Ventotene

Ventotene e il suo dissalatore

segnalato dalla redazione

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Dall’interessante Longform sulla situazione idrica dell’Italia intera (allarmante) allegato a la Repubblica di ieri, domenica 26 marzo 2023, abbiamo estratto un interessante e documentato articolo su Ventotene a firma Elena Dusi. Lo pubblichiamo per le molte analogie con Ponza (anche nominata nel testo) in vista di uno sviluppo simile nella nostra isola: solo qualche giorno fa abbiamo pubblicato una intimazione ultimativa di Acqualatina a sgomberare l’area in vista di un inizio lavori per la realizzazione di un impianto di dissalazione, modulo skid temporaneo, a Cala dell’Acqua (leggi qui)

Nell’isola che dal 2019 convive con l’impianto
Ventotene fa pace con il dissalatore “Ora uno più grande”
di Elena Dusi

Sarà il carattere degli isolani, sempre così guardingo. Ma quando al porto di Ventotene si presentarono le navi con i materiali per costruire il dissalatore, trovarono una barriera di barche a bloccarle. Era il 2015 e gli abitanti dell’isola non volevano saperne. «Abbiamo affrontato ricorsi e difficoltà a non finire, poi il dissalatore è entrato in azione alla fine del 2019» ricordano l’amministratore delegato di Acqualatina Marco Lombardi e il direttore tecnico Ennio Cima. In questi anni i dissapori fra isola e impianto si sono in buona parte appianati. Dapprima c’era il mix fra acqua dissalata e tubature vecchie, che produceva detriti e faceva uscire dai rubinetti un liquido rossastro. Oggi, spiega Carmine Caputo, sindaco da meno di un anno e con una visione più benevola del suo agguerrito predecessore, «il dissalatore va bene, ma non basta a coprire le esigenze dell’isola. D’inverno ci sono 300 abitanti, d’estate però arriviamo a 4-5mila. Abbiamo bisogno di un impianto più grande».
Quello attuale produce 1.500 metri cubi al giorno (250 litri ad abitante), cioè 14 litri al secondo. «Va a gasolio perché i fondi per le rinnovabili del progetto Isole Verdi stanno arrivando solo ora» dice il sindaco. Il dissalatore è costato 4 milioni e occupa 150 metri quadri accanto al porto. Alla sua dicitura si accompagna in effetti l’aggettivo “temporaneo”. Caputo, per far posto al dissalatore definitivo, previsto per un futuro indeterminato, ha anche sacrificato parte del campo sportivo. «A Ventotene vivono 12 ragazzi, a che serviva un campo da calcio regolamentare? Al suo posto ne faremo due da calcetto e due da padel, con uno spazio anche per il dissalatore nuovo».

Il percorso non è stato più liscio a Ponza. «I progetti sono iniziati con Ventotene, ma i lavori stanno partendo solo ora. Anche lì non sono mancati i ricorsi» spiega Lombardi. Le resistenze hanno contagiato l’Elba, dove una delegazione di deputati e cittadini ha elencato i danni del dissalatore in via di realizzazione al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Alle Eolie alcuni amministratori sono finiti sotto inchiesta per aver continuato a usare le navi cisterna nonostante gli impianti.

Si fa presto a dire dissalatori, insomma. Alla vigilia di una seconda estate siccitosa addolcire il mare è la soluzione invocata da molti amministratori locali e politici della maggioranza, fra cui lo stesso Pichetto Fratin. Acquedotto Pugliese ha lanciato una gara da 100 milioni (in parte del Pnrr) per il più grande impianto d’Italia, il primo pubblico sulla terraferma. Oltre alle isole, oggi i dissalatori esistono in una manciata di grandi complessi industriali.

Nel caso di Ventotene l’acqua viene prelevata all’imboccatura del porto (scelta non scevra da critiche), depurata e poi inviata nel dissalatore. Il processo più economico è l’osmosi inversa: l’acqua sottoposta a pressione attraversa delle membrane che trattengono i sali. Ne esce come acqua distillata: «Se parto da un litro, il 45% diventa acqua dissalata, il resto viene restituito al mare», spiega Cima.

L’acqua dissalata però non ha sali e deve essere remineralizzata per essere bevuta. Quella di scarto ne ha troppi, diventa “salamoia” e potrebbe disturbare la vita del mare quando viene sversata. «Ci muoviamo fra norme in continua evoluzione» dice Cima. «La dissalazione per l’Italia è un tema talmente nuovo che non esistono riferimenti precisi». La legge 60 del 2022 (Salvamare) richiede che ogni progetto riceva una valutazione di impatto ambientale dallo Stato. Difficilmente, se si vuole usare questa tecnologia su larga scala, si potrà far sopravvivere un obbligo così impegnativo. «A Ventotene siamo inoltre in un’area marina protetta» prosegue Cima. Da anni conduciamo prove e monitoraggi con il Dipartimento di biologia marina dell’Università “La Sapienza” per controllare la salute delle praterie di posidonia dove sversiamo la salamoia, al di là del molo frangiflutti del porto». L’università di Napoli, che si occupa del monitoraggio delle Eolie, ha notato in passato una rarefazione della flora sottomarina in quelle isole.

E poi c’è la questione dell’acqua da bere. Se è troppo dolce, cioè povera di sali, corrode le tubature, che a Ventotene erano di rame e vecchie di decenni. Per mesi, dopo l’inaugurazione dell’impianto a novembre del 2019, dai rubinetti degli isolani sono usciti detriti rossastri. «Questo non ha aiutato il rapporto con la popolazione» ammette Cima. «Abbiamo allora aumentato la durezza dell’acqua da 4 a 15, facendola passare attraverso dei silos pieni di roccia dolomia, ricca di minerali». Nel frattempo si stanno sostituendo le vecchie tubature.
«Oggi l’acqua che esce dal rubinetto è forse un po’ insipida, ma è pulita e io la bevo senza problemi» racconta il sindaco, eletto in una lista civica, che si definisce «democratico cristiano, se ancora si può dire», mentre il suo predecessore, acerrimo nemico del dissalatore, «apparteneva più alla sinistra».
Le bettoline, cioè le navi cisterna, oggi in non fanno più la spola con Gaeta o Napoli (in estate anche 3-4 volte a settimana), gli abitanti non restano all’asciutto quando il mare è grosso e il costo di un metro cubo d’acqua è crollato da 14 euro a 4, che per tutta Ventotene vuol dire passare da 1,6 milioni all’anno a 460mila euro.
In Italia però un litro d’acqua costa in media un euro e mezzo: due volte e mezzo meno di quella presa dal mare. Per passare dall’attuale 0,1% di acqua dissalata in Italia all’1%, calcola poi Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende di fornitura dell’acqua, «servono investimenti per 800 milioni di euro».
I conti dei dissalatori tornano se siamo su un’isola. Non è detto che facciano lo stesso anche sulla terraferma.

N.B. Le immagini che corredano l’articolo non sono da Repubblica, ma dall’archivio immagini del sito

3 Comments

3 Comments

  1. silverio lamonica1

    28 Marzo 2023 at 15:30

    Ed ora abbandono, mio malgrado, il sublime Empireo della poesia e, senza esitare, mi tuffo (e il verbo fa veramente al caso nostro) nel serio problema idrico che, penso, interessa tutti, specialmente in un periodo di grande siccità come questo.

    Dopo Ventotene, il dissalatore si farà anche a Ponza. Questa è la notizia che ci viene fornita dal quotidiano Repubblica e, precedentemente, dall’avviso di Acqualatina, in “bella mostra” a Cala Fonte.

    Mi colpisce in particolare una frase, nel periodo iniziale dell’articolo: “( a Ventotene) dapprima c’era un mix fra acqua dissalata e tubature vecchie, che produceva detriti e faceva uscire dai rubinetti un liquido rossastro”.

    Ormai anche a Ponza il depuratore si farà e alla svelta, anche perché non prevedo le accanite resistenze che ci sono state a Ventotene con il blocco del porto. Un fatto del genere accadde a Ponza nel 1975, quando i pescatori bloccarono il porto, chiedendone a gran voce l’ampliamento. Ma quelli erano altri tempi.

    Comunque ai responsabili di Aqualatina rivolgo qualche domanda, al fine di evitare la spiacevole sorpresa della fuoriuscita di acqua rossastra dai rubinetti, sulla scorta della ben triste esperienza di Ventotene:

    1) Ci sono tubature vecchie che dovrebbero essere sostituite?
    2) Se sì, pensate di poter provvedere alla loro sostituzione prima che entri in funzione il dissalatore?
    3) Ci sono tubature vecchie da sostituire a carico dei privati?
    4) In caso affermativo, manderete un tempestivo avviso agli utenti?

    Questo è un problema molto serio, cari concittadini ponzesi, non possiamo essere indifferenti! Ne va della nostra salute e della salute dei nostri ospiti! Se nell’estate del 2024 o 2025, con l’entrata in funzione del dissalatore, uscirà acqua rossastra dai rubinetti, addio turisti e conseguenti introiti!

    Come già ha fatto l’ing. Aprea per un problema di viabilità, anche io mi rivolgo al Sindaco, affinché solleciti Aqualatina ad adeguare l’impianto idrico dell’isola alle nuove esigenze! E che i provvedimenti siano tempestivi!

    Come vedete, all’occorrenza so scendere dalle “nuvole della poesia” e mettere i piedi per terra. Mi dispiacerebbe tanto che le mie estremità finissero invece nel liquido rossastro di Acqualatina.

    Ringrazio di cuore gli amici della Redazione che offrono l’opportunità di sottolineare problemi così delicati ed è davvero da imbecilli non cogliere al volo una tale preziosa opportunità.

  2. Francesco Carta

    11 Aprile 2023 at 00:00

    Se la vicenda non fosse serissima ci sarebbe da fare facile ironia; ma andiamo con ordine. Il dissalatore temporaneo entrò in funzione a metà novembre 2017. C’erano state tre ordinanze del Sindaco Santomauro di sospensione dei lavori, bocciate poi dal TAR Lazio su ricorsi di Acqualatina. La barriera di barche che avrebbe impedito l’installazione del dissalatore temporaneo è solo nella fantasia della giornalista o di chi gliel’ha raccontato. Dopo circa un mese dall’entrata in funzione, l’acqua cominciò a uscire torbida. A Maggio 2018 il Presidente di Acqualatina Lauriola e il responsabile delle reti Ennio Cima, incontrarono il Sindaco di Ventotene ed il sottoscritto, allora Assessore all’Ambiente e Sanità, dichiarando che fino al 31 Luglio 2018 gli abitanti di Ventotene avrebbero potuto far scorrere acqua a volontà pagando solo i canoni dei contatori e non i consumi. Nel frattempo il Comune di Ventotene dava mandato al Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Napoli per effettuare esami chimico fisici sull’acqua erogata dal dissalatore. Nell’ottobre 2018, la persistenza della torbidità ed il responso degli esami effettuati dall’Università di Napoli che evidenziavano nell’acqua la presenza in eccesso di metalli pesanti quali Ferro, Piombo, Nichel, Cadmio, e il Boro al di sopra dei limiti consentiti, spinsero il Sindaco a dichiarare non potabile l’acqua. Nel frattempo furono innumerevoli le rotture dei tubi tant’è che proprio a Ferragosto del 2018 si ruppe la condotta principale e l’isola restò senz’acqua. Acqualatina immetteva nella rete l’acqua prodotta dal dissalatore che, senza essere rimineralizzata, con 4 Gradi Francesi di durezza, corrodeva i tubi in ferro. La situazione migliorò nel giugno del 2019, allorquando furono sostituiti tratti di tubo e fu installato un mineralizzatore che portò l’acqua a 13,3 Gradi Francesi. Attualmente il problema non è del tutto risolto poiché l’acqua erogata, a causa della bassa durezza, risulta ancora aggressiva sui tubi in ferro rimasti in molte zone dell’isola e pertanto esce ancora torbida. La dissalazione a Ventotene è stata realizzata con impreparazione, sciatteria, e aggiungerei anche protervia, senza che ATO 4, Provincia di Latina e Regione Lazio, ASL, abbiano mai cercato di comprendere cosa realmente stesse accadendo. Purtroppo le proteste dell’Amministrazione di Ventotene furono interpretate come pregiudiziali e strumentali. A Ponza se non si è accorti, i problemi potrebbero essere anche più gravi poiché la rete acquedottistica è più grande e serve molti più abitanti di Ventotene. A Ponza viene erogata acqua proveniente dalla fonte del Gari che ha una durezza di 44 Gradi Francesi. L’acquedotto è vecchio ed ha prevalentemente condotte in ferro. Qualora Acqualatina dovesse erogare acqua anche di 15 Gradi Francesi (che è il valore minimo previsto dalla Legge) ci saranno sicuramente intensi e prolungati fenomeni di torbidità. Dr. Francesco Carta, già Assessore di Ventotene con delega ad Ambiente – Sanità – Recupero Santo Stefano.

  3. Mimma Califano

    11 Aprile 2023 at 12:02

    Concordo con quanto scritto dall’ex assessore di Ventotene, Francesco Carta, e pavento le grosse criticità che l’installazione dello skid, potrà creare alla comunità ponzese.
    Ho partecipato a molti incontri insieme a Carta presso la sede di Acqualatina a Latina, con i dirigenti dell Istituto Superiore di Sanità per valutare e risolvere la questione della non potabilità dell’acqua di Ventotene. Alla fine fu chiaro che la torbidità era dovuta alla mancanza di ri-mineralizzazione dell’acqua stessa (questione che Acqualatina doveva sapere da subito, ma che probabilmente per non affrontare i relativi costi, aveva accantonato) e al cattivo stato della rete idrica isolana. Circa la ri-mineralizzazione dell’acqua, qualcosa Acqualatina ha fatto per Ventotene e farà pure per Ponza (si spera). Qualcosa non è tuttavia detto che sia adeguato a risolvere il problema.
    Ma ciò che resta di grave è la mancata sostituzione della tubatura della rete idrica. A suo tempo Acqualatina è stata molte volte invitata a migliorare la rete idrica e fognaria (come peraltro previsto nel Protocollo di Intesa a suo tempo firmato), ma ad oggi a parte sporadici interventi di urgenza, nessun lavoro di ristrutturazione complessivo si è visto, a partire dallo stesso depuratore. All’epoca Acqualatina si giustificava sostenendo che tutta la nuova impiantistica era legata alle autorizzazioni per l’installazione dello skid (che veniva avversato dalla amministrazione, soprattutto per la localizzazione nell’area di Cala dell Acqua), adesso che stanno per iniziare i lavori (o quasi), mi auguro che l’attuale amministrazione stia facendo le adeguate pressioni sulla qualità della acqua che uscirà dai nostri rubinetti, altrimenti ci troveremo a breve a girare con le taniche per avere un po’ d’acqua decente.

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