riceviamo in redazione da Alex Balzano e pubblichiamo
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Dato che stamattina nell’epicrisi di Ponzaracconta si è riaperto un nuovo dibattito riguardo allo spopolamento delle isole e a tal riguardo vorrei dire la mia…
Parliamo in generale, perché se si vuol migliorare, bisogna allargare gli orizzonti anche su altre realtà…
La dinamica in genere è uguale ovunque, i vecchi muoiono e i giovani si allontanano verso la terraferma o addirittura si va verso mete estere per cercare un posto di lavoro pensando al proprio futuro.
Senza nuove famiglie, chiudono le scuole in primis, servizi pubblici (sanitari, trasporti con la terraferma, bus e poste) e attività commerciali…
Secondo una stima dell’ISTAT del 2017, sarebbero addirittura 6000 (seimila) i paesi italiani sparsi dal nord al sud a rischio spopolamento e povertà (1). In alcuni di questi paesi, in secoli e decenni, la tendenza è stata influenzata da eventi naturali come alluvioni e terremoti.
Sulla terraferma, le strade e ferrovie, sono state pensate proprio per collegare queste città; invece nello specifico di Ponza, i collegamenti con la terraferma si sono dimezzati – ricordo le corse invernali sovvenzionate da Regione Lazio; Caremar e Vetor da Anzio e Formia),
In altre città, si sono sperimentate scelte politiche ben precise, anche se spesso dettate dall’assenza totale di visione e di prospettiva.
Ad esempio in Irpinia dopo i terremoti, si è preferito urbanizzare nuove zone, cosa che invece a Ponza non è stato possibile fare in quanto, avendo un P.R.G. (Piano Regolatore Generale) da antiquariato (del 1979) con prevalenza del 90% di zone agricole, aggiungendo anche il P.T.P.R. (Piano Territoriale Paesaggistico Regionale) e infine il P.A.I (Piano di Assetto Idrogeologico dettato dall’autorità del bacino della stessa regione dopo i casi di Ventotene). Tutti questi piani non ha fatto altro che contrastare le nuove costruzioni.
La variante al P.R.G. dell’isola va fatta immediatamente, anche con forme di edilizia sostenibile, incentivando nuove cubature per le giovani coppie residenti…
Si fa presto a Ponza a parlare di abusi edilizi, dimenticando che nell’area ex -Samip, è stato distrutto in intero quartiere con oltre 200 abitazioni censite in catasto.
Chi afferma che ci sono stati abusi, deve sapere che nel ventennio 75/95 (anni del boom edilizio) dai Ponzesi non è stata toccata neanche una collina. Lo si può direttamente costatare facendosi un giro a piedi sull’isola.
Inoltre ci sono due tipi di abusi edilizi:
a) di speculazione;
b) di esigenza:
Mi sembra che a Ponza, nonostante il boom edilizio, sia sempre prevalso il buon senso.
Credo che se si vuole combattere il fenomeno dello spopolamento, lo si possa fare con misure varie, anche se si tratta di sfide complicate…
Per esempio la soluzione adottata dal sindaco di Sant’Alessio in Aspromonte, 357 abitanti è stata semplice quanto interessante:
1) assunzioni con formule semplici per neo-laureati;
2) agevolazioni per l’apertura di imprese artigiane;
3) Case Comunali vuote assegnate a nuclei familiari venuti da lontano…
Non vorrei mettere il dito nella piaga delle nuove costruzioni, ma credo sia principalmente doveroso pensare alle 600 pratiche edilizie di condono inevase e in più, ideare una formula semplificata per permettere il recupero di vecchi fabbricati rurali (case grotta in quanto in passato erano tutte abitate con doppia destinazione d’uso)…
Credo che per avere un’inversione di tendenza si debba recuperare l’identità del territorio e per operare nel senso di un ripopolamento dell’isola, si possa pensare anche a integrarla con forme di turismo da weekend con promozione di percorsi turistici soprattutto in periodo primaverile, organizzando tutto con delle Commissioni ad hoc anche per coinvolgere la popolazione, rendendola parte attiva…
Per quanto riguarda le attività commerciali chiuse basterebbe fare un accordo Comune – Conf-Commercio con delle tariffe agevolate a chi esercita d’inverno e il contrario chi lavora solo tre mesi…
L’immediata istituzione di una società in house di residenti (2) che preveda l’appalto semplificato per servizi di nettezza urbana, lavori pubblici, strisce blu, e gestione della mobilità urbana affiancando progetti smart city...
