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Dichiaro subito le mie intenzioni con il titolo del brano. Le spiegazioni a dopo.
Losing My Religion è un singolo del gruppo musicale statunitense R.E.M., pubblicato il 19 febbraio 1991 come primo estratto dal settimo album in studio Out of Time.
Il perché della mia proposta.
Gli anni ’90 sono un ‘buco nero’ delle mie conoscenze musicali. Dopo la sbornia di Beatles, Rolling Stones e Prog (Progressive rock), da quando conoscevo e seguivo tutti i gruppi sulla scena, per una serie di circostanze ho smesso quasi di colpo. Lavoro, viaggi, impegni vari… gli anni tra i miei trenta e i cinquanta sono stati quelli di maggiore impegno nella mia vita (questo giudizio ‘storico’ posso darlo adesso, col senno di poi). Qualcosa dovevo lasciare indietro. Già dal tempo dei Queen avevo cominciato a non ascoltare più musica attivamente.
Tra i gruppi di rilievo incolpevolmente coinvolti in questo black out ci sono i REM e il loro leader e frontman Michel Stipe (1960) (ma anche i Coldplay, e molti, molti altri). Quindi è quasi un vago complesso di colpa che mi porta a recuperare pezzi e notizie di questi gruppi “bravi e perduti”, e a ripropor(me)li.
Tutti sapranno dalla genesi del nome del gruppo, prima Twisted Kites (Aquiloni attorcigliati), poi R.E.M (Rapid Eyes Mouvements – le scosse oculari che si hanno la fase profonda del sonno associata ai sogni). I R.E.M. – Michael Stipe (frontman), Peter Buck (chitarra), Mike Mills (basso) e Bill Berry (batteria) – sono nati e cresciuti negli Stati Uniti del sud (Athens – Georgia)
Il brano che propongo è il loro primo grande successo, Losing my religion che per molto tempo ho pensato – come molti? – trattasse della perdita della fede, prima di sapere che è un modo di dire americano: significa “perdere la ragione” o anche “perdere la pazienza”. Quindi non si tratta di una canzone legata a tematiche religiose (anche se dal video non si direbbe).
Lo stesso cantante e paroliere dei R.E.M. Michael Stipe dichiarò che la canzone si ispirava a Every Breath You Take dei Police.
La canzone è opera del chitarrista Peter Buck, il quale sembra l’abbia composta mentre stava guardando la televisione con in mano un mandolino appena acquistato, cercando in qualche modo di impararlo da solo. Il riff della canzone è infatti eseguito proprio con il mandolino (fonte Wikipedia).
Qui sotto il testo inglese/italiano:
Anche il video è stato una sorpresa. Opera di esordio nel campo dei videoclip del regista indiano Tarsem Dhandwar Singh, in arte solo Tarsem; poi passato a committenti di fama maggiore come Nike e Coca Cola e ai lungometraggi. Questo video risultò vincitore agli MTV Video Music Awards del 1991.
Vediamolo insieme, poi ne riparliamo:
Un video molto immaginifico con simboli di varie religioni (ma non avevamo detto che la religione non c’entrava?), con citazioni da Matisse a Caravaggio e mitologiche (Icaro, l’angelo caduto, il martirio di San Sebastiano), un’idea di titanismo. L’estetica decadente e ridondante tipica – direi – dell’iconografia gay (è detto senza offesa). Per altri versi, ma soprattutto il testo (non il video) mi ha ricordato Creep dei Radiohead, pezzo proposto da Silveria Aroma nel settembre 2021.
Cercando dai giornali e sul web notizie sui R.E.M. ho letto che si sono separati nel 2011 (sembra in modo indolore, senza liti o altro) e ho trovato altre notizie su Michael Stipe (fonte Wikipedia):
“Michael Stipe è vegetariano ed è proprietario di un ristorante ad Athens. È il padrino di Frances Bean Cobain, figlia di Kurt Cobain, grande amico di Stipe, e Courtney Love. È stato amico di River Phoenix, cui ha dedicato l’album Monster, e lo è tuttora di Patti Smith, Eddie Vedder, Tori Amos, Chris Martin dei Coldplay e Thom Yorke dei Radiohead. Vive tra New York e Berlino con il compagno, il fotografo statunitense Thomas Dozol”.
Michael Stipe non si esibiva in pubblico dal 2011, anno in cui i suoi R.E.M. decisero di fermarsi dopo 30 anni di carriera e di successi. Ma il ritorno in tv di Michael Stipe è di quelli che non si dimenticano: al Tonight Show di Jimmy Fallon il frontman della band statunitense ha regalato attimi di emozione pura con un tributo al compianto David Bowie. La sua ‘The Man Who Sold The World’, brano del 1970 che diede il nome al terzo album del Duca Bianco, ha incantato la platea (di David Bowie e de L’uomo che cadde sulla terra, sul sito abbiamo scritto qui… tout se tient).
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P.S. – Ultimissima notizia – giuro! una sorpresa anche per me – è stato ritrovare Losing my religion nella colonna sonora di un (bel) film da pochi giorni passato nelle sale romane: Aftersun (L’estate di Sophie; 2022), di Charlotte Wells.