto quello che sul sito al riguardo è stato scritto
Anche qui, per quanto a noi noto, silenzio assoluto… eppure c’erano premi in danaro.
A volte abbiamo fatto ricorso alla stampa nazionale per cercare di veicolare verso i giovani quei messaggi che ritenevamo stimolanti, come nel caso del concorso “Esplorare l’inatteso e scriverne” proposto da Repubblica nel febbraio 2020.
Questo per dire che i giovani di Ponza, quei giovani sul cui presente e futuro oggi molte mamme si dichiarano preoccupate, sono stati sempre, come lo sono tuttora, al centro della nostra attenzione.
Al punto da ritenere, con un po’ di presunzione, che qualche pagina di Ponzaracconta possa anche essere letta a scuola, come spesso si fa con i quotidiani. Pur nella consapevolezza del gravoso impegno che ha il personale docente nel portare avanti i programmi scolastici.
D’altronde le cose più belle fatte da Ponzaracconta con al centro i giovani, come le mostre sui disegni dei bambini, le mostre fotografiche, le mostre di pittura e l’iniziativa racconta Ponza a Ponzaracconta sono sempre venute alla luce grazie anche e soprattutto alla collaborazione del corpo insegnante.
Sandro Vitiello
29 Marzo 2023 at 08:43
Anche se non sono partecipe come in passato -altri impegni in altri luoghi- seguo sempre con grande attenzione gli scritti di Ponza Racconta.
Devo dire che mi hanno messo una certa tristezza i commenti critici nei confronti del nostro sito su facebook.
Se non si capisce l’importanza di un punto di incontro e di confronto così centrale per una comunità come quella ponzese -che per gran parte vive fuori dalla nostra isola- vuol dire che qualche problema c’è.
E non è detto che il problema sia Ponza racconta.
Per usare un linguaggio gastronomico Ponza racconta è come due fette di pane appena sfornato; ci puoi mettere dentro qualsiasi cosa e rimane sempre buono.
Quando sulla nostra isola succede qualcosa di importante, quando conviene conservare memoria di eventi, quando bisogna riflettere su vicende passate, quando c’è da costruire qualcosa, Ponza racconta c’è.
Mette a disposizione persone che ascoltano e sanno trascrivere gli eventi, cerca di far arrivare a tutti il racconto delle vicende, i protagonisti, le aspettative e a volte anche i risultati ottenuti.
E ne conserva memoria.
Se vogliamo analizzare le vicende amministrative locali delle ultime tre elezioni locali, se vogliamo parlare del porto a cala dell’Acqua, della destagionalizzazione del turismo, c’è abbondanza di materiale su Ponza racconta.
Abbiamo raccontato il possibile e molto di più delle vicende locali.
Ci siamo sforzati di proporre analisi e commenti di vicende di ampio respiro, sia di natura geopolitica che di natura culturale, abbiamo parlato dei vivi e dei morti.
Abbiamo cercato di valorizzare al meglio il senso di comunità e abbiamo cercato di mettere in risalto i tanti comportamenti positivi dei nostri compaesani.
Senza tirarci indietro se c’era da fare qualche cazziatone.
Tutto questo da dodici anni, tutti i giorni dell’anno, mai un giorno di ferie o di riposo.
E tutto allo stesso prezzo “all inclusive”.
Si può fare di meglio e si può fare di più, sicuramente.
A disposizione, pronti a raccogliere consigli e commenti, auguri e disponibilità.
Ma se il tutto si riduce a qualche commento su fb questa è …?
Decidetelo voi.