di Luisa Guarino
I lettori più attenti nonché gli appassionati di questa rubrica settimanale rimarranno stupiti: una ‘canzone per la domenica’ posticipata al lunedì, magari per motivi tecnici, qualche volta si è vista, ma una anticipata al sabato è una circostanza straordinaria. Tutto si spiega, naturalmente, con una coincidenza davvero unica: perché la mia scelta di oggi cade su “4 marzo 1943”, uno dei successi stratosferici di Lucio Dalla nonché giorno della sua nascita. Proprio oggi infatti questo geniale folletto della musica italiana avrebbe compiuto ottant’anni, e tutto il 2023 sarà costellato di eventi e iniziative per celebrarlo.
Prima di addentrarmi nella storia e nelle parole di questa famosissima canzone, permettete però una breve e doverosa digressione su un altro Lucio, anche lui colonna del panorama musicale nazionale, che i suoi ottant’anni li avrebbe compiuti domani, 5 marzo, Lucio Battisti.
I repertori dei due Lucio saranno celebrati per tutto l’anno con una serie di iniziative organizzate da Sony Music, a partire poprio da ieri, con l’uscita delle ristampe dei vinili in edizione limitata di alcuni dei loro album più importanti. Si tratta di autentici oggetti da collezione che usciranno per la prima volta in versioni inedite e numerate. Ci perdonino i fan di Battisti, che potremo/potremmo sempre recuperare (lui, non i suoi fan) ma un pezzo intitolato con la sua data di nascita l’ha avuto e lo avrà sempre il nostro protagonista di questa domenica, Lucio Dalla.
“Dice che era un bell’uomo e veniva, veniva dal mare…”: la sua canzone-simbolo comincia con queste parole: parole piene di poesia come nel resto del testo di questo brano presentato al Festival di Sanremo 1971, scritto insieme a Paola Pallottino, all’epoca operatrice nel mondo della pubblicità e poetessa dilettante. Dalla la cantò come si usava allora, in duplice versione con la Nuova Équipe 84: il brano si classificò al terzo posto, dopo “Che sarà” dei Ricchi e Poveri e “Il cuore è uno zingaro” di Nicola Di Bari, che vinse il Festival. “4 marzo 1943” ha la struttura di una ballata popolare, con quattro strofe uguali, introdotte da un orecchiabile e inconfondibile refrain di violino. In origine il suo titolo doveva essere “Gesubambino”, ma per poter partecipare alla kermesse sanremese fu censurato e venne trasformato nella data di nascita di Lucio. E anche parte del testo subì quella stessa revisione.
Molti ricorderanno che uno dei versi più ‘problematici’ diceva: “E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino”; divenne: “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.
.
.
Il testo non è autobiografico come molti pensarono all’epoca: racconta la storia di una ragazza madre e ha subito parecchie modifiche: “Doveva essere una canzone sull’assenza del padre (Dalla è rimasto orfano a 7 anni – ndr), ma poi è diventata una canzone sull’assenza della madre – ha spiegato la stessa Paola Pallottino -. Lucio la cantò per la prima volta dal vivo nel dicembre 1970 al Teatro Duse di Bologna. Piacque così tanto che i discografici della Rca decisero di portarla a Sanremo. Fu il suo primo grande successo, ma Lucio ne rimase anche un po’ prigioniero”.
La data odierna del 4 marzo assume dunque oggi un significato ancora più particolare, specie considerando che il celebre cantautore è scomparso proprio il 1° marzo 2012, legando in maniera indelebile il suo nome al mese più pazzerello e imprevedibile dell’anno. Il suo compleanno si è trasformato in una ricorrenza speciale per la musica italiana: ormai quel “4 marzo 1943” è diventato un inno collettivo, un anniversario simbolico, un ritornello da canticchiare con un pizzico di malinconia e un sorriso.