Questa è la mia ricetta…
Ricordo nel lontano 2003 il senatore Michele Forte di Formia (3) (Formia, 1938-2016 – Centro Cristiano Democratico C.C.D.), si impegnò con una sua personale iniziativa contro lo spopolamento delle isole Ponziane a sostegno della pesca e del finanziamento della legge 30 anche per l’anno 2004…
Infine credo che lo spopolamento invernale sia a discapito di chi ci vive tutto l’anno proprio per il taglio dei Servizi che sopra ho citato…
Note (a cura della Redazione)
(1) – Report Istat aggiornato in formato .pdf: ISTAT. Focus aree interne. Report 2021. Rischio spopolamento e povertà
(2) – Le società in house sono società di diritto privato, solitamente costituite sotto forma di società di capitali (spa), che però lavorano come braccio operativo di un ente pubblico, una sorta di articolazione che agisce nell’interesse dell’ente statale, che le controlla come se fossero proprie (fonte https://www.soldioggi.it
(3) – Michele Forte (Formia, 1938-2016). Fondatore e esponente del Centro Cristiano Democratico (C.C.D.), per il quale ha rivestito la carica di segretario provinciale. Dal 2002 è passato all’UDC, del quale è stato ancora segretario provinciale e membro del consiglio direttivo.
vincenzo
16 Gennaio 2023 at 15:07
Quante volte ho parlato di spopolamento e della necessità di riconoscere in termini numerici e quindi politici i reali residenti invernali, non a caso ho parlato di Istituire a Ponza la Residenza Protezione Speciale (RPS) proprio come sono state istituite le Zone a Protezione Speciale (ZPS) e anche i Siti di Conservazione Speciale (SCS).
Ma nessun politico si interessa seriamente a questi argomenti a maggior ragione in questo momento in cui gli amministratori devono tentare di fare la loro politica avendo il “fiato al collo della Corte dei Conti”.
Si tratta oggi di fare politiche di recupero crediti, rinegoziare e dilazionare i debiti, bloccare le spese, e gli sprechi, tagliare il personale e poi vendere i beni comunali, indirizzare vecchie risorse (tassa di sbarco o di soggiorno) e trovare nuove risorse (parcheggi a pagamenti o altro) al risanamento economico.
Come fa il Sindaco e la sua amministrazione a occuparsi di politica di sviluppo in questa situazione di controllo da parte della Corte dei Conti e di pressione da parte dei creditori?
Quindi mi chiedo: ” Chi pagherà ulteriormente i costi di queste politiche se non ancora i Residenti Invernali, i quali già pagano da sempre i costi sociali e anche economici di vivere d’inverno a Ponza?”
Oggi non mi pongo il problema di fermare lo spopolamento – per farlo abbiamo bisogno di una politica indirizzata unicamente alla salvaguardia della Residenza Invernale da cui partire per una nuova offerta turistica – oggi mi pongo il problema di quale ulteriore costo sociale ed economico devono pagare gli ultimi residenti invernali.
Mi preoccupa che nessun amministratore tenga presente di questo costo aggiuntivo che i residenti invernali dovranno sobbarcarsi per contribuire a risanare il bilancio comunale. .
Se nessuno mi da garanzie, amministrative e politiche che i residenti invernali saranno tutelati dai nuovi costi per risanare il bilancio e per essi verranno trovate soluzioni di inserimento nelle nuove pianificazioni economiche e strutturali: non posso che pensare al peggio.
I Residenti Invernali oltre al danno di gestioni amministrative scorrette, potranno subire la beffa, di risanamenti iniqui e di disattente programmazioni future